Berlusconi, la stampa estera aspetta il voto: “Giunta ostaggio delle paure di tutti i partiti”

“Molti giornalisti stranieri che erano a Roma la settimana scorsa sono andati all’isola del Giglio, per vedere la Concordia raddrizzarsi, ma là è andato tutto bene, quindi oggi saranno di nuovo tutti qui, ad aspettare Berlusconi…”.

Constanze Reuscher, mentre pensa ad alta voce, sorride senza nascondere un po’ di amarezza.

Corrispondente dall’Italia per il quotidiano tedesco Die Welt e segretario dell’Associazione della Stampa estera in Italia, la Reuscher è tra i giornalisti chiamati a raccontare ai lettori e ai telespettatori del resto del mondo la vicenda (o, se si preferisce, la telenovela) della decadenza di Silvio Berlusconi. Con tutte le difficoltà del caso, soprattutto nel far capire in un articolo o in un servizio particolari che sembrano lontani anni luce dal pubblico che dovrebbe leggerlo o vederlo.

Oggi, nel cortile borrominiano di Sant’Ivo alla Sapienza, a doversi far strada tra una selva di microfoni e telecamere provenienti da mezzo mondo, ci sarà anche lei. Pronta a raccontare, come gli altri, il nuovo capitolo di una storia che sembra ancora molto lunga.

Constanze Reuscher

Constanze, con che spirito state affrontando questa “maratona” giornalistica voi della stampa estera?

“Siamo perplessi. Ha stupito molti di noi il fatto che qualcuno abbia proposto in Giunta di aspettare direttamente la decisione della Corte d’Appello di Milano per il ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici e di pronunciarsi solo dopo. Mi spiego: o una Giunta ha delle regole e, dunque, un iter temporale ben scandito, che magari può prevedere qualche variabile ragionevole e tempi non brevissimi, soprattutto per il passaggio in Assemblea, oppure davvero tutto è soggetto a variazioni, a interpretazioni”.

Quindi pensavate che fosse una decisione da attendere nel giro di pochi giorni?

“Sì, pensavamo che si discutesse la questione, però che si decidesse comunque solo sulla base della sentenza, senza che ci fossero interpretazioni nuove sugli effetti di quella stessa pronuncia. Questo è difficile da comprendere per chi viene da paesi in cui decisioni di questo tipo sono più lineari: la Giunta in fondo non è un tribunale, in questo caso deve solo decidere sulla base di una legge e di una sentenza già emessa”.

E invece…

“E invece è quasi allucinante, almeno per i giornalisti di paesi che hanno regimi giuridici abbastanza simili a quello italiano, vedere che c’è chi vorrebbe che la Giunta decidesse non sulla base delle regole che ci sono, ma di una trattativa politica che di fatto è aperta, qualcosa che somiglia davvero un po’ al mercato delle vacche. Perché questo è accaduto, le paure e i ricatti di alcuni partiti o alcuni singoli esponenti hanno comunque già influito sui lavori della Giunta, che nella sua decisione invece non dovrebbe dipendere da logiche di partito”.

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Il vizio più grave, dunque, è voler far dipendere la vita del governo di Enrico Letta dalla decisione della Giunta?

“Senza dubbio, è assurdo che le discussioni tra le forze politiche e al loro interno su questa questione possano avere effetti sulla sopravvivenza del governo”.

Davvero nessuno di voi immaginava che le cose potessero andare così?

“Beh, in realtà non si è stupito più di tanto chi conosce abbastanza bene l’Italia e, in particolare, le pratiche che si sono osservate da quando Silvio Berlusconi è entrato in politica e quando era lui al governo, per cui si può dire che quasi ogni regola sia stata stravolta o addirittura cancellata, a beneficio della propaganda e di altri aspetti che non dovrebbero fare parte di una democrazia. I colleghi che invece sono venuti appositamente dall’estero in questi giorni hanno fatto sicuramente più fatica a capire”.

Se fanno fatica a capire, immagino quanto sia faticoso spiegare la situazione a lettori e telespettatori…

“E’ difficile a tal punto che molti di noi, me compresa, hanno scelto di intervistare singoli esponenti che erano in grado di spiegare con chiarezza anche gli aspetti giuridici della questione. Spiegare con freddezza il fatto che un personaggio politico come Berlusconi non riesca a essere allontanato dalla vita politica nemmeno in seguito a una sentenza definitiva è praticamente impossibile, quando nei nostri paesi c’è chi è costretto a dimettersi per molto meno e non a quasi 77 anni, ma anche a 40 o poco più”.

Quindi non si arriva nemmeno a un procedimento di decadenza come avviene ora?

“No, normalmente si dimettono loro quando emerge un fatto che da noi è ritenuto grave. Prendi il caso di Karl-Theodor zu Guttenberg in Germania: nel 2011 si è scoperto che lui aveva copiato una parte importante della tesi di dottorato e nel giro di una decina di giorni ha lasciato il suo incarico di ministro degli esteri. In genere, tra l’altro, si dimettono per volontà loro perché sanno che, anche se magari non hanno commesso un reato ma semplicemente una scorrettezza, non sarebbero più accettati e i partiti non li candiderebbero più, perché l’opinione pubblica non tollererebbe la loro presenza. E anche questa è una differenza rispetto all’Italia…”

Una ragione in più che rende difficile la spiegazione?

“Esatto. Lunedì sera ho visto dei sondaggi che davano il Pdl comunque in una buona posizione, giusto a due punti dal Pd. Ora, considerando che il Pdl è un partito di Berlusconi e che i dirigenti sono stati tutti scelti da lui, al punto che loro stessi dichiarano tranquillamente in televisione che tutti i livelli alti del partito gli sono riconoscenti perché devono a lui qualcosa, è sorprendente vedere che l’elettorato continui a tollerare questo tipo di partito e questo leader politico, difendendolo ancora, è qualcosa che per noi è totalmente incomprensibile. Non a caso, amici, parenti e colleghi che mi chiamano mi chiedono ‘Com’è possibile che Berlusconi non se ne vada?’

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L’attenzione della stampa estera sul caso Berlusconi fino a quando andrà avanti?

“Beh, molte testate resteranno fino a questa sera o a domani, quando sarà presa la decisione e magari ci saranno le prime reazioni politiche di peso, poi molti partiranno e torneranno a casa”.

Dopodiché si spegneranno i riflettori?

“Per niente. In generale, l’attenzione andrà avanti perché con il voto di stasera Berlusconi non finirà comunque: potrebbe agire comunque anche in regime di detenzione domiciliare o di affidamento al servizio sociale, anche senza stare più in Parlamento. Del resto, l’esempio di Beppe Grillo che non ha incarichi politici ma è leader assoluto del MoVimento 5 Stelle è illuminante. Quindi certamente l’interesse dei media stranieri proseguirà finché vivrà Berlusconi o, per lo meno, fino a quando si ritirerà a vita privata”.

Cosa rende così “interessante” per voi il personaggio di Silvio Berlusconi?

“Lui ha due aspetti che attirano l’attenzione di chi ci legge o ci ascolta in tv. Innanzitutto lui è un personaggio ‘esotico’, ormai non ne abbiamo più da nessuna parte in Europa: non ci sono più re interessanti, ormai sono peggio dei borghesi, mentre la sua soap opera – fatta di grandi ville, donne, affari, divorzi, “valletti” – è degna di un film oppure, appunto, delle corti reali di un tempo. C’è poi un lato molto meno soft: il personaggio incute rabbia, perché ha contribuito a rovinare l’economia di uno dei grandi paesi industrializzati d’Europa, facendolo diventare un fanalino pericoloso per l’intero continente”.

Due ragioni molto diverse, dunque…

“Poi c’è anche il fatto che questo continuo ritardare una decisione per una serie impressionante di cavilli giuridici sembra dovuto anche alla paura che ogni schieramento ha. Percepisco nettamente che i partiti hanno una paura folle perché non hanno mai fatto davvero i conti con Berlusconi e con la sua fine, mentre ora si sta avvicinando il ‘giorno del giudizio’. Nel Pd c’è quest’ansia terribile su possibili franchi tiratori, nel Pdl c’è chi avanza timori di spaccature o addirittura dubbi sulla sopravvivenza del partito in assenza di Berlusconi. Sembra davvero che negli ultimi vent’anni nessuno abbia mai fatto i conti di cosa sarebbe la politica senza il Cavaliere: gli oppositori non di rado sono scesi a compromessi, nel suo partito non si è creato un fermento di leadership alternativo a lui. Tutto dipende, ancora una volta, da lui e questo per noi è di grande interesse: è un uomo che decide ancora tutto, in questo paese”.