INSIDE Elezione segretario PD Milano prima del ballottaggio

 

Riceviamo e pubblichiamo un contributo sul congresso del Partito Democratico relativo alla elezione del segretario dell’area metropolitana di Milano.

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Siamo ancora in attesa del ballottaggio per l’elezione del segretario provinciale del PD, che si svolgerà lunedi prossimo, ma ora che sono stati pubblicati i risultati di congresso di tutti i 169 circoli dell’area metropolitana milanese possiamo forse già avanzare qualche considerazione sulla chiamata al voto di sabato scorso.

Nonostante l’occasione data di partecipazione e dibattito, ovvero la possibilità di scegliere il segretario provinciale da parte degli iscritti, i giochi si sono svolti esattamente secondo i soliti tristi schemi di schieramento e appartenenza, con la stragrande maggioranza dei votanti che ha fatto un segno su un nome senza aver voluto neanche conoscere, informarsi, valutare gli altri. Ci fosse bisogno di un’analisi del voto per dimostrare l’assunto ecco di seguito alcune considerazioni.

Pietro Bussolati, il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti, è stato premiato sia dalla sua città, Milano, sia dalla provincia, dove si presume sia meno conosciuto: Pietro è infatti il candidato più giovane, ha 31 anni, e non ha mai ricoperto incarichi amministrativi, nè a Milano nè fuori; lavora in ENI come dipendente, qualunque sia il suo inquadramento; la sua attività politica, per quanto vivace, si esaurisce con quella del circolo di cui è segretario, lo 02, circolo che pur essendosi rivelato efficacissimo trampolino di lancio (ha sfornato l’attuale assessore ai trasporti del comune di Milano e la più giovane deputata del Parlamento eletto nel febbraio 2013) opera su un territorio ampio come un quartiere.

Pietro Bussolati, insomma, ottimo segretario di circolo, collega ideale, oratore brillante, poteva essere conosciuto in zona, in qualche altro circolo milanese, e nella sua cerchia di colleghi, amici, parenti. Ma la caterva di voti che ha preso in provincia (32%) e in molte zone di Milano è per forza legata ad un’indicazione di voto, nel caso di Pietro credo abbia valso la notizia che lo voleva renziano.

E’ probabilmente il caso del Circolo della Pallacorda, nato a Milano nel maggio scorso con l’esplicito proposito di sostenere Matteo Renzi, e che sabato ha fatto votare 153 iscritti, dei quali un voto è andato simbolicamente ad Arianna Censi, uno altrettanto simbolicamente a David Gentili, nessuna preferenza per Cavicchioli, e 151 a Pietro Bussolati; senza schede bianche nè nulle.

Pietro Bussolati

Meno artistico ma comunque indicativo il risultato del Circolo di Vizzolo Predabissi: su 45 votanti 35 hanno scelto Pietro e 5 Arianna Censi. O infine i tre circoli di Cinisello Balsamo: a “Cinisello Balsamo 2” su 62 votanti stravince Cavicchioli con 42 voti; ma a “Cinisello Balsamo 1 e 3” le forze convergono su Pietro: oltre 300 votanti per i due circoli, che hanno scelto Bussolati con 172 voti e Cavicchioli con 83.

Arianna Cavicchioli, seconda classificata, ha una storia più lunga: sindaco di Rho per due mandati, poi consigliere provinciale coi DS e nel 2010 consigliere regionale; presumibilmente forte nell’hinterland,  cioè Rho e dintorni. I voti presi a Milano e in altre zone della provincia non possono non essere frutto di un’adesione di “corrente”: poco conosciuta e non particolarmente ispirata o trascinante nel suo porsi agli elettori (in questo senso il confronto con Arianna Censi era schiacciante, e ciò vale anche per gli altri due candidati), chi l’ha votata ha ubbidito al diktat di appartenenza a CGIL, o più genericamente all’appioppatale aggettivo di bersaniana.

Blocchi di tessere per Arianna Cavicchioli sono apparsi a macchia di leopardo da Legnano (162 preferenze su 261 votanti) ai circoli milanesi 15 Martiri, Romana-Calvairate, Barona, Quarenghi, ai circoli di Garbagnate, Novate Milanese ed ovviamente Rho.

David Gentili si diceva slegato, trasversale, poi appoggiato da molti civatiani e da alcuni cuperliani. Ma al netto delle etichette il suo risultato rispecchia maggiormente quella che è stata la sua reale attività sul territorio: Gentili è infatti andato bene a Milano dove lavora come consigliere comunale e come presidente della commissione antimafia del comune, ed è andato bene soprattutto in zona 7 dove vive, e dove ha lavorato per molti anni come educatore e poi counsellor psicosociale.

Ho personalmente creduto nella sua candidatura proprio per il suo impegno nel contrasto alla criminalità organizzata, tema sensibilissimo in un’area metropolitana che si appresta ad ospitare un evento come l’Expo 2015 e che sarà (ed è già) soggetta a pressioni fortissime per gli appalti.

Arianna Cavicchioli

Arianna Censi, sostenuta da Area Dem, è stata sindaco di Locate Triulzi per nove anni, poi consigliere provinciale, ed è attualmente responsabile degli Enti Locali per il PD metropolitano. Ha ottenuto un risultato che non ritengo proporzionato al suo valore e alla sua passione politica, se non a Opera, la sua città, o Abbiategrasso, Corsico e altri comuni minori sparsi per l’hinterland.

Alle serate di presentazione dei canditati, come da copione, più che i curiosi i presenti erano in grande maggioranza sostenitori, poco disposti a scoprire aspetti positivi negli avversari; molti circoli non hanno tentato un approfondimento sui quattro aspiranti segretario al netto degli schieramenti, valutando ad esempio programmi e curriculum, ma hanno semplicemente permesso che i giochi si svolgessero abbandonando ognuno i propri riferimenti, fari o aree di appartenenza.

Si dirà che è risaputo che le cose vadano così: questa analisi non aggiunge niente di nuovo. Eppure a me preme parlare di questo, del presunto cambiamento che passa per antichi schemi. Chi ha votato in massa Bussolati o Cavicchioli nella stragrande maggioranza dei casi non ha voluto conoscere gli altri tre candidati.

Ha perso un’occasione di dibattito, ma non solo: ha perso un’occasione di esercizio della propria libertà di scelta. Votare l’unico candidato che si conosce, o peggio ancora quello che ci è stato indicato da qualcun altro, non è l’esercizio di un diritto di voto libero, ma semplicemente una scelta obbligata nel primo caso o l’esecuzione di un ordine (chiamiamolo un suggerimento) nel secondo. Sono cose così banali, eppure bisogna chiarirle ancora.

Quello che ancora fa male è constatare l‘ottusità di questo atteggiamento, che non danneggia solo la dignità di chi compie questo atto di “obbedienza” e delega incondizionata, ma anche chi la democrazia la esercita veramente, regalando alla collettività, alle istituzioni, personaggi cooptati, spesso privi dello spessore umano e culturale necessario allo svolgimento delle funzioni cui sono chiamati. E che proprio per questo, difficilmente saranno in grado di garantire reali cambiamenti, per il loro essere a  priori debitori di quelle correnti che come li hanno voluti, subito possono farli cadere.

Chiara Copello