Bergamo, si candida Gori: da Mediaset lo sfida Tiraboschi?

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Aveva fatto scalpore il suo impegno accanto a Matteo Renzi, dopo oltre 16 anni passati all’interno della berlusconiana Fininvest-Mediaset e un decennio trascorso da produttore di programmi per Mediaset (ma anche per la Rai e altre tv) con la sua Magnolia. Anche per questo, c’è chi si era stupito di vedere arrivare Giorgio Gori solo quarto alle primarie per i parlamentari nel collegio di Bergamo: un risultato che lo ha tenuto fuori dal Parlamento. Ora però Gori punta dritto alla poltrona di sindaco della sua città.

L’ex direttore di Italia 1 e Canale 5, infatti, è stato indicato dal Pd come candidato al ruolo di primo cittadino per Bergamo: sarà lui a rappresentare i democratici alle primarie di coalizione a fine febbraio, potendo contare certamente sull’appoggio dei “renziani”, ma anche di chi in passato ha sostenuto Bersani, Cuperlo e altri. Lo si è visto quest’oggi alla conferenza stampa di presentazione, in cui Gori ha sottolineato che “Il Pd è unito e non ci sono correnti”. Per lo meno a Bergamo, preciserà poi: “Presentarci divisi avrebbe forse fatto piacere ai giornali…”.

Di Renzi Gori ha lo stile (o forse, visto che l’ambito è la comunicazione, è Renzi ad avere lo stile di Gori, chissà), quindi non ci si stupisce della camicia bianca (senza cravatta), della giacca blu molto renziana, delle cartelle stampa laccate e delle pen drive Usb per distribuire i comunicati stampa; in compenso, la conferenza ha come sfondo la riproduzione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo (che a Ingroia non ha portato benissimo, ma fa nulla).

C’è chi, sentendo l’incipit del discorso di Gori – “Bergamo che amo, dove sono cresciuti i miei figli” – resta fulminato riascoltando il discorso della discesa in campo di Berlusconi, ma l’ex manager tv (e marito di Cristina Parodi, da poco traslocata alla Rai) rassicura tutti, immaginando i pregiudizi che gli si sono attaccati addosso: “Qualcuno pensa che io non sia abbastanza di sinistra, ma sono pronto a dialogare, a farmi conoscere, a lavorare“.

Certamente l’evento di oggi rilancia il personaggio Gori, dopo che i rapporti con Matteo Renzi si erano assottigliati: non a caso, nelle liste per l’assemblea nazionale, Gori non c’era. A dire il vero, i due non si sono sentiti nemmeno in questi giorni, ma il candidato garantisce: “Per interposta persona Matteo mi ha fatto sapere che vede con molto favore questa mia scelta”.

Un’altra sorpresa, però, potrebbe arrivare dal territorio avverso: se in teoria lo sfidante principale di Gori dovrebbe essere il sindaco uscente di centrodestra, Franco Tentorio, avrebbe pensato di scaldare i motori un altro bergamasco, tuttora tra i vertici di casa Mediaset. Si tratta di Luca Tiraboschi, direttore della stessa Italia 1 che Gori aveva guidato dal 1997 al 1998: “Potrei anche scendere in campo con il centrodestra, a livello locale – ha detto al Corriere Bergamo -. Con Gori sarebbe un bel match…”.

Nel frattempo, Tiraboschi all’ex collega non risparmia le prime frecciate: “La dicotomia Gori-Pd potrebbe essere il tema di una puntata di Misteri. Mi sarei aspettato da Giorgio una civica, magari apparentata con il Pd e i catafalchi della sinistra. Non l’adesione totale alla chiesa politica della sinistra italiana…”. Dopo Gori e Giovanni Toti, mancherebbe solo Tiraboschi a fare il numero perfetto dei dirigenti Mediaset in politica.