La fiducia nell’economia per la prima volta supera quella su di sè, effetto mediatico?

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Ogni mese l’ISTAT rileva la fiducia di imprese e consumatori sull’andamento economico del Paese, della propria famiglia, della propria impresa.

Nell’aprile 2014 si sono toccati nuovi record positivi che non si vedevano dal 2010. Con alcune novità rispetto al passato

Se si pone il 2005=100 vediamo come la fiducia generale dei consumatori sia ai massimi dal 2011, a 105,4, in aumento di più di 7 punti rispetto a febbraio. E’ un risultato che non si raggiungeva dal 2010, quando si credeva che la crisi economica si fosse esaurita dopo il 2009.

Vediamo di seguito il grafico:

Notiamo che si stacca nettamente dalla fiducia delle imprese che rimane nettamente più bassa rispetto al 2011, e anzi, ad aprile addirittura scende rispetto a marzo di uno 0,7, in controtendenza rispetto ai primi segnali dell’economia.

Di seguito vediamo a cosa è dovuto questo calo:

Si è trattato soprattutto dell’effetto del perdurare dell’infinita crisi dell’edilizia, assieme però a una carenza di fiducia del settore dei servizi (dopo l’impennata degli ultimi mesi)  mentre quello manifatturiero e del commercio al dettaglio si mostrano più ottimisti.

Quello che però ci interessa soprattutto è notare la discrepanza nell’andamento, non solo oggi, tra fiducia dei consumatori e delle imprese.

Innanzitutto si osserva come quella delle imprese,  hanno una variabilità minore, vi è molto più realismo e prudenza nelle valutazioni, tanto che il dato assoluto è ancora decisamente sotto il livello di un periodo non certo di boom come il 2005. E in particolare come si è visto sono le aziende manifatturiere quelle che si mostrano più lineari nei giudizi, si tratta di aziende più grandi, meno numerose, in cui i manager hano un grado di conoscenza dell’economia e di competenza tale da poter giudicare senza farsi influenzare dai media e osservando i trend reali, mentre è facile capire come i resonsabili del piccolo commercio abbiano una sensibilità più vicina a quella dl consumetore privato.

Proprio quest’ultimo, vediamo, è più volubile e dipende anche dalle attese che un evento politico scatena: con la formazione del governo Letta e lo sblocco dell’impasse seguito alle elezioni di febbraio 2013 aumenta la propria fiducia da 86 a 109 tra maggio e settembre, mentre nello stesso periodo le aziende si mostrano molto più prudenti. Nei mesi successivi mentre il governo Letta sembrava muoversi in modo lento e timoroso, la fiducia ricomincia a scnedere, mentre le imprese cominciano a vedere i primi segnali veri di ripresa, nei fatti, e la loro fiducia aumenta di 10 punti.

Appare evidente quindi come l’attuale impennata sia dovuta, come con il governo Letta, e in parte il governo Monti, a un effetto annuncio dovuto alla nascita dell’esecutivo di Renzi e alle dichiarate volontà riformatrici, che però debbono ancora concretizzarsi, come testimonia l’andamento della fiducia delle imprese.

Vi è però un dato che testimonia come l’effetto mediatico abbia colpito più forte, la discrepanza tra la fiducia nell’economia in generale e nella propria situazione personale. Vediamo:

Normalmente gli italiani sono molto prudenti nei giudizi sulle prospettive dei propri redditi, soprattutto nei momenti di crisi, quando si prevedono grosse difficltà a livello nazionale, ma minori a su di sè.

Vediamo che questa volta vi è una impennata simile a quella del maggio scorso e che stavolta fa superare il livello di fiducia su di sè, e di molto, 115 a 100.

E’ un livello piuttosto inverosimile, prima di tutto perchè di 15 punti più alto che il 2005, un anno con una crescita del PIL simile a quella prevista per il 2014, ma proveniente da uno con dati migliori, e poi perchè viene superato, sempre di 15 punti, il livello di fiducia personale, come se ci si aspettasse un grande miglioramento generale ma ci sia in effetti il dubbio che possa ricadere su di sè.

E’ un dubbio che dovrà dissipare proprio chi ha ingenerato tali speranze.