L’economia spagnola vola, Italia e Francia superate. Tutti i dati

curva lilla del reddito procapite rispetto all'Italia

C’erano una volta i PIIGS, Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna. I Paesi che per ragioni diverse avevano subito la crisi economica in modo tale da mettere in pericolo la tenuta dell’euro.

Ora una tale classificazione non ha più senso, da un lato la Grecia ha per l’ennesima volta sfiorato la bancarotta e dopo una tragedia shakespeariana ora si appresta a ricevere un’altra tranche di aiuti, dall’altro ormai l’Irlanda è tornata al boom economico che caratterizzava la tigre celtica prima del 2008, il Portogallo cresce moderatamente e ha ripreso da tempo ad emettere titoli, l’Italia si accontenta per un +0,5%, che poi è la crescita più bassa in Europa, come del resto avveniva anche 10 anni fa. E la Spagna? Come gli altri Paesi anche per il Paese iberico, ma qui contro ogni aspettativa, è ripreso il trend pre-crisi, fatto di crescita sostenuta al di sopra della media UE, fino a portarlo a raggiungere e poi superare i redditi di economie più grandi. Prima fra tutte dell’Italia

L’economia spagnola supera quella italiana, il nostro PIL pro-capite inferiore a quello iberico

E’ una infografica del Financial Times quella che ci ricorda come la Spagna, ancora negli anni ’80 molto più arretrata e povera del nostro Paese, ha vissuto quasi sempre una crescita economica superiore alla nostra che l’ha portata ad avere un reddito pro capite prima pari e ora superiore al nostro, dal 72% di 30 anni fa.

 

Solo nel 2009-2011 la Spagna ha subito la crisi economica più di noi, per esempio non avendo quel rimbalzo che abbiamo vissuto nel 2010, ma dal 2011 in poi la recessione è stata minore, e da inizio 2014 la corsa del PIL spagnolo è stata non solo con il segno più, ma un’accelerazione continua, fino a segnare un +3,1% tendenziale (anno su ano) nel secondo trimestre 2013, come si vede dal grafico seguente dell’istituto di statistica spagnolo.

Questa performance ha così permesso alla Spagna di rimanere tra i Paesi europei che sono più cresciuti rispetto al 2000, come vediamo di seguito.

Certamente è stata superata dall’Inghilterra, oltre che dagli Stati Uniti, che comunque hanno vissuto anche dinamiche demografiche superiori, però rispetto ai Paesi principali dell’Eurozona sorprendentemente rimane l’economia cresciuta di più, più della Germania e soprattutto più della Francia e dell’Italia.

L’economia spagnola cresce trainata da consumi interni e investimenti

Cosa è accaduto dunque? Questo grafico del Financial Times spiega già molto:

 

 

Il costo unitario del lavoro dopo le riforme del 2012 è continuato a calare, proseguendo anche quando dal 2014 in poi è cominciata una robusta ripresa. Rispetto al 2007 il costo del lavoro è rimasto lo stesso, mentre nel resto d’Europa, Germania in testa è superiore di più del 15%. Come si vede la Francia ha raggiunto l’Italia che per tre anni è stato il Paese con il maggiore aumento di costo del lavoro, mentre la Spagna si stacca dopo la riforma del lavoro del marzo 2012, che è stata da un lato criticata da sindacati e sinistra europea e dall’altro lodata dall’OCSE.

Il punto principale della riforma è forse l’abolizione di fato di contratti collettivi a favore di contratti aziendali, a piacimento dell’azienda. E’ stata poi semplificata la procedura di licenziamento eliminando l’autorizzazione amministrativa (ma non la negoziazione obbligatoria con i sindacati), e limitata la possibilità dei giudici di annullare licenziamenti collettivi.

E’ diminuito inoltre il sussidio per la disoccupazione.

D’altro lato è stato messo un limite di 2 anni ai contratti a tempo determinato (che erano l’88% dei nuovi contratti prima della crisi) e sono stati varati incentivi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato da aziende sotto i 50 dipendenti che non sono ricorsi a licenziamenti.

Naturalmente queste misure non sono piaciute a molti a sinistra, si veda il commmeno di Gilioli e il successo di Podemos nasce molto anche da queste riforme. Tuttavia gli effetti quali sono stati? Disoccupazione in aumento e crollo dei consumi?

Tutt’altro. Il grafico di seguito mostra come negli ultimi trimestri la crescita spagnola sia venuta proprio dall’interno, dall’aumento dei consumi e della fiducia:

+2,4% l’aumento dei consumi nel 2014 contro una media europea del +1,3%, e i pochi decimai in più dell’Italia.

Dell’occupazione abbiamo già parlato, + 500 mila posti in un anno. Chiaramente una diminuzione del costo del lavoro non può bastare, anche perchè apparirebbe, da sola, molto simile al “beg my neighbour” che si usava un tempo con le svalutazioni facili.

L’economia spagnola è migliorata molto infatti grazie alla riforma della giustizia civile che riguarda le imprese, alla diminuzione dei tempi burocratici per aprire imprese o anche solo per pagare le tasse, alle riforme per modernizzare i settori professionali, liberalizzandoli.

Di seguito vediamo la diminuzione delle ore necessarie per gli adempimenti burocratici riguardanti le tasse in Europa negli ultimi 9 anni. La Spagna è riuscita a guadagnare 131 ore contro le 71 dell’Italia, mente in Francia e Germania addirittura queste sono aumentate.

Secondo il Financial Times la Spagna è passata nella classifica dei luoghi dove è più facile fare business dal 49esimo al 33esimo posto tra il 2011 al 2015, dal 115esimo al 74esimo invece in quella della facilità di iniziarla, un’impresa, mentre il tempo necessario per aprirla è passato da 52 a 13 giorni.

Se rispetto all’Italia ormai il confronto pare vinto, nei confronti della Francia la Spagna comincia a vantare già dei successi, per esempio nella produzione di autoveicoli, in cui ha avuto dal 2009 performances superate solo dalla Germania: +11% negli ultimi 6 anni, e 2,5 milioni di autovetture prodotte, appunto più della Francia, da cui era ancora superata del 33% nel 2005

Se l’economia spagnola continuerà di questo passo potrà imporsi come una potenza europea, ma soprattutto come un modello per quei Paesi come Italia e Francia che continuano ad arrancare e a mantenersi lontani da anni dalla media della crescita europea. Per seguire questi andamenti degli indici si può ad esempio aprire conto demo metatrader.

E’ singolare ed è un elemento di riflessione il fatto che proprio i due grandi Paesi in cui vi è stata meno austerità e l’aggiustamento fiscale è stato minore, nonchè in cui non vi è stato alcun calo del costo del lavoro, ora sono quelli in cui in consumi e in generale la crescita più arrancano.