Riforme, Pd in fibrillazione, Renzi durissimo: “Non lascio il futuro del paese nelle mani di Mineo”

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Scoppia il caso Mineo nel Pd. Tredici senatori democrats si sono autosospesi dal gruppo di Palazzo Madama. Ecco i loro nomi: Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano. Ad annunciarlo Paolo Corsini. Questa la motivazione: “Quanto avvenuto nel gruppo del Pd in occasione del dibattito sulle Riforme è stata un’epurazione delle idee non ortodosse” ed è una “palese violazione della nostra Carta fondamentale. Chiediamo dunque alla presidenza gruppo Parlamentare un chiarimento”.

RENZI “ANDIAMO AVANTI” –  Durissima la reazione arrivata da Matteo Renzi che, rientrando in Italia dalla missione in Asia, si prepara a dare battaglia all’assemblea del Pd che avrà come scenografia un enorme 40,8 a fare da sfondo: “Il Pd è davanti a un bivio – dice – e “non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo”. Ancora da Pechino, il premier aveva detto: “Non molliamo di un centimetro. Non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome conta di più il voto degli italiani, vi garantisco che andremo avanti a testa alta”

BOSCHI “NON CI PUO’ ESSERE POTERE DI VETO” –  Il ministro dei Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi non dà importanza all’auosospensione dei 13 senatori del Pd: “Andiamo avanti. non si possono bloccare le riforme che milioni di cittadini ci chiedono perché 12-13 senatori non sono d’accordo. Non può esserci un potere di veto”. “Nessuno – aggiunge la Boschi – ha chiesto loro di autosospendersi. Dovranno essere loro a decidere se far parte del processo di riforme o fare una scelta diversa”.

LOTTI “SIAMO PARTITO DEMOCRATICO NON MOVIMENTO ANARCHICO” – Interviene anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e responsabile organizzazione del Pd Luca Lotti: “Credo che 13 senatori non possono permettersi di mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori e non possono bloccare le riforme che hanno chiesto gli italiani”. “Ci aspettavamo 20 persone sono solo 13. Mineo ha tradito l’accordo con il gruppo. Siamo un Partito Democratico, non un movimento anarchico”.

L’IRA DI MINEO – Molto duro l’intervento di Corradino Mineo dopo la sostituzione in Commissioni Affari Costituzionali in Senato dovuta alla sua adesione al Ddl Chiti. Al suo posto, come raccontato in questo articolo ci sarà Luigi Zanda, capogruppo in Senato dei democratici. “Apprezzo il Renzi politico e penso sia una risorsa ma il renzismo-stalinismo è grave. Non era mai successo che si violasse così l’articolo 67 della Costituzione”. È quanto sottolinea il senatore Pd Corradino Mineo, commentando a Radio Popolare la sua sostituzione in Commissione Affari Costituzionali del Senato. “Da parte mia nessun veto, la mia colpa è quella di aver detto che i colonnelli di Renzi, Boschi, Zanda e Finocchiaro hanno gravemente danneggiato il progetto di riforma del senato voluto dallo stesso governo” aggiunge.  Poi a Radio Radicale, Mineo attacca frontalmente il ministro Boschi: “Informiamo il ministro Boschi che noi facciamo parte del processo di riforme e che è stata lei a privilegiare il suo orgoglio e la sua vanità, perché dopo 28 ore di dibattito in Senato, con la riforma a portata di mano, con le opposizioni che davano ragione a Matteo Renzi su questioni fondamentali come la fine del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari e dei costi, la legge di bilancio solo alla Camera, invece di tener conto di questo e di far fare alla senatrice Anna Finocchiaro una relazione che partisse dal testo Boschi-Renzi migliorandolo in qualche punto, ha chiesto e ottenuto che si tornasse al testo-base”.

“Abbiamo perso le opposizioni, abbiamo dato al senatore della Lega Roberto Calderoli la possibilità di rappresentare il dibattito parlamentare (e infatti la sua mozione è stata approvata con il concorso del senatore di Popolari per l’Italia Mario Mauro). E allora chiedo: chi è che paralizza le riforme? Le riforme vengono paralizzate dall’atteggiamento maldestro e dall’assenza di gioco di squadra di alcuni collaboratori del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Non certo da me e da Vannino Chiti”, aggiunge. “Il capogruppo Luigi Zanda non mi ha mai contattato. Vannino Chiti aveva parlato con lui e tutto sembrava possibile, tranne questo epilogo. Noi tredici, che ci siamo autosospesi dal gruppo Pd, abbiamo chiesto un incontro. Ci sarà poi l’assemblea del gruppo martedì, dove decideremo il da farsi. In questo momento l’autosospensione ha un senso, perché non ci sono più le condizioni di fiducia reciproca. Se qualcuno ha sbagliato, questi sono Luigi Zanda e il ministro Boschi”.

 

CIVATI: “PREMIER SEGUE TRADIZIONE BULGARA” – Civati, sostenuto da Mineo alle ultime primarie del Pd vinte da Renzi, critica la mossa del partito. Sul suo blog Civati critica le parole di Renzi e scrive: “il premier dalla Cina, rinverdendo la tradizione bulgara, rivendica la decisione di ieri, che inizialmente era stata attribuita a Zanda e al gruppo del Senato”.

MOSCARDELLI CONTRO DISSIDENTI – “Il diritto di veto di una piccola minoranza non è riconosciuto nei Parlamenti democratici. Nel Pd abbiamo discusso innumerevoli volte e poi abbiamo deciso a larghissima maggioranza il sostegno alla riforma”, è l’opinione del senatore democratico Claudio Moscardelli. Non c’è stata “nessuna approvazione a scatola chiusa, e anche per questo è grave il comportamento dei colleghi che si sono autosospesi”. Per Fassina l’autosospensione dei 13 senatori Pd è “un errore politico che indebolisce il governo. In questo caso, di fronte all’atteggiamento contrario da parte di alcuni senatori si doveva, anche faticosamente, arrivare ad un chiarimento politico. Ora spero che questi tredici colleghi ottengano la chiarezza che chiedono la prossima settimana”. Gianni Cuperlo spera invece in una ricomposizione “Credo che in questo momento occorra lavorare a questo”.

GRILLO, MINEO PRESO A CALCI E CONDANNATO DA PD PER REATO D’OPINIONE – “L’unico nel Pd a essere stato preso a calci nel sedere è stato Corradino Mineo condannato dal Pd per il reato d’opinione contro la riforma della Costituzione che Renzie ha concordato con Berlusconi e non con gli elettori Pd e cacciato dalla Commissione Affari Costituzionali”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog, in un post in cui attacca il premier Matteo Renzi.