Referendum Costituzionale, D’Alema: comunque vada lascerò la politica italiana

Massimo D'Alema, Isis, Grillo, Sunniti

“Dopo il referendum, che vinca il Sì o che vinca il No, non mi occuperò di politica italiana”. Il colpo di scena, a meno di un mese dal referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, lo serve ai giornalisti Massimo D’Alema, ex premier e tra i leader del fronte del “No” alla riforma costituzionale approvata dal Parlamento lo scorso aprile. Il leader Maximo ha dichiarato le sue intenzioni sul futuro a margine di una manifestazione di Alternative, ribadendo il concetto in un’intervista al Corriere della Sera. A domanda specifica, D’Alema risponde: “Dopo il referendum ho intenzione di tornare ai miei studi brussellesi, quindi non mi occuperei di politica italiana”.

Referendum, lo scontro finale Renzi-D’Alema

Massimo D’Alema, nella sua lunga e fortunata carriera politica, è stato Presidente e Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, Segretario di Ds e Pds, deputato per sette legislature e eurodeputato. E’ anche il Presidente della fondazione “Italianieuropei” a cui ha dedicato i suoi studi negli ultimi anni. Molti avevano letto nella battaglia di D’Alema per il “No” – ha anche fondato un suo comitato – come la rivincita su scala nazionale nei confronti del “rottamatore” Matteo Renzi. E’ stato proprio il premier ad accusarlo spesso di volersi vendicare per qualche strapuntino non concesso. Nell’ultimo libro di Bruno Vespa “C’eravamo tanto amati” si ritrova una ricostruzione molto succosa dello stesso Renzi su D’Alema.

Massimo D’Alema venne da me e mi chiese il posto della Mogherini. Io non avrei avuto niente in contrario, se questa proposta fosse stata condivisa dal Partito socialista europeo. Ma ho dovuto constatare che nel Pse non lo voleva nessuno. Sarà perché lo avevano conosciuto bene, o forse perché preferivano un ministro degli Esteri in carica come la Mogherini, che aveva una carta in più essendo donna. E’ un fatto che io non avevo potuto promettergli niente. E trovo sorprendente che una persona faccia dipendere la propria valutazione sulle riforme da una questione personale, che il suo voto sia strumentale all’acquisizione di una carica. Proprio D’Alema, che sulle riforme ha costruito la sua carriera. La nostra riforma va esattamente nella direzione degli impegni che aveva preso lui

Nell’intervista concessa stamani al Corriere, D’Alema ha glissato promettendo di fare chiarezza solo dopo il 4 dicembre perché “prima di allora non discuterò di retroscena”.

L’ex premier, comunque, non crede neppure all’impegno preso dai vertici del Pd (più Gianni Cuperlo) di modificare la legge elettorale Italicum tanto criticata dal fronte del “No”. Come molti osservatori, anche D’Alema infatti ritiene che l’accordo raggiunto domenica scorsa in piena Leopolda non sia altro che un contentino da fornire ai dissidenti interni al Partito Democratico, di cui l’ex dalemiano Gianni Cuperlo è uno dei leader storici. “Il referendum deciderà la sorte dell’Italicum, non un comitato del Pd – dice D’Alema al quotidiano di Via Solferino –. In quel foglietto sono enunciati principi confusi che delineano una legge elettorale non condivisibile. Rappresenta solo una via d’uscita per 4-5 persone che non se la sentivano di votare No”.