Programma Renzi: Minoranza PD soddisfatta, ma rischio fronda su Italicum

nuova segreteria pd presentata da renzi

Il paradosso sembra ristabilirsi, ed oltre ai plausi da parte di Publitalia alla conferenza stampa di Renzi, arriva anche l’approvazione del PD, bellicosa minoranza interna compresa.

Come sottolineato da “Repubblica”, la sinistra del partito accoglie l’intervento programmatico di Renzi con un misto tra invidia (“è un cavallo di razza”), rimpianto (“quell’azione sulle rendite avremmo già dovuto farla noi), ammirazione (“è un premier di sinistra”) e stupore (“dove ha trovato i soldi?”). A parte il mal di pancia di D’Alema (“preferisco i partiti forti, e la contemporaneità di Renzi segretario e premier contribuisce ad indebolire il PD”) sembra dunque che i democratici siano compatti a sostegno dell’ambizioso programma del segretario.

Tuttavia, l’imboscata è dietro l’angolo. Come evidenzia il “Corriere della Sera”, l’Italicum non piace a larga parte del PD. Che sembra pronta a dare battaglia al Senato, incurante dell’assenza del voto segreto che lascia scoperti eventuali franchi tiratori.

Il primo nodo è la tempistica, con ben 21 senatori PD di tutte le aree – renziani esclusi – che chiedono, con un documento trasversale, di vincolare l’Italicum all’approvazione della riforma di revisione del bicameralismo. Una fronda che potrebbe allargarsi, con sostegno anche esterno: vedi NCD, a favore di un voto prioritario sulla riforma del Senato.

E mentre il pressing della minoranza PD sembra volto più a togliere il pallino dalle mani di Berlusconi – definendo l’Italicum un “Verdinellum”, tramite le parole del lettiano Russo – che a mettere i bastoni tra le ruote a Renzi, il senatore di Forza Italia Gasparri sottolinea come “uno slittamento dell’Italicum indebolirebbe l’asse Berlusconi-Renzi”. Pur di stoppare la “strana alleanza”, la minoranza PD sembra disposta a tutto, dando battaglia su preferenze, parità di genere, soglie e primarie obbligatorie, come già fatto alla Camera.

Nel frattempo, il malumore è diffuso anche riguardo al testo di riforma del Senato. Dalle critiche all’approssimazione del testo di riforma sino alle accuse di strumentalizzazione della legge (“non si può chiedere di votarla pena caduta del governo”, sottolinea Civati).

Sul Senato arriva la stroncatura anche di Gaetano Quagliariello, scalzato dalla Boschi al Ministero delle Riforme. “E’ un modello che non ha senso”. Malumore condiviso anche in Forza Italia, che teme di ritrovarsi un futuro Senato delle Autonomie (con sindaci e Governatori) a permanente maggioranza di sinistra.

Redazione