Di Maio (M5S) al Pd: “Ora eleggiamo insieme il nuovo capo dello Stato”

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Il sodalizio Pd-M5S che col voto di ieri, dopo la bellezza di venti fumate nere, ha mandato Silvana Sciarra alla Consulta, potrebbe essere la prova generale di qualcosa di molto più grosso. “Il mio invito è: il nuovo capo dello Stato eleggiamolo con lo stesso metodo, facciamolo scegliere ai cittadini. Il vero messaggio di oggi è la vittoria della democrazia diretta. Se il Pd avesse condiviso Gino Strada o Stefano Rodotà che Italia ci sarebbe ora?”, afferma Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera.

I cinquestelle hanno votato la Sciarra per la Consulta e i democratici hanno appoggiato Alessio Zaccaria per il Csm. Uno schema che potrebbe funzionare anche in futuro per dare al Quirinale un nuovo inquilino. O per dare al Paese una nuova legge elettorale. “A luglio – prosegue Di Maio – i democratici non volevano ascoltarci, ora non so. Noi una legge elettorale ce l’abbiamo, il Consultellum, che è il risultato di una votazione condivisa sulla Rete tra migliaia di persone. Il Pd oggi ne ha fatta una buona, magari può farne un’altra…”. Ed è stata proprio la rete a benedire l’apertura al Pd: il nome della Sciarra, nel corso della consultazione online, ha catalizzato l’88% dei voti.

Alla questione Italicum, fa sapere Di Maio, il M5S non è interessato. Intanto, il Pd lavora per incardinare in Senato il testo della legge elettorale, che è atteso sui banchi di Palazzo Madama per la settimana prossima. La fruttuosa seduta di ieri ha dimostrato che il Patto del Nazareno è sempre più claudicante e che una strada alternativa è possibile. “Il Patto del Nazareno scricchiola, altro che”, ha ammesso lo stesso Renzi durante la cena di finanziamento del Pd svoltasi ieri. “Se Forza Italia si tira indietro noi andremo avanti lo stesso”, gli fa eco Maria Elena Boschi.

L’inedita intesa tra Pd e Movimento Cinque Stelle ha indispettito non poco il partito di Berlusconi, rimasto col cerino acceso in mano dopo la bocciatura di Stefania Bariatti, la candidata “azzurra” alla Consulta. Dalle parti di Piazza San Lorenzo in Lucina, i berluscones hanno snasato la brutta aria che tira e ora temono il benservito da parte di Renzi. “Non accettiamo ricatti, se il governo intende rompere i patti lo dica”, ha tuonato Giovanni Toti. Ma saranno i prossimi eventi a chiarire se il tandem Pd-Cinque Stelle sul voto di ieri abbia rappresentato un semplice fuoco di paglia o, come qualcuno vocifera, l’alba di una nuova maggioranza.

Antonio Atte