Le 4 facce della medaglia del PD

Per un partito di massa come dovrebbe essere il PD è quasi un must have avere al proprio interno diverse correnti di pensiero pronte a scannarsi in caso di sconfitta, ma, almeno in caso di vittoria, si dovrebbero congratulare a vicenda con un falso sorriso stampato sul volto.

Nel PD, anche in caso di vittoria, le correnti permangono in uno stato di vigilante allerta pronte a lanciare frecciatine sulla base di una dichiarazione male interpretata.

La vittoria di ieri, ma forse sarebbe meglio chiamarla una cavalcata trionfale, si presta perfettamente alle più svariate strumentalizzazioni.

Ascoltando i vertici del PD si può essere sempre più convinti che sia stata una vittoria “al quadrato” non tanto per il risultato quanto per le quattro diverse sfaccettature della medaglia che l’elettore intuisce.

IL PD DI BERSANI

1° faccia della medaglia: la parte del PD che, oggi, sembra il passato ma che, fino ad aprile, sembrava IL PD è capitanata dal grande-ex Bersani.

Le parole del vecchio segretario sono forse le meno sibilline: “Il merito della vittoria è del PD e dei candidati del PD”. Mai frase più democrat, non fosse per la continuazione: “sfido chiunque a dire che si è vinto nonostante il Pd”. La frecciatina alla Serrachiani, dovuta al responso poco gaudioso della presidente del Friuli dopo le elezioni politiche, dimostra che non sempre gli anziani perdono la memoria a breve termine.

IL PD DEI SINDACI E DI RENZI 

2° faccia della medaglia: il PD nuovo, il PD dei sindaci o, come viene chiamato oggi, il PD dei territori.

Si tratta della corrente che vede il proprio leader naturale nel sindaco fiorentino Matteo Renzi che, ospite del programma televisivo “Piazza Pulita”, interpreta la volpe della celebre favola di Esopo.

Il risultato non lo scontenta affatto ma lo stesso risultato da ossigeno alla segreteria di Epifani e, per chi vorrebbe che i tempi per le primarie fossero più corti, di certo non è un bene. Il giovane sindaco si prenota mediaticamente la vittoria: “Il futuro del Pd è già iniziato, grazie ai tanti amministratori che ci hanno messo la faccia” riferendosi ai democrat emergenti pronti, come un adolescente con i genitori, al momento della ribellione.

In effetti, il team di uno dei vincitori sul campo, come Marino, esprime chiaramente che la vittoria non è merito dei vertici di partito che non hanno creduto né in Ignazio né nella strategia politica. Questa seconda faccia è la più nuova e, proprio per questo, splende di più ma non è sempre oro tutto ciò che luccica.

IL PD DI MASSIMO D’ALEMA

3° faccia della medaglia: è la faccia meno in mostra in questo PD ma anche quella che smuove di più le fondamenta; fa capo ad uno dei mostri sacri della sinistra italiana: Massimo D’Alema. Qualunque cosa egli dica sembra siano i dieci comandamenti e quindi, forse per tradizione storica, ogni sua dichiarazione viene puntualmente stravolta.

Stavolta non è Lui a parlare, bensì uno dei suoi più stretti collaboratori, Enzo Amendola, che esprime un certo timore per le ripercussioni di questo risultato sull’esecutivo ma, nel contempo, da buon coordinatore dei segretari regionali, tenta di placare le acque con un perentorio: “Abbiamo vinto ovunque e fatico a intestare a questo o a quello un risultato che dimostra solo la tenuta del nostro elettorato e lo sfaldamento di quello di Pdl e Lega”.

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IL PD DI EPIFANI E LETTA

4° faccia della medaglia: ultima ma non meno importante, anzi, è la corrente “ufficiale” del PD, quella facente riferimento al segretario Epifani ed al premier Letta.

In sostanza si allineano con le parole di Amendola quando esprimono un certo timore per la reazione del centrodestra, ma, se nel dalemiano il timore è solo un vago sentore, Letta ed Epifani sembrano guardare al PDL come una tigre affamata chiusa in una gabbia le cui sbarre stanno per cedere; un vero e proprio terrore insomma.

Proprio il segretario si sbilancia dichiarando: “Il mix della sconfitta e dell’incognita dei processi di Berlusconi può far temere sulla tenuta dell’esecutivo”. Il traghettatore democrat però, in un’intervista su La7, riesce a trovare il tempo per gettare un occhio al futuro prossimo del Paese sostenendo che questa vittoria sia soltanto una rivincita elettorale e che il PD debba ritrovare l’orgoglio.

L’orgoglio il PD lo potrà anche ritrovare ma l’unità e la serenità sono ancora da cercare.