Sondaggio Demopolis: PD è in lieve calo al 42% ma resta ampio il distacco con il M5S

Barometro Politico Demopolis settembre 2014 PD è in lieve calo

Sondaggio Demopolis: PD è in lieve calo al 42% ma resta ampio il distacco con il M5S

Dopo la pausa estiva, l’Istituto Demopolis oggi ha diffuso il suo Barometro Politico di settembre, un’indagine che ha coinvolto un campione statistico di 1.000 intervistati tra il 3 e il 5 settembre 2014. I rapporti di forza restano pressoché inalterati, salvo una piccola flessione del PD, che comunque porterebbe a casa un risultato anche migliore di quello delle europee, e un timido aumento dei partiti di centrodestra.

Le intenzioni di voto presentate da Demopolis mostrano che il Partito Democratico otterrebbe il 42% dei consensi, con un largo distacco di 23 punti sul M5S, che si stabilizza sul 19%. Va però osservato che nella rilevazione di luglio i democratici si collocavano a quota 44%, quindi il PD è in lieve calo e ciò ha ridotto di due punti la distanza dalla principale forza di opposizione. Un distacco che può comunque dirsi storico, in quanto il precedente degli ultimi vent’anni era dato da quei 12 punti che separavano FI e DS, mentre per andare a ritroso la DC di Fanfani che nel 1958 separò il PCI non più di 20 punti.

Seguono Forza Italia al 14,5% e la Lega Nord al 7%, entrambe in crescita di mezzo punto percentuale ciascuna rispetto allo scorso luglio. Il Nuovo Centro Destra, in coalizione con l’UDC, mantiene il 4% dell’elettorato; Fratelli d’Italia –  è stimato al 3%, mentre le altre liste non sarebbero in grado di superare il 2%.

Un elettore su tre non voterebbe: l’affluenza prevista è al 64%, undici punti in meno rispetto a quella delle politiche del 2013, ma leggermente superiore alla quella delle europee dello scorso maggio e anche a quella rilevata dal Barometro Politico di luglio. Tuttavia sale al 18% – dal 14% che era – la fetta dell’elettorato indeciso.

Il direttore di Demopolis Pietro Vento nell’analizzare il dati del PD osserva che un traino determinante è dato dalla “capacità comunicativa di Matteo Renzi”, anche se non è da sottovalutare “l’estrema debolezza, in questo frangente, delle forze di opposizione e dei suoi principali competitor”. Comunque sia, lo stesso Vento riconosce che l’elettorato può rivelarsi “mobile e instabile”, confermato anche dalla crescente volatilità registrata nelle ultime tornate.

In un regime di “liquidità”, la scelta non viene fatta tanto per rigidi motivi identitari – come accadeva ad esempio nella Prima Repubblica, ma anche nella Seconda tra lo schieramento “berlusconiano” e quello “antiberlusconiano” – quanto per chi, di volta in volta, riesce ad intercettare in modo convincente le speranze di cambiamento degli italiani. Che dopo qualche mese, tuttavia, possono voltarsi da un’altra parte in caso di delusione delle aspettative create.

Quindi, come continua a ricordare anche in questa occasione l’Istituto Demopolis, ora la scommessa su Matteo Renzi e del PD rivelerà il suo risultato di fronte a tre obiettivi: la riduzione della pressione fiscale, il riassesto del tessuto produttivo e il rilancio dell’occupazione. Sarà una sfida ardua, nei confronti della quale anche gli italiani sembrerebbero evitare facili illusioni. Infatti, nonostante l’ottimismo degli italiani riguardo una possibile ripresa dell’economia sia in aumento, dal 23% dello scorso novembre al 30% di oggi, solo il 14% degli intervistati crede che aumenterà l’occupazione in Italia.