Il suicidio del Pd nel finale del “romanzo Quirinale”

Ci siamo è iniziata da pochissimo la votazione per eleggere il dodicesimo Presidente della Repubblica. Il PD per bocca del suo stesso segretario Bersani ha dichiarato di aver trovato un accordo con il PDL (Berlusconi quindi) e Scelta Civica per fare eleggere Franco Marini.

Stupore tra i militanti non soltanto per il nome ma anche per le modalità, soprattutto dopo che Grillo si era detto disposto a iniziare una collaborazione se il PD avesse accettato di concordare con loro il nome del prossimo inquilino del Colle.

Addirittura il nome scelto dal M5S è un uomo che ha una storia chiaramente radicata nel centrosinistra attuale, una storia inconfondibile quella di Stefano Rodotà che è stato persino presidente del PDS (poi DS e poi fuso nel PD), quindi un uomo di apparato che ha iniziato il suo percorso politico insieme a molti di coloro che appartengono all’apparato attuale.

Anche le modalità sono state alquanto sconcertanti. Dopo settimane di inseguimento del M5S con la proposta degli 8 punti (che poi erano 36 andando a leggere i dettagli), i ridicoli “ti conosco mascherina” ecc., eccoci finalmente all’abbraccio già ampiamente previsto fin dal primo giorno ma palesatosi in tutta la sua magnificenza solo all’ultimo.

Anche l’assemblea del PD è stata colta di sorpresa dalla notizia, segno che Bersani ha fatto per conto suo per poi chiedere alla assemblea dei grandi elettori del PD solo una ratifica a giochi ormai fatti, per giunta a scrutinio palese come imposto da Zanda con uno stile simile a quello del comitato dei garanti delle primarie di triste memoria e di cui abbiamo già parlato qui.

La ratifica è avvenuta quindi con 222 voti favorevoli su una base complessiva di grandi elettori di centrosinistra di 495 circa. 90 i contrari 30 gli astenuti. Sel si è rifiutata di votare come molti altri schifati mentre fuori infuriavano cori di protesta degli elettori del PD.

Oggi servono 672 voti su 1007. Grillo ne ha 163 e Sel 45. Tolti questi ne restano circa 800. Marini deve prendere 672 voti su 800: bastano 130 voti contrari di gente del Pd perché non sia eletto.

Geniale la spiegazione di Fassina al suo appoggio a Marini: “mia cognata che lavora alla posta e mio cognato che fa l’elettrauto non sanno chi è Rodotà, Franco è in grado di ricostruire una connessione sentimentale con il paese”. Senza dubbio un ragionamento da statista. Anche Chiara Geloni ha mostrato grande soddisfazione, ma con lo stipendio che prende dal partito non ci si aspettava diversamente.

Ma veniamo al dunque. Un capo dello stato bisogna eleggerlo e bisogna farlo con una larga coalizione. Ok nel 2006 non è andata proprio così se vogliamo, ma questa volta ci stava, anche perché la coalizione di Bersani ha preso meno del 30% (e non perché ha preso pochi voti in più di Berlusconi, nel 2006 il distacco tra le 2 coalizioni era persino inferiore). L’opzione era quindi tra due possibili alleati volendo cercare una convergenza ampia: il M5S e il PDL. Due gruppi che si equivalgono più o meno come voti e come grandi elettori.

Inizialmente il M5S ha risposto picche, ma poi comprendendo che la sua stessa base non avrebbe capito ha proposto il nome di Rodotà. Nel frattempo il PD già non li considerava più come interlocutori avendo deciso di rivolgersi solo al PDL, supportato abbastanza sorprendentemente da Monti che in campagna elettorale aveva tanto attaccato Berlusconi e che ora sembra non poter vivere senza di lui. No, se qualcuno stava pensando che Monti potrebbe prendere l’eredità di Berlusconi una volta uscito di scena come leader della coalizione di centrodestra se lo scordi. Non c’è niente di tutto questo, non si sa perché si siano sottomessi in questo modo regalando al PDL voti che non avrebbero mai preso altrimenti (quindi ingannando i propri elettori e causandone in molti di loro un amaro pentimento). In cambio di nulla a quanto si sa, anche perché Monti vuole uscire di scena e nel farlo ha deciso di rendere Scelta Civica una forza vassalla e ancillare rispetto al PDL berlusconiano, una forza che quasi certamente non esisterà alle prossime elezioni e che probabilmente si scioglierà.

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L’alternativa quindi c’era, una alternativa che poteva davvero portare un governo del cambiamento come diceva Bersani, ma Bersani ha cambiato idea ed ha fatto quello che molti suoi elettori non volevano: ha abbracciato Berlusconi. Un abbraccio ovviamente mortale politicamente e che non trova spiegazioni razionali a primo acchitto.

Nessuno si illuda, con questa mossa Bersani ha tagliato qualsiasi ponte verso il M5S (e Grillo avrebbe buon gioco a chiudergli la porta in faccia dopo questa vicenda senza che nessuno possa criticarlo per questo) e si è alienato il consenso di gran parte della sua base elettorale, mettendo a rischio grave l’alleanza con SEL, ma soprattutto spaccando il partito stesso al proprio interno, portandolo sull’orlo dell’implosione.

Non può tornare indietro quindi Bersani, una volta eletto Marini DEVE formare un governo e l’unico che gli può dare i voti è Berlusconi. Chi dice che si eleggerà Marini per andare al voto non ha capito niente, la storia di Marini parla chiaramente.

Il prezzo si sa è altissimo, ed è principalmente politico ma chissà come mai si soffermano solo a pensare all’aspetto delle poltrone di governo.

Alcuni giovani del PD, come Pina Picerno, pensano sempre che fare un governo con dentro Brunetta e Sacconi li porterebbe alla fine. Si tranquillizzino, sono già finiti così, lo possono anche fare a questo punto il governo, pure con Gasparri e La Russa, tanto la frittata è fatta. Il problema non è di poltrone ma di programmi. Il programma di Bersani degli 8 punti diventerebbe carta straccia e l’unico risultato per Bersani sarebbe la meschina (miserabile suona meglio? Ora va più di moda da quelle parti) soddisfazione personale di diventare Premier senza però poter fare nulla, anche perché non c’è un solo motivo al mondo per il quale Berlusconi possa fare approvare una riforma della giustizia, tanto per citare un tema caldo, che non sia quella a lui gradita e completamente diversa da quella prospettata dal PD fino a ieri. Su questa come su tante altre cose i programmi non coincidono anzi sono esattamente contrapposti, come avevamo già osservato qui. Non potrebbe nemmeno farsi un governo solo per cambiare la legge elettorale, anche su questo tema il PD e il PDL hanno idee diverse. Un anno di governo Monti sarebbe dovuto bastare per capire che non è possibile fare nulla con una maggioranza con PD e PDL.

Sembrano tutti dimenticare che intese sulle riforme si sono già provate più volte con Berlusconi, e il centrosinistra ne è sempre uscito con le ossa rotte.

Non hanno idee in comune quasi su nulla. Quindi uno prenderà le poltrone (Bersani) e l’altro farà le leggi per sé e per le sue aziende (Berlusconi), forse concedendo qualche poltrona in più agli avidi ed insaziabili apparati del PD. Anche la CGIL voleva l’accordo a tutti i costi e infatti i deputati legati al sindacato voteranno tutti Marini ed in cambio continueranno ad avere i loro privilegi.

Insomma una volta intrapreso questo percorso il PD non potrà più tornare indietro, è in un vicolo cieco con le mani legate e con Berlusconi che punta un pugnale dietro la schiena e ordina la direzione dove andare. Il pugnale è il voto anticipato, che questo apparato del PD oramai all’ultimo giro di giostra vuole che venga il più in là possibile.

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C’è anche una ipotesi di spartizione tra ex DS e ex Margherita che è stata fatta. Una sorta di patto risalente al 2006 secondo il quale questo Presidente toccava alla corrente di Franceschini Fioroni e Letta (gli ex Margherita) perché 7 anni fa avevano votato un ex PCI come presidente della Repubblica diligentemente e ora chiedono il conto. Non sono nuovi a questo genere di spartizioni e sembra che siano particolarmente feroci nelle loro richieste, basti ricordare le nomine delle authority nel 2010 che portarono alla vignetta di Staino

Ma sinceramente, parafrasando un proverbio inglese, se fosse vero sembrerebbe che sia la coda a muovere il cane e non viceversa. In fondo questa componente, anche contando i “lettiani”, non arriva nemmeno al 30%. Se poi davvero eleggessero Marini per questo motivo e poi andassero alle urne in queste condizioni solo per logiche di spartizione correntizia, probabilmente quelli di questa corrente, dopo l’inevitabile tracollo elettorale, sarebbero linciati dai militanti del partito e Franceschini, Fioroni e compagnia farebbero meglio a riparare all’estero.

Un altro indizio ancora più inconfessabile porta a logiche spartitorie di banche e consigli di amministrazione. Come diceva Flaiano in Italia non si può fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti, e quando Berlusconi ha minacciato bluffando che avrebbe portato il conflitto in ogni angolo del paese, in tutti i modi e con tutti i mezzi, molti gli hanno creduto ed hanno preferito sottomettersi ancora una volta alle sue richieste.

Il PD e le sue correnti avrebbero vista la loro atavica fame di poltrone soddisfatta, Berlusconi avrebbe avuto il proprio salvacondotto e una nuova forza e un nuovo potere per le sue aziende. E gli italiani? Beh, di loro chi se ne importa? Sono 20 anni che fanno questo e ancora li votano. Certo il PD con questa cosa fa il suo ultimo giro di giostra, anche perché i suoi elettori non hanno i sintomi dell’innamoramento tipico degli elettori di Berlusconi (gli innamorati si sa perdonano tutto), e questa volta i vari Bersani Finocchiaro ecc. la pagano. Intanto si fanno l’ultimo giro di giostra, un po’ come i musicisti del Titanic che secondo il racconto del famoso naufragio suonarono fino all’ultimo istante utile. La vita è breve bisogna assaporarne ogni momento fino alla fine e viverlo come se fosse l’ultimo.

In ogni caso, se i giovani appena eletti del PD, che non hanno colpe per gli inciuci precedenti, dovessero partecipare per disciplina di partito a quello in corso, non ci sarebbe più nessuna speranza. Una intera generazione di giovani, tantissimi, un vanto per il PD, mandata al macello in nome di non si sa bene cosa, visto che l’alternativa c’era ed era più che ragionevole. Anche loro saranno per sempre marchiati dall’inciucio, il danno che stanno per fare sarà permanente perché annienterà non solo il presente ma anche il futuro non solo del PD ma dell’intero centrosinistra in Italia. Di questo danno Bersani si porterà sulle spalle l’intera responsabilità politica. I discorsi di circostanza che Marini farà sottolineando a gran voce che non farà favoritismi verso nessuno cadranno nel vuoto. Nessuno crederà mai che il suo settennato non sia nato per salvare Berlusconi dai processi e garantirne il potere politico.

Dimenticavo, c’è ancora qualche elettore del PD, nello tsunami sui social network a seguito di questa notizia di abbraccio mortale, che crede che Bersani stia facendo per finta e che stia facendo un po’ come Severus Piton nel settimo libro della saga di Harry Potter, quando uccide Albus Silente, su sua richiesta, seguendo un piano concordato tra loro. Inizialmente tutti a dare addosso a Severus per poi riconoscerlo come un eroe.

Cerchiamo di essere seri. Una cosa del genere è ridicola (l’unica cosa in comune è che Severus fa una brutta fine e anche Bersani non sembra messo molto bene), per chiarirsi le idee bisogna sempre ricordarsi gli intrecci che ci sono tra gli apparati di PD e PDL come questo e per i più complottisti questo. Sempre in tema di MPS qui c’è un profilo di quello che è stato scelto come grande elettore al posto di Renzi. Quest’ultimo non potrà salvare il PD e non avrà alcuna chance di fare nulla, se si ribellerà si troverà partito, governo e presidente della repubblica contro e di certo non lo vedremo mai più in tv ospite delle reti mediaset a meno che non si sottometta anche lui. Farebbe prima a mettersi alla guida del M5S e a dargli un programma serio.