Il dilemma di Samorì. Il caso politico dei Moderati in Rivoluzione (MIR)

Sabato 2 febbraio è stata una giornata speciale per la politica italiana. Si è tenuto infatti un evento che senz’altro ha animato il cuore e interessato le menti degli italiani: la giornata nazionale di mobilitazione del Mir – Moderati In Rivoluzione del Professor, Avvocato Giampiero Samorì.

Ma partiamo con ordine.

Le origini di un’attenzione politica: fine ottobre. Da tempo si vocifera di un imminente uscita di scena di Silvio Berlusconi in vista delle elezioni politiche del 2013. Uscita di scena che avviene puntualmente quando il Cavaliere annuncia in un filmato, mandato perlopiù in rete, la sua volontà di non correre per la premiership del centrodestra. Un passo indietro che si accompagna ad un consiglio: si tengano le primarie del Popolo della Libertà (o del centrodestra, non si è mai capito) il 16 Dicembre.

Una mossa lanciata nel bel mezzo della campagna per le primarie del Partito Democratico. Campagna che per gli elettori ha simboleggiato un’apertura del Partito Democratico alla partecipazione e alla possibilità di contribuire ad una sfida tra Bersani e Renzi.

Da qui la mossa berlusconiana.

Subito fioccano le autocandidature: il primo a scendere in pista è il segretario del partito Angelino Alfano. Già la sua elezione alla guida del partito, il primo luglio 2011, era stata vista da molti come un’investitura e un invito al ricambio generazionale del partito (tanto che Alfano aveva dovuto lasciare il Ministero della Giustizia per dedicarsi solo alla segreteria del Popolo della Libertà).

Successivamente emerge quella di Giorgia Meloni, desiderosa sul piano interno di porsi come capofila dell’area degli ex An in uno scenario interno al PDL deberlusconizzato (tanto che i primi ad essere dubbiosi di questa mossa della Meloni sono proprio gli ex colonnelli di An, timorosi di essere scavalcati dai “gabbiani” della Meloni). Successivamente fioccano altre candidature: Alessandra Mussolini (quasi subito ritirata), Vittorio Sgarbi (che apostroferà poi la competizione come una farsa), Giancarlo Galan (in nome dello spirito del ’94 e della tessera numero 19 di Forza Italia), Guido Crosetto (prodotto della scuola antitremontiana in materia economica e fiscale), Alessandro Cattaneo (rottamiamoli tutti!), Daniela Santanchè (siamo o non siamo “fascisti con la bava alla bocca”?) e Michaela Biancofiore (l’amazzone, così lealista da scadere nel minoritarismo spiccio). E poi c’è lui. Giampiero Samorì.

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Ma chi è Samorì? Perché accostare il suo nome a politici bene o male conosciuti a livello nazionale? Occorre qui un’altra digressione storica.

Il Cavaliere indeciso: a seguito del suo annuncio Berlusconi non ha ancora scelto chi sostenere potenzialmente. Da tempo è in polemica con Alfano (Monti ci farà gran parte della sua campagna elettorale su questo tema) e del resto una candidatura come quella della Biancofiore emerge proprio in quanto Alfano è considerato troppo “autonomista” rispetto alla linea dura e pura del Cav. Il dubbio allora, quando nella agenzie di stampa esce il nome di questo Samorì, è che sia un prodotto di Berlusconi.

Samorì è imprenditore della provincia di Modena. Ex democristiano, e considerato vicino all’ala tecnocratica dell’ex ministro Stammati, Samorì aveva avuto modo di aderire ai Circoli del Buongoverno di Marcello Dell’Utri.

Non ha alcuna struttura di partito alle spalle, se non un fantomatico rapporto col Cavaliere. Samorì detiene però un capitale personale capace di riempire di manifesti le varie città d’Italia e riaprire i giochi di una competizione su cui non si hanno certezze in merito alla partecipazione popolare. E se dunque Samorì fosse l’erede di Berlusconi? Un imprenditore come lui a cui il Cav. avrebbe chiesto di prendere il suo posto all’insegna di un governo padronale del partito e della coalizione?

La cosa certa è che nessuno ha mai visto in faccia questo imprenditore. Viene annunciata attraverso la stampa una ospitata di Samorì a “Porta a Porta” un mercoledì sera, in cui appare come un distinto signore seduto in una poltroncina laterale dello studio di via Teulada.

Qualche giorno dopo viene organizzata una kermesse di Samorì a Chianciano Terme. Kermesse che si ricorderà più che altro per i pullman di anziani organizzati capaci solo di dire “siamo qui per quello che l’altra sera stava da Vespa”.

Dopo la sentenza di primo grado Mediaset però le cose cambiano. Berlusconi rientra gradualmente in campo e l’idea delle primarie viene accantonata (lo stesso Berlusconi dopo averle lanciate dichiara che rischiano di essere un flop a causa del poco tempo per organizzarle).

Nasce la nuova “Casa delle Libertà”: Berlusconi, ora rientrato in campo, deve comporre un quadro di alleanze ancora non molto definito. Tanto che ad un certo punto il PdL rischia di dover correre da solo contro tutti alle elezioni politiche (da qui alcune proposta come quella della “Rosa per l’Italia” firmata dall’ex capoccia dei Liberal Sgarbi a Udine Diego Volpe Pasini successivamente confluito…nel Mir!).

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Berlusconi dopo una travagliata trattativa chiude l’accordo con la Lega Nord a patto che sia indefinito il futuro candidato premier (a Maroni pare interessi solo il Pirellone). L’asse con La Destra di Storace viene confermata, tanto che il PdL sostiene l’ex ministro della sanità per la sua seconda scalata alla Pisana. Nasce Fratelli d’Italia (dopo un lungo dibattito sul simbolo “Centrodestra Nazionale” presentato da Massimo Corsaro presso un notaio milanese) costola del centrodestra che unisce l’anima della destra sociale della Meloni, l’iper-liberismo di stampo crosettiano con parte della tradizione missina milanese di stampo fascio-conservatore.

Si unisce l’asse Grande Sud e Mpa (nata col sostegno a Miccichè nelle regionali sicule) che porta i malpensanti a ricordare i fasti del Polo del Buongoverno del 1994.

E infine si aggregano altri micro partiti sulla falsariga della strategia berlusconiana del 2006. Tra questi micro partiti (Stop Equitalia, Rinascimento Italiano) senz’altro il più famoso è il Mir di Samorì che si trova nella paradossale situazione di essere passato da potenziale candidato premier del centrodestra a leader di un partito dello 0.4% delle stessa coalizione.

Un micro partito che svetta rispetto agli altri suoi micro-partner della coalizione per essere presente sia alla Camera sia al Senato in tutto il territorio nazionale e al tempo stesso in grado di proporre diritti di tribuna o accordi politici ad alcune storiche formazioni locali seppur minoritarie (un esempio: quello col Movimento Regione Salento di Paolo Pagliaro).

Nel frattempo il Mir ottiene il sostegno del primo vip: l’attore Andrea Roncato mentre il 20 dicembre, in una puntata de “La Zanzara” su “Radio24”, Samorì ricorda come a causa della crisi è diventato sempre più economico poter comprare e mantenere un aereo privato.

La campagna del Mir: il 2 febbraio dunque il Mir ha lanciato la sua giornata di mobilitazione nazionale. Iniziato già in mattinata con un incontro al Caffè Concerto tra l’Avvocato Samorì e la cittadinanza modenese.

Per le 18.30 di sabato era previsto un incontro a Roma con la cittadinanza presso l’Hotel Barberini di via Rasella. Mi sono presentato all’incontro pensando di poter assistere presso una sala convegni dell’albergo ad un comizio di Samorì, magari capace di spingere qualche telegiornale nazionale a riportare una sua dichiarazione in tv.

Mi sono invece trovato, grazie al gentile personale dell’albergo, a dover salire al sesto ed ultimo piano dell’hotel dove si trova la bellissima terrazza-ristorante con vista su Palazzo Barberini (sede del congresso socialista del ’47 da cui scaturì la scissione di Saragat).

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Più che un convegno un piccolo aperitivo (definito “stuzzichino a base di cucina romana”) con al massimo una ventina di persone. Due signore addirittura pensavano di aver sbagliato sala, in quanto non vi era parvenza di “politicità” in quel pur legittimo aperitivo elettorale.

Nella forma si trattava di un piccolo incontro elettorale teso a far conoscere ad un determinato numero di propri contatti un determinato candidato. Nella fattispecie Matteo Corsini (candidato del Mir al consiglio regionale del Lazio) e Diego Righini (candidato alla Camera nella circoscrizione Lazio 1).

Quest’ultimo aveva addirittura piazzato al di fuori dell’albergo un grande camion, dotato di maxischermo, che riproponeva in continuazione il suo appello pubblicato sul web dalla durata di oltre 38 minuti.

Nell’appello si invitavano gli elettori a visitare il comitato elettorale del Mir, cosa diversa dalla sede romana del movimento nei pressi di Piazzale Flaminio, per poter incontrare  i candidati.

Un approccio partecipativo ma curioso considerando che con la legge elettorale per il Parlamento non è possibile esprimere preferenze per dei candidati. Una campagna elettorale per la Camera curiosa anche perché il Mir per ottenere rappresentanza parlamentare, dovrebbe fare in modo che Destra, Grande Sud-Mpa e Fratelli d’Italia superino tutti il 2% (cose considerata non facile per tutti i sondaggi) e prendere almeno un voto in più di tutti gli altri micro partiti della coalizione berlusconiana.

Un approccio così da “preferenza” casomai avrebbe dovuto portarlo avanti il candidato Corsini, nella speranza di ottenere almeno un seggio in Consiglio Regionale.

L’arrivo di Samorì e il suo breve comizio si è esaurito in un breve saluto alla ventina di elettori e in una stretta di mano.

Ad attenderlo vi era una troupe del Tg1 (operatore e giornalista) che senza nemmeno porgli una domanda hanno semplicemente registrato una sua dichiarazione per l’edizione delle 20 (pratica non deprecabile, e ormai in voga da anni dalle parti di Saxa Rubra).

Conclusioni: Le conclusioni di massima della strana giornata di sabato ci mostrano un Mir capace di spendere un notevole capitale per la propaganda elettorale. Ciò comporta in primis un numeroso uso di manifesti. Ma hanno anche un loro peso l’organizzazione di eventi (affitto di sale, catering ecc…) e l’affitto di sedi. Immaginiamo a spese dello stesso Samorì.

Una campagna elettorale che Samorì sta seguendo quotidianamente e senza sosta quasi incosciente, o comunque indifferente, nei confronti degli scarsi risultati elettorali che rischia di aggiudicarsi il suo movimento.

Il dilemma del “caso politico Mir” sta proprio in questo: per quali motivi una formazione di questo tipo conduce una campagna elettorale così onerosa e faticosa anche a livello di mera militanza? Il Mir differenza di altri formazioni minori della storia del centrodestra italiano (un esempio su tutti i “Verdi Federalisti: Abolizione Scorporo” alle elezioni europee 2004) non hanno ottenuto finanziamenti dal soggetto principale della coalizione (allora Forza Italia) per erodere qualche consenso a formazioni politiche avverse (la Federazione dei Verdi). Ma si basa sulla disponibilità di denaro dello stesso Samorì, che sta dando vita ad un piccolo “investimento politico”. Probabilmente, è questa l’ipotesi che ci sembra più probabile, in cerca di visibilità per partite future questa volta in seno al PdL o al futuro soggetto predominante della coalizione di centrodestra.

Resta da capire quale sia l’interesse politico di Samorì considerando che, europee del prossimo anno a parte, non si voterà per nulla da qui ai prossimi cinque anni e che i posti di sottogoverno non sembrano essere a disposizione di Berlusconi, lanciato verso una quasi inevitabile sconfitta.