Infografiche – Elezioni Sri Lanka, Presidenziali 2015: finestra sul voto

Pubblicato il 7 Gennaio 2015 alle 12:11 Autore: Emanuele Vena
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Giovedì 8 gennaio si terranno le elezioni presidenziali in Sri Lanka. Sono ben 19 le candidature ricevute ed accettate dal dipartimento elettorale, ma la partita sarà sostanzialmente uno scontro a due tra il presidente uscente Mahinda Rajapaksa e il principale sfidante Maithripala Sirisena.

Il presidente uscente è il capo dello Sri Lanka Freedom Party (SLFP), il partito socialista nazionale, ed è sostenuto da una coalizione denominata United People’s Freedom Alliance. Sirisena è invece appoggiato da una coalizione denominata New Democratic Front, tra cui spicca lo United National Party (UNP), il maggior partito conservatore della nazione. Rajapaksa è alla ricerca del terzo incarico consecutivo, dopo aver trionfato nelle presidenziali del 2005 e del 2010.

Elezioni Sri Lanka, Presidenziali 2015: il sistema di voto

Lo Sri Lanka è una Repubblica semipresidenziale, ma il Presidente ha poteri forti, in quanto – oltre ad essere capo del governo – è eletto direttamente e può sciogliere il Parlamento, al quale fa capo il potere legislativo. Il Parlamento può rimuovere i ministri, tramite un voto di sfiducia. Più complessa è la rimozione del Capo dello Stato, che necessita – in specifici casi previsti dalla Costituzione – di un voto dei 2/3 del Parlamento e della compartecipazione della Corte Suprema di Giustizia. Il Presidente della Repubblica resta in carica per sei anni.

Il sistema elettorale è una variante del cosiddetto “Contingent Vote”. Come stabilito dall’articolo 94 della Costituzione dello Sri Lanka, si vota in un unico turno ed ogni elettore può esprimere tre preferenze, stabilendo anche l’ordine di scelta. Nella prima fase si calcolano solo le prime preferenze, cioè i voti vengono assegnati al candidato considerato prima scelta dall’elettore. Se alla fine di questa fase nessun candidato ottiene la maggioranza dei voti, si procede ad un riconteggio, limitato unicamente alle schede dei candidati classificati dal terzo posto in giù. Tali schede vengono redistribuite tra i due candidati più votati – in una sorta di “ballottaggio senza ballottaggio”, cioè tutto interno al primo turno – a seconda delle preferenze espresse al secondo ed al terzo posto, sino a quando uno dei due ottiene la maggioranza dei voti.

Rajapaksa punta al record

Sebbene la carica duri per sei anni – e quindi l’attuale incarico avrebbe avuto come scadenza naturale il 2016 – l’attuale presidente Rajapaksa ha preferito indire elezioni anticipate, replicando la stessa scelta operata nel 2010, quando stabilì con un anno d’anticipo la fine anticipata del proprio mandato e chiese una nuova consultazione popolare. L’eventuale rielezione di Rajapaksa per un terzo mandato sarebbe un record, anche perché frutto di una modifica costituzionale del 2010, che ha abolito il limite di due mandati consecutivi. Questi i risultati delle elezioni presidenziali dal 1982 – anno dell’introduzione dell’elezione diretta – ad oggi:

Toccherà a Sirisena, sino a due mesi fa esponente del SLFP nonché Ministro della Salute, provare a fermare la corsa di Rajapaksa verso il terzo mandato. Per farlo, Sirisena punta sulla denuncia della gestione Rajapaksa, considerata dittatoriale e basata su nepotismo e corruttele.

Quanto a Rajapaksa, gli analisti internazionali hanno commentato il blitz elettorale anticipato come un modo per frenare il calo registrato dal SLFP nelle ultime elezioni locali. Ma molti ben informati adducono altri due motivi ben più importanti. Uno è la volontà di anticipare un’eventuale sentenza di condanna dell’ONU – prevista per marzo – a proposito di crimini di guerra commessi contro i nazionalisti del Tamil, definitivamente sconfitti nel 2009. L’altra riguarda la volontà di scansare le modifiche costituzionali – concordate da tempo ma in prolungato stallo – che ridurrebbero i poteri presidenziali.

L’attesa è quindi grande, sia per il voto che, soprattutto, per le dirette conseguenze. Basti pensare a quanto avvenuto nel 2010, con la vittoria elettorale di Rajapaksa nei confronti di Sarath Fonseka – che accusò il suo avversario di brogli – ed il successivo arresto di quest’ultimo, sospettato di tramare per organizzare un colpo di stato e rovesciare l’ordine costituito e rilasciato solamente nel 2012.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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