Iran: i repubblicani irrompono nei negoziati sul nucleare

Pubblicato il 13 Marzo 2015 alle 12:16 Autore: Redazione
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Le continue ostilità fra la Presidenza e i Repubblicani del Congresso degli Stati Uniti si stanno rivelando una minaccia alla pace”. Con queste parole la Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei ha espresso il proprio disappunto per la “lettera aperta” che 47 senatori del Partito Repubblicano hanno inviato all’indirizzo di Teheran.

La lettera dei repubblicani

In occasione dei negoziati sul nucleare iraniano, la lettera richiede la necessità di un’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti sulle trattative in corso: i 47 firmatari, infatti, ricordano che qualsiasi intesa presa senza autorizzazione parlamentare non è altro se non un mero accordo esecutivo che può essere annullato a termine del mandato presidenziale di Barack Obama.

Nel settembre 2013, per la prima volta dopo la rivoluzione islamica iraniana del 1979, sono stati ripresi i rapporti fra Stati Uniti ed Iran. Il Presidente Hassan Rouhani, in occasione del suo intervento presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “l’Iran è pronto ad avviare un negoziato immediato sul dossier nucleare ed è interessato a un accordo-quadro con gli Stati Uniti”.

Da allora, nonostante siano stati riattivati i negoziati fra i P5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania) e l’Iran, i repubblicani hanno accusato Obama per aver fatto eccessive concessioni all’Iran sul nucleare, accusandolo di avere adottato una politica moderata e inefficace contro la minaccia nucleare iraniana.

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Al fine di sabotare ogni tipo di accordo tra Stati Uniti ed Iran, i repubblicani hanno invitato il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu a parlare dinanzi al Congresso degli Stati Uniti lo scorso 3 marzo: durante il suo discorso, Netanyahu ha espresso il suo forte dissenso sui negoziati, definendoli come “una grave minaccia alla pace per il mondo intero”. Sia Netanyahu che i repubblicani sono contrari al piano di Obama che prevede un “congelamento” del programma nucleare in cambio di una riduzione delle sanzioni.

Negoziati a rischio

La lettera scritta dai 47 repubblicani ha suscitato lo sdegno del Presidente statunitense e del governo iraniano. In particolare, il Ministro degli Affari Esteri Mohammad Javad Zarif in un discorso pronunciato davanti all’Assemblea di Esperti dell’Orientamento, ovvero l’alta istanza religiosa iraniana, ha accusato i repubblicani di voler ostacolare i negoziati in corso tra l’Iran e il gruppo dei P5+1, giudicando la lettera “non diplomatica e senza alcun valore legale”.

Allo stesso tempo, le reazioni del governo statunitense sono state abbastanza dure: il portavoce della Casa Bianca Eric Schultz ha definito la lettera dei 47 repubblicani come “una mossa incauta, irresponsabile, sbagliata”. Inoltre, il Presidente Obama ha dichiarato che l’iniziativa di alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti di voler “far causa comune con gli estremisti iraniani” sia imbarazzante.

Alla luce di quanto accaduto, le conseguenze sulle trattative con l’Iran possono considerarsi a rischio? I rapporti politici e diplomatici tra Stati Uniti e Iran rischiano di compromettersi? Oppure quanto accaduto rimarrà un caso isolato, senza alcun seguito all’interno della dirigenza del Partito Repubblicano?

 Federica Gagliardini

L'autore: Redazione

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