Consulta: “Blocco contratti illegittimo” ma non per il passato

Pubblicato il 24 Giugno 2015 alle 17:32 Autore: Redazione
blocco contratti

Il premier Matteo Renzi può tirare un sospiro di sollievo.  La Corte Costituzionale, si legge in una nota, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, “ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato”. Ma la pronuncia non vale per il passato. Una buona notizia per il governo che non dovrà quindi riempire il buco da 35 miliardi che si sarebbe venuto a creare nei conti pubblici se la Consulta avesse stabilito che lo Stato doveva risarcire tutti i dipendenti pubblici per i mancati introiti degli ultimi cinque anni. Dopo il caso pensioni sarebbe stata un’ulteriore mazzata per l’esecutivo guidato da Renzi.

Blocco contratti, la cronistoria

Sono passati quasi sei anni, oltre 2000 giorni, dall’ultimo rinnovo del contratto del pubblico impiego. Riguarda più di tre milioni di dipendenti, un numero che si è ridotto di 300mila unità dal 2002 al 2013. La sentenza della Consulta sul blocco imposto dal governo Berlusconi, nel 2010, e poi confermato da Monti, Letta e Renzi, impone di interrompere una prassi ormai consolidata.

Blocco contratti, le reazioni

Intanto fioccano le prime interpretazioni. Secondo l’ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, interpellato da Adnkronos, la Consulta “ha dichiarato illegittimo il protrarsi del blocco dei contratti del pubblico impiego. E’ stata usata una formula che indica non l’illegittimità originaria della norma ma una illegittimità sopravvenuta”.

Intanto Massimo Gibelli, portavoce del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a pochi minuti dall’uscita della sentenza della Consulta ha lanciato il seguente Tweet: “Illegittimo il blocco dei contratti nella #PA Ora il governo lo rimuova e apra le trattative”, seguito dal comunicato stampa emesso dalla Corte.

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