Elezioni USA: i Democratici, la Clinton e il forziere dei superdelegati

Pubblicato il 25 Febbraio 2016 alle 13:37 Autore: Marianna D Alessio
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Elezioni USA: i Democratici, la Clinton e il forziere dei superdelegati

La chiave di volta per le candidature alla presidenza Usa? I superdelegati. E se la storia è magistra (si veda il caso Barack Obama) non è imprudente immaginare che Ilary Clinton abbia la postazione blindata, nella casa dei democratici s’intende.

I superdelegati: chi sono e perché si distinguono dai delegati

Nel complesso sistema per la definizione delle candidature dei presidenti americani, che si articola in caucus e primarie, sono due le categorie che determinano l’esito della gara tra i competitors: i delegati e i superdelegati.

Il delegato viene nominato per partecipare al congresso nazionale del partito a seguito di elezioni primarie di un determinato Stato o caucus. Dal momento che questi delegati sono scelti dal voto popolare, essi sono tenuti a votare per un certo candidato alla convention nazionale del loro partito, sulla base dei risultati delle elezioni primarie o caucus. I delegati sono spesso attivisti del partito, leader politici locali, o primi sostenitori di uno specifico candidato.

I superdelegati sono invece dei componenti scelti dai leader di un partito politico e nella maggiorparte dei casi si tratta di un membri di alto rango del partito, come ex goveratori o ex presidenti. Questa categoria di votanti è presente solo all’interno del partito democratico.

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Elezioni USA e Democratici: perché la Clinton è favorita

Nelle differenze tra i delegati e i superdelegati va annoverata un’importante disparità di ruolo.

A differenza dei delegati impegnati, i superdelegati sono autorizzati a votare per qualsiasi candidato vogliano all’interno della convetion nazionale di partito. In sostanza, mentre questi ultimi non sono vincolati da alcuna promessa, i delegati sono impegnati a votare per un certo candidato.

Ecco quindi la ragione per cui i superdelegati hanno molta più libertà politica dei delegati impegnati: possono votare per qualsiasi candidato presidenziale primario senza rivelare la loro scelta.

Nell’attuale competizione è molto probabile che Hillary Clinton ottenga – tra gli altri – l’appoggio dei superdelegati, a danno del socialista Bernie Sanders, come emerge dai dati aggiornati ad oggi.

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Le ragioni di questo presunto vantaggio sono facilmente districabili. La carriera politica della moglie di uno dei più discussi presidenti americani, è cominciata 25 anni fa. Cinque lustri dedicati alla raccolta fondi per i democratici locali, alla campagna elettorale per fare eleggere i candidati di turno alla Camera e al Senato e al consolidamento dei ruoli raggiunti. Dal Maine alla California Ilary Clinton, piaccia o no, è sempre stata in prima linea per il partito. Non è perciò difficile da immaginare che ora i fedelissimi, un tempo semplicemente attivisti e ora superdelegati, voteranno per l’ex first lady. Una donna che alla politica, siano condivisibili o meno le sue posizioni, ha dedicato tutta se stessa.

(Articolo di Marianna D’Alessio. Grafico a cura di Emanuele Vena)

L'autore: Marianna D Alessio

Campana, classe 1988. Ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Università 'Federico II' di Napoli e presso lo stesso ateneo ha conseguito la specialistica in Filologia Moderna. Ha collaborato presso diverse testate locali e ha di recente pubblicato un saggio sul misticismo dantesco per la rivista di studi internazionale 'Rivista di Studi Italiani' con sede a Toronto. Attualmente è borsista presso la Business School de 'IlSole 24ore'.
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