Sondaggi USA Presidenziali 2016, la situazione al 13 settembre

Pubblicato il 13 Settembre 2016 alle 10:39 Autore: Emanuele Vena
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Sondaggi USA Presidenziali 2016, la situazione al 13 settembre

Hillary Clinton tiene a distanza Donald Trump sul piano nazionale ma il tycoon si avvicina leggermente in alcuni Stati in bilico. Non ci sono grandissime novità nell’analisi del trend dei sondaggi USA dell’ultima settimana, in rapporto alle previsioni della settimana scorsa.

Il vantaggio dell’ex first lady si mantiene tra i 3 ed i 4 punti sul piano nazionale, non subendo così particolari variazioni. Inoltre, la Clinton resta la favorita in buona parte degli swing states, gli Stati in bilico che decideranno le elezioni americane 2016.

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Sondaggi USA Presidenziali 2016: Trump recupera (ma poco)

In ben 10 dei 13 swing states presi in esame la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Arizona, Missouri e Georgia, restano tendenzialmente nelle mani di Trump, confermando dunque la tradizione favorevole ai repubblicani. Stesso discorso – ma a parti inverse – vale per Colorado, New Hampshire, Wisconsin, Pennsylvania e Virginia, che restano tendenzialmente in mani democratiche. Discorso simile anche in Wisconsin che, sebbene reinserito nelle ultime settimane dagli analisti nel lotto dei papabili swing states, vede la Clinton avanti di 4-5 punti. Confermato anche il grande equilibrio in North Carolina – dove i due candidati sono divisi da meno di un punto – ed in Ohio, dove la Clinton resta avanti di misura.

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Dove sono le novità? Variazioni – seppur minime – si registrano in Florida, Iowa e soprattutto Nevada. Nel primo dei 3 – decisivo nella famigerata tornata presidenziale del 2000 – la Clinton ha visto ridursi di qualche decimo un già irrisorio vantaggio nei confronti di Trump, portando quindi il duello in sostanziale parità. Decisivi, in particolar modo, gli ultimi sondaggi di IPSOS e Quinnipiac, che certificano una battaglia all’ultimo voto. Discorso simile ma a parti inverse per l’Iowa, con Trump che arretra di una manciata di voti – in particolar modo a causa di un sondaggio di Google Consumer Surveys, che vedrebbe l’ex first lady avanti di addirittura 6 punti – e riporta la sfida in perfetto equilibrio.

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I maggiori cambiamenti arrivano dal Nevada. Nonostante fosse considerato uno Stato tendenzialmente democratico sino a giugno, i sondaggi realizzati a luglio avevano visto un corposo riavvicinamento tra i due contendenti, prima di far registrare una nuova accelerata della Clinton a partire da agosto. Ma a settembre il trend si è nuovamente invertito, con un leggero recupero di Trump che ora accuserebbe poco più di un punto di distacco. Ad ogni modo, con i suoi 6 Grandi Elettori, il Nevada risulta uno Stato di importanza strategica secondaria nell’ottica di provare a rimontare il gap accusato negli ultimi mesi dal miliardario repubblicano.

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Stando così le cose, infatti, la Clinton potrebbe partire da un bottino di almeno 272 Grandi Elettori – considerando i cosiddetti safe states (cioè quelli pressoché assegnati, salvo clamorosi colpi di scena) e quelli con una più o meno marcata tendenza dem – ovvero 2 in più della maggioranza assoluta richiesta per conquistare la presidenza. Trump insegue a 190 e, anche nell’ipotesi esageratamente ottimistica di conquistare contemporaneamente Ohio, Florida, North Carolina, Nevada ed Iowa – cioè i 5 Stati in cui i due contendenti sono attualmente divisi da non più di un punto percentuale – oltre che i 2 seggi distrettuali in bilico in Maine e Nebraska (che potrebbero effettivamente andare entrambi al candidato GOP, stando all’ultimo sondaggio Emerson che lo vede avanti anche nel primo distretto del Maine, storicamente democratico) si fermerebbe a quota 266, ad un passo dalla maggioranza.

Per sperare, infatti, Trump dovrebbe conquistare anche almeno uno tra Pennsylvania e Virginia. Due Stati che, non a caso, la Clinton ha provato a blindare in campagna elettorale con due mosse strategiche – la scelta di Philadelphia (città della Pennsylvania) come sede della convention dem e di Tim Kaine (senatore della Virginia) come suo vice – che potrebbero rivelarsi a dir poco decisive.

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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