Governo, partito e Songbun: il sistema politico della Corea del Nord

Pubblicato il 1 Marzo 2021 alle 23:18 Autore: Saverio Bonini

Sono tante le differenze tra ciò che viene proclamato in via ufficiale e ciò che è nel mondo reale della Corea del Nord.

In questo approfondimento proveremo a inoltrarci nel difficile terreno del sistema politico coreano, mettendo in luce i diversi attori e le diverse ideologie sulle quali è fondato. Le contraddizioni saranno, lo possiamo anticipare, le vere protagoniste.

E la prima contraddizione è proprio nel nome dello Stato: Chosŏn Minjujuŭi Inmin Konghwaguk, ovvero Repubblica Popolare Democratica di Corea. La Corea del Nord, come viene comunemente denominato il Paese asiatico, non è una democrazia, ma uno Stato totalitario.

Songbun

Uno Stato totalitario, che però proclama formalmente e ufficialmente una serie di principi che assurgono a valori costituzionali negli ordinamenti di tipo democratico, a partire dall’uguaglianza dei cittadini.

Una proclamazione ufficiale e formale, che tuttavia si scontra con la realtà del Songbun, ovvero del sistema di “caste” vigente in Corea del Nord.

Secondo questo sistema che – lo ribadiamo – viene smentito dal regime, ma confermato da diversi cittadini nordcoreani che sono riusciti a fuggire dalla sanguinaria dittatura, il popolo viene diviso in tre categorie: la categoria alta, quella intermedia, e quella degli indesiderabili. All’ultima categoria appartengono le persone che potrebbero essere oppositori politici o comunque fonte di preoccupazione per il regime (ad esempio fanno parte di questo gruppo gli ex proprietari terrieri, gli ex ministri del culto cattolico, commercianti ed avvocati); alla categoria intermedia appartengono i comuni cittadini. Della categoria più alta, invece, fanno parte i quadri dirigenti di partito e membri del governo.

Dunque un primo elemento da tenere in considerazione: il Corea del Nord vige, anche se non ufficialmente, un sistema di “caste” che contrasta con il principio di uguaglianza e che si contrappone all’ideale proclamato dalla teoria del comunismo. Solo i membri della casta più alta possono accedere a ruoli di partito.

Il Partito del Lavoro della Corea: un po’ di storia

Il Partito del Lavoro della Corea è il partito politico dominante della Corea del Nord. Fondato nel 1949 dalla fusione del Partito del Lavoro della Corea del Nord e del Partito del Lavoro della Corea del Sud, ha visto ben presto l’assurgere al ruolo di guida di Kim Il-sung.

Il leader accentrò sempre più su di sé il potere ed instaurò una dittatura basata su una sua ideologia, talvolta in contrasto con le forme ufficiali del marxismo-leninismo e con il sistema marxista-maoista cinese: la politica di Kim portò quindi all’instaurazione di una “dinastia” repubblicana.

Con la morte di Kim Il-sung, ad assumere il potere e il controllo del partito fu il figlio Kim Yong-il a sua volta sostituito da suo figlio, Kim Yong-un.

Gli organi del Partito del Lavoro della Corea

Il Partito del Lavorato presenta una complessa organizzazione burocratica e segue il metodo del centralismo democratico, perpetrato da tutti i partiti comunisti.

Il Congresso è l’organo investito della suprema funzione di gestione del partito, elegge il Segretario generale, il Comitato centrale ed il Comitato ispettivo. La sua convocazione è sempre avvenuta in maniera irregolare, sostanzialmente quando il dittatore aveva bisogno di una legittimazione formale delle proprie decisioni.

Il Segretario generale è un ruolo che ha assunto diversi nomi nel corso della storia: Presidente del Comitato centrale, Segretario del Comitato centrale, Segretario generale del partito e poi Presidente del partito, fino a pochi giorni fa, quando è tornata la denominazione di Segretario generale. Il ruolo del Segretario generale è quello di guida e rappresentanza del Partito del Lavoro ed è assunto, nelle varie denominazioni storiche, dai leader dittatori.

Il Comitato Centrale è l’organo che gestisce il partito quando il Congresso non è in sessione e si occupa di tutte le nomine politiche di governo, di amministrazione e di gestione interna del partito. Sostanzialmente, il suo ruolo è quello di affiancare il Segretario generale nelle decisioni, ma in pratica si limita ad assecondare le volontà di quest’ultimo. Il Comitato Centrale si riunisce due volte all’anno, e nei periodi in cui non è in sessione ne fa le veci l’Ufficio Politico, eletto dal Comitato stesso.

Altri organi del partito, di cui non vale la pena discutere ma che online si possono meglio approfondire, sono previsti per la gestione degli affari interni, esteri e militari del Paese per conto del partito.

Il Partito del Lavoro sul territorio

Il partito ha anche una organizzazione territoriale che parte dalle cellule presenti nelle industrie e nell’Armata Popolare Coreana (le forze armate dello Stato, presiedute dal dittatore), per poi salire fino ad un livello provinciale.

Sempre secondo lo schema tipico dei partiti comunisti, esiste anche una organizzazione giovanile incaricata di formare i ragazzi agli ideali propugnati dai due leader Kim Il-sung e Kim Yong-il; a questa organizzazione si aggiunge l’Unione dei bambini di Corea, che raccoglie i giovani nordcoreani tra i 9 ed i 15 anni, sempre allo scopo di indottrinamento.

Come si nota, soprattutto da quest’ultimo aspetto delle organizzazioni giovanili, lo schema dei partiti e dei regimi di ispirazione comunista nell’indottrinamento delle masse è il più tipico dei regimi totalitari, così come sono stati sperimentati anche in Europa all’inizio del secolo scorso.

L’organizzazione del potere

La Corea del Nord è formalmente, come si è detto, una repubblica. Il potere legislativo è esercitato dall’Assemblea popolare suprema, un organo unicamerale composto da 687 membri eletti a suffragio universale ogni cinque anni. Quello che però colpisce è che il sistema democratico risulta fortemente limitato dal fatto che a decidere chi possa essere candidato è solo il Partito del Lavoro della Corea. La scelta ricade tra i membri dei tre partiti federati nel Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria (il Partito del Lavoro, il Partito Socialdemocratico e il Partito Chondoista Chongu). Di fatto, quindi, è il Partito del Lavoro di Corea ad esercitare il potere tramite i membri dell’Assemblea che si arroga costituzionalmente il diritto di scegliere anche per gli altri partiti del Paese.

Il potere esecutivo è rappresentato da un Consiglio dei Ministri al cui vertice si trova un Primo ministro; anche questo è nominato dal Partito ed esercita la sua autorità sui ministri e su altri dirigenti dell’apparato burocratico dello Stato, tra i quali è degno di menzione il Presidente della Banca centrale.

Il Capo dello Stato della Corea del Nord è il leader dittatore, che svolge il ruolo di Segretario generale del Partito dei Lavoratori ed è a capo dell’Armata Popolare Coreana; lo Stato si basa infatti su un doppio binario: quello dell’ideologia politica ufficiale del partito e quello del songun, ovvero della supremazia dei corpi militari. Anche in questo caso, è il Congresso a decidere formalmente chi debba ricoprire il ruolo di capo dell’Armata Popolare Coreana, ruolo che coincide con quello di Segretario generale del partito.

Conclusione

Abbiamo visto quindi come vi siano numerose contraddizioni all’interno del sistema politico nordcoreano. A partire dalla proclamata uguaglianza che si scontra con la realtà di un sistema di caste, fino ad arrivare alla democrazia controllata dal partito unico (o, per meglio dire, egemone). Vero è che i cittadini sono formalmente chiamati al voto a suffragio universale, ma tale voto non è libero poiché non è libero l’elettorato passivo, saldamente nelle mani del Partito del Lavoro. Anche il potere legislativo ed esecutivo non sono liberi, poiché formatisi con elezioni non libere e derivanti da nomine effettuate dal Partito del Lavoro tra i propri membri o tra i membri della coalizione che egemonizza.

Come ultima nota, si osserva che tra l’altro il Paese contraddice anche lo spirito comunista della supremazia del partito. I leader dittatori, infatti, si succedono secondo una linea dinastica dettata dalla famiglia dei Kim. A rimarcare questo culto della personalità sta il fatto che il Partito del Lavoro “faccia votare” al suo Congresso i due leader defunti. Kim Il-sung, Presidente eterno, e Kim Jong-il, Segretario eterno: rispettivamente denominati “Grande Leader” e “Caro Leader”.