Atletico Diritti, fare gol tirando un calcio a pregiudizi

Pubblicato il 15 Settembre 2014 alle 13:34 Autore: Francesca Garrisi
calcio

“Se il Brasile ha perso 7 a 1 nella semifinale dei mondiali organizzati a casa sua, noi potremo mai far di peggio?”. Il gioco è una cosa troppo importante, per prenderlo sul serio, e loro l’hanno capito. Con questa frase infatti si è presentato l’Atletico Diritti, la prima formazione calcistica composta da migranti, detenuti e studenti universitari nata a Roma dalla collaborazione tra l’associazione Antigone e Progetto Diritti, con il patrocinio dell’Università di Roma Tre.

Al momento fanno parte dell’Atletico 26 giocatori, di cui sei detenuti scelti dalla direzione del carcere di Rebibbia, dieci studenti e altrettanti stranieri (senegalesi, marocchini, nigeriani, curdi e bengalesi). «La nostra squadra di calcio è stata iscritta per la prima volta al campionato di terza categoria. Le magliette dei giocatori saranno griffate Made in Jail. Le partite casalinghe saranno disputate nel campo più suggestivo di Roma, quello della Polisportiva Quadraro Cinecittà che nasce all’ombra dell’Acquedotto Romano, grazie all’ospitalità di Fabio Betulli, presidente della Polisportiva, e al sostegno del Municipio Roma 7».

Il calcio quindi, è stato il “pretesto” per unire le energie di due realtà saldamente presenti nel terzo settore, ampliandone notevolmente il raggio d’azione. Perché insieme, si riesce a fare molta più strada della semplice somma dei passi dei singoli. «Certamente è una sfida che vale la pena raccogliere, perché l’integrazione si crea attraverso il confronto di esperienze differenti, come in questo caso. Sul campo, gli immigrati dei centri d’accoglienza avranno l’opportunità di conoscere gli studenti romani e viceversa», come ha evidenziato Carolina Antonucci, giunta all’Atletico Diritti dopo aver preso parte anni fa a un’altra interessante e innovativa realtà calcistica, ovvero l’Ardita San Paolo, la prima squadra italiana nata dall’azionariato popolare.

carcere

E comunque, autoironia a parte, l’Atletico ha già le idee chiare.«Il nostro progetto è molto ambizioso», ha spiegato Arturo Salerni (vicepresidente della squadra insieme a Marco Ruotolo, ordinario di Diritto costituzionale a Roma Tre). «Non ci fermeremo al calcio. Abbiamo intenzione di creare una vera polisportiva. Tra un paio d’anni fonderemo una seconda squadra in Senegal, a Dakar, e successivamente approderemo all’atletica leggera». Tuttavia, per portare avanti un’iniziativa di ampio respiro come questa, motivazione e determinazione sono condizioni necessarie ma non sufficienti: è quindi indispensabile una base economica a cui poter fare riferimento. Infatti, come ha precisato Carolina Antonucci, «sono stati spesi oltre duemila euro solo per l’iscrizione al campionato di quest’anno poi ci sono i costi per le trasferte, le maglie, i palloni e le varie altre spese correnti». Così, per finanziare il progetto si può partecipare alla campagna di crowdfunding (raccolta fondi dal basso) lanciata sulla piattaforma Indiegogo, o effettuare un versamento sul conto corrente bancario di Progetto Atletico Diritti Onlus (IBAN IT76 V056 9603 2000 0000 6623 X37 – Causale: Atletico Diritti).

Non avete ancora deciso se sostenerli o no? Date un’occhiate al logo della squadra, e noterete la banana disegnata da Andy Warhol, diventata poi il simbolo di uno storico disco dei Velvet Underground & Nico. Ogni riferimento a fatti e persone non è puramente casuale, ma porta un nome e cognome ben preciso, e cioè quello del nuovo presidente della Figc, Carlo Tavecchio, balzato agli “onori” della cronaca per aver definito i giocatori stranieri presenti nel nostro campionato dei  “mangia banane”.

Francesca Garrisi

L'autore: Francesca Garrisi

31 anni, una laurea in Scienze della Comunicazione e poi un master in comunicazione d’impresa e comunicazione pubblica. Ha collaborato con l’Osservatorio di Comunicazione Politica dell’Università del Salento, e come stagista con il settore Comunicazione Istituzionale della Regione Puglia. Ha scritto per l’mPAZiente, bimestrale d’inchiesta salentino, e a oggi collabora con Termometro Politico e il settimanale salentino Extra Magazine. Un po’ Monty Python un po’ Cuore Selvaggio, è innamorata della lingua tedesca, che ritiene ingiustamente sottovalutata e bistrattata
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