Costa d’Avorio: alla sbarra, all’Aja, il generale della strada

Pubblicato il 30 Settembre 2014 alle 07:40 Autore: Raffaele Masto

Quasi sotto silenzio all’Aja si stanno svolgendo alcune sedute della Corte Penale che hanno una importanza profonda per la Costa D’Avorio, per tutta l’Africa Occidentale e per il principio stesso di giustizia internazionale. La Corte Penale deve, infatti, decidere se confermare i capi di accusa a carico di Charles Blè Goudè, ex leader dei Giovani Patrioti fedeli sostenitori dell’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo.

La decisione della corte è importante e per comprenderlo basta riferire chi è Blè Goudè e di cosa si è macchiato. Quella ivoriana è stata una guerra sporca nella quale, più che il presidente Gbabo, era tutto il suo entourage a giocare nel torbido.

Gbabò era influenzato pesantemente dalla moglie Simone, da un misterioso “pastore” evangelico che lo ha sempre spinto alla guerra, e da un giovane spregiudicato come Blè Goudè, appunto.

Chi era questo personaggio e perchè il fatto che sia stato messo sotto processo è importante? 42 anni, arrestato in Ghana nel gennaio 2013, dopo una latitanza di un anno e mezzo, Blè Goudè è stato estradato in Costa d’Avorio e trasferito alla Cpi lo scorso marzo. Sul suo capo pendono quattro pesanti accuse: crimini contro l’umanità, omicidio, stupro, persecuzione e altri atti disumani commessi durante la crisi elettorale del 2010-2011, conclusa con 3000 vittime.

Costa d'Avorio

Photo by Stefan MeiselCC BY 2.0

Blè Goudè era l’esecutore sul terreno e tra la gente delle direttive che arrivavano dal presidente Gbabò e dal suo entourage. Non a caso questo personaggio si faceva chiamare ‘il generale della strada’.

Le direttive erano quasi sempre radicali e spietate. Impedire agli oppositori del regime di manifestarsi e individuare, anche attraverso soffiate o addirittura interrogatori sotto tortura, contestatori e personaggi potenzialmente pericolosi.

Blè Goudè, sulla strada, aveva poteri quasi assoluti: dava istruzioni, reclutava giovani, li armava, li addestrava e, i più ‘meritevoli’ li inseriva nella catena di comando delle sue forze. Il presidente Gbabò lo aveva fatto ministro della gioventù e, pare, gli aveva elargito quantità consistenti di denaro.

Il fatto che la Corte Internazionale si occupi di un personaggio così è importante. Di solito a finire sotto accusa sono presidente, ministri, generali, leader guerriglieri. Il loro entourage quasi sempre non viene toccato e così personaggi come Blè Goudè escono indenni, impuniti.

Invece è importante, direi quasi determinante, il fatto che anche chi compie crimini all’ombra di un presidente sappia che la giustizia internazionale non dimenticherà. E’ una questione di giustizia, certo. Ma anche un potenziale elemento di dissuasione per tutti coloro che compiono crimini di guerra e, nonostante il loro ruolo secondario, spesso sono più colpevoli dei personaggi in vista che finiscono sotto processo.

Immagine in evidenza: photo by Stasiu TomczakCC BY 2.0

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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