Boeri: “Dal 2008, 4 milioni di poveri in più. Non era inevitabile”

Pubblicato il 19 Maggio 2015 alle 19:49 Autore: Redazione

“I costi della crisi sono sulle persone più povere del Paese”, aumentate da 11 a 15 milioni dal 2008 ad oggi, con una crescita dal 18 al 25% del totale delle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà. Questi i dati forniti da Tito Boeri, presidente Inps, nel corso dell’audizione in commissione Affari sociali alla Camera.

Per l’economista “è la povertà il nodo centrale” per l’Italia, dal momento che “Il 10% più povero nella distribuzione dei redditi ha subito una riduzione del 27% del proprio reddito disponibile, mentre il 10% più ricco della popolazione ha subito una riduzione del 5%”, ovvero quanto il ceto medio.

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Boeri: “Situazione non inevitabile”

Una situazione che “non era inevitabile”, per Boeri, il quale aggiunge: “Gli strumenti di contrasto alla povertà necessitano di una efficiente amministrazione delle politiche del lavoro e delle politiche attive: oggi questa capacità in Italia non esiste, in molte regioni non c’è”. “Noi – prosegue il cofondatore de lavoce.info – non abbiamo un sistema di prestazione sociale di trasferimenti alle famiglie che sia in grado di contrastare la povertà”.

Urgenti, secondo Boeri, le misure di contrasto alla povertà da adottare per la fascia 55-65 anni perché “dai 55 anni in su è possibile creare delle misure con le risorse di cui già oggi l’istituto dispone”, senza rischi di “azzardo morale”. La soluzione, prosegue Boeri, “non vuole opporsi o essere in contraddizione con quelli di cui necessita la fascia d’età più giovane”. Anzi, “l’auspicio è che il governo, supportato dal Parlamento, affronti questo problema. A quel punto davvero si potrebbe avere un sistema di reddito minimo che supporti l’intera popolazione italiana”.

Infine, l’economista ha commentato positivamente la scelta del governo di restituire 2,1 miliardi in luogo dei 18 chiesti dalla Consulta per i pensionati che hanno subito il blocco dell’indicizzazione dei propri assegni, perché in quel caso “la possibilità di contrastare la povertà sarebbe stata più difficile”.

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