Fratelli d’Italia consulta gli iscritti: “Rivolete An?”

Pubblicato il 6 Settembre 2015 alle 15:57 Autore: Gabriele Maestri
fondazione an

Alleanza nazionale forse torna, ancora non è certo, ma sul punto Fratelli d’Italia non ha le idee ancora chiare. Manca meno di un mese al 3 ottobre, data in cui è fissata l’Assemblea dei Partecipanti di diritto e degli Aderenti della Fondazione An, che si terrà a Roma. Al ritorno in campo del partito sempre guidato da Gianfranco Fini pensano da mesi vari “ex colonnelli”, mentre non ha ancora le idee chiare Fratelli d’Italia, che in questi giorni ha interpellato i suoi iscritti.

Risvegliare il partito?

Di rimettere in gioco il simbolo utilizzato per quasi 15 anni da Alleanza nazionale (partito chiuso dopo la confluenza nel Pdl e formalmente ancora esistente come associazione in liquidazione, accanto alla fondazione costituita nel 2011) si parla con insistenza almeno dagli ultimi mesi del 2013. Nell’anno in corso più di un passo è stato fatto e vari soggetti hanno rilanciato l’idea di un impegno politico attivo della fondazione, magari costituendo un nuovo partito (o trasformando la fondazione stessa) per impiegare nome, emblema, valori e parte delle risorse che furono di An: sarebbe un modo per tentare di ridare unità a militanti e simpatizzanti della destra italiana, ora dispersi in molte sigle.

gianni alemanno indagato

Non tutti nella famiglia degli ex An hanno la stessa idea: c’è chi – a partire da Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, ora in Forza Italia – dell’idea di scendere in campo e intaccare il “tesoretto” della fondazione (mettendosi in concorrenza con Fi) non vuole sentire parlare; altri, come Francesco Biava (vicepresidente della fondazione e dirigente di Fratelli d’Italia) e Gianni Alemanno, credono molto in questo progetto e sembrano avere convinto anche Ignazio La Russa e alcuni ex finiani, come Andrea Ronchi e Roberto Menia.

Va esattamente in questo senso una mozione presentata da un gruppo di “quarantenni”, ora militanti in Fi e Ncd, considerati vicini allo stesso Alemanno: il documento sarà discusso e votato proprio all’assemblea di ottobre, mentre proprio ieri Prima l’Italia, realtà che fa capo ad Alemanno e Isabella Rauti, ha licenziato un documento – dal titolo “Riaggregare la destra sommersa e diffusa” – in cui si invitano tutte le forze d’area a unirsi in questo disegno comune.

Il sondaggio di Fratelli d’Italia

Ufficialmente all’ordine del giorno dell’assemblea la questione del ritorno di An non c’è. E’ stato invece inserito – ed era praticamente un obbligo – il punto relativo all’uso del simbolo, concesso per il 2014 (e prorogato eccezionalmente per parte del 2015) all’evoluzione di Fratelli d’Italia proprio dalla fondazione An presieduta da Franco Mugnai, nella precedente assemblea di fine 2013 in cui volarono gli stracci.

meloni fratelli d'italia

Una posizione unitaria su come porsi riguardo alla partita di An probabilmente nel partito guidato da Giorgia Meloni non c’è: in questi giorni, infatti, gli iscritti di Fdi hanno ricevuto un’e-mail contenente una sorta di sondaggio, per conoscere le loro idee sul “progetto An” e sulla “nuova destra”. Agli aderenti al partito, nello specifico, sarebbe stato chiesto cosa pensassero circa la possibilità che la Fondazione An desse luogo a un nuovo partito e cosa voterebbero qualora, alle prossime elezioni, Fdi dovesse scegliere di non partecipare a quel soggetto politico. Il sondaggio proponeva pure un elenco di dodici persone tra quelle potenzialmente utili per la “nuova destra” e richiedeva di metterle in ordine di “utilità”: nell’elenco, accanto a Meloni, Alemanno, La Russa, Fabio Rampelli, Gasparri (e all’ex Crosetto), anche Matteo Salvini, Raffaele Fitto, Flavio Tosi e persino Gianfranco Fini, un nome che a molti militanti di destra oggi fa venire l’orticaria.

L’impressione è che all’interno di Fratelli d’Italia una parte consistente della base, soprattutto i più giovani, voglia lasciare definitivamente alle spalle l’esperienza politica di Alleanza nazionale e dei suoi “big” (perché restino fuori dal gioco), a favore di un percorso autenticamente di destra, ma sostanzialmente nuovo. A quel punto, lo stesso simbolo di An, che ad alcuni (come La Russa e Alemanno) fa molto gola, per un’altra parte del partito è piuttosto una zavorra, di cui liberarsi quanto prima. Da qui al 3 ottobre, in ogni caso, Fdi prenderà una decisione e, attraverso i suoi rappresentanti nella fondazione An, la farà pesare.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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