INTERVISTA Remo Bodei: “la Buona Scuola è uno slogan”

Pubblicato il 18 Settembre 2015 alle 18:16 Autore: Piotr Zygulski

Termometro Politico ha raggiunto il Professor Remo Bodei all’annuale Festival della Filosofia di Modena e gli ha chiesto cosa pensa della “Buona Scuola” del governo Renzi.

Come insegnare la filosofia affinché possa essere ereditato al meglio il lascito dei pensatori passati?

La tradizione italiana è legata a Gentile – che tra l’altro è stato tradito – e tende a mettere “in fila indiana” i filosofi da Talete a Foucault. Essi a scuola sono presentati come una specie di “serial killer” che ammazzano i loro predecessori prima di essere ammazzati loro, oppure si usa una sorta di sistema pantografico che riduce ai minimi termini l’insegnamento dei filosofi.

In America o in altri paesi anglosassoni, invece, la dimensione storica scompare: tutti diventano contemporanei, e non si è interessati a cosa veramente dice il singolo pensatore, ma si vuole sapere se quello che ha detto sia vero o falso.

La soluzione migliore, a mio avviso, è quella di leggere i testi e situarli nel loro ambito storico, sapendo però che i grandi filosofi non sono il riflesso del loro tempo come diceva Hegel, secondo cui la filosofia sarebbe figlia del tempo, perché le grandi filosofie sono figlie di tutti i tempi. Esse pongono dei problemi, come del resto la grande letteratura, che non si esauriscono nella tradizione.

I grandi filosofi, come le grandi opere d’arte, rinascono ogni stagione perché pongono dei problemi diversi. È importante sapere in che modo questo patrimonio possa essere trasmesso in forma attuale, senza tuttavia fare dell’attualità il punto d’arrivo delle filosofie: c’è un passato irredento che continua a fermentare. Occorre dare l’impressione che questo passato non si esaurisce nel presente – come faceva intendere il modello crociano – ma che il passato continua.

buona scuola remo bodei

La buona scuola è quella di Gentile o quella di Renzi?

Nessuna delle due secondo me, perché obbediscono a criteri diversi. La “buona scuola” è uno slogan, in fin dei conti. La buona scuola si fa con buoni professori, e assumere centocinquantamila supplenti frustrati mi sembra una cosa giustissima.

D’altra parte però i docenti andrebbero aggiornati, perché sono demotivati. Dovrebbero istituire nuovamente i corsi di aggiornamento che negli anni 60-70 si facevano per tutti, anche per i professori di ruolo, poiché la cultura si modifica molto rapidamente.

L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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