Terrorismo, Mali: tutto quello che è successo

Pubblicato il 20 Novembre 2015 alle 17:48 Autore: Ilaria Porrone

Continua la scia di terrore, questa volta con un attacco in Mali. Questa mattina il Radisson Blue Hotel di Bamako, la capitale del Mali, è stato colpito da un attacco jiadista. Un gruppo di terroristi armati, ha fatto irruzione al grido di “Allah u Akbar!” (Dio è grande) e ha preso in ostaggio almeno 170 persone (140 ospiti e 30 persone dello staff).
Secondo il quotidiano Liberation i terroristi, circa una dozzina, sarebbero arrivati nell’albergo a bordo di una macchina con la targa “corpo diplomatico”; il gruppo sarebbe riuscito a salire fino al settimo piano dell’hotel, da dove avrebbe iniziato il suo attacco con armi da fuoco e granate. Ed è proprio al settimo piano, sempre secondo il quotidiano francese che “si trovano le camere utilizzate dal personale di volo dell’Air France”.

Alle 11 del mattino sono stati rilasciati i primi ostaggi con un blitz delle forze speciali maliane, tra i quali alcuni che avrebbero recitato alcuni versi del Corano. Tra i primi rilasciati, anche un popolare cantante guineano, Sekouba Bambino, che ha dichiarato: “Mi sono svegliato al suono di colpi d’arma da fuoco e pensavo fossero solo banditelli venuti all’hotel per cercare qualcosa. Dopo 20 o 30 minuti ho capito che non erano piccoli criminali”. Il presidente del Mali, Idriss De’by Itno, ha invece evocato la matrice islamista dell’attacco: “Condanno nella maniera più ferma possibile questo atto barbaro che non ha niente a che vedere con la religione”.

hotel dell'attentato in mali

A poche ore dall’attacco, è arrivata infatti la rivendicazione del gruppo “Mourabitoun” (secondo l’emittente Al-Jazeera): si tratterebbe di un gruppo di jihadisti che si è scisso da Al Qaeda nel Maghreb islamico, una fusione fra gli ex qaedisti di Belmokhtar e gruppi islamisti dell’area fra Niger e Nigeria. Il gruppo “Mourabitoun” avrebbe posto come condizione per il rilascio degli ostaggi la fine dell'”aggressione contro la popolazione del nord del Mali”. Rivolgendosi alle autorità del Mali e della Francia, il gruppo ha minacciato che in caso di rifiuto delle richieste “Sapete come andrà a finire, lo avete già sperimentato”.

Hollande “Dimostrare la nostra solidarietà al Mali”

Proprio ieri il presidente francese Francois Hollande aveva sottolineato che l’Isis considera la Francia nemica proprio a causa di un intervento in Mali. Hollande ha infatti ricordato che nel 2013 la Francia ha aiutato il Mali, ottenendo una “vittoria” sui terroristi che avevano attaccato la cultura del paese africano, imponendo divieti e la sottomissione delle donne. “La Francia ha dovuto prendersi le sue responsabilità e portare avanti azioni importanti”, e “i terroristi lo sanno per questo ci considerano nemici”. Sull’attacco di aggi al Radisson Blue, il presidente si è mostrato fermo: “Ancora una volta i terroristi hanno voluto segnare la loro presenza barbara, in luoghi dove possono uccidere e impressionare. Dobbiamo dimostrare la nostra solidarietà al Mali, un Paese amico”.

Anche l’Unità di crisi della Farnesina si è subito attivata. Sono 15 i militari italiani presenti in Mali in tre diverse missioni internazionali, ma nessuno è rimasto coinvolto nell’attacco di Bamako secondo le fonti dello Stato Maggiore della Difesa.

Il presidente americano Barack Obama, a Kuala Lumpur per un incontro bilaterale con il premier della Malaysia Najib Razak, ha assicurato che il paese sta monitorato costantemente la situazione e che le forze speciali degli Stati Uniti stanno collaborando nelle operazioni di soccorso. L’ambasciata Usa ha diramato un’allerta in cui chiede ai cittadini americani di mettersi al sicuro.

Mali, almeno 27 i morti

Il ministro della sicurezza del Mali, secondo AFP, ha annunciato che il sequestro sarebbe terminato e che “Non ci sono più ostaggi nelle mani dei sequestratori”. Sempre secondo AFP sono almeno 27 i corpi recuperati, tra le vittime ci sarebbe un funzionario belga, Geoffrey Dieudonne, in Mali per un convegno.

 

Ilaria Porrone

L'autore: Ilaria Porrone

Classe 1987, vive a Roma. Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre. Appassionata di storia e comunicazione politica, nel tempo libero è una volontaria della ONG Emergency. Collabora con Termometro Politico dal 2014. Su twitter è @IlariaPorrone
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