[VIDEO] Sciiti e sunniti: ecco perché Maometto c’entra poco

Pubblicato il 7 Gennaio 2016 alle 12:18 Autore: Emanuele Vena
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Il vero motivo del contrasto tra sciiti e sunniti – e, in extrema ratio, dell’odierna escalation della tensione tra Arabia Saudita ed Iran – non è il profeta Maometto. E il vero nodo del problema non è da ricercare in una storia plurisecolare ma nelle vicende degli ultimi decenni. Ad analizzare il problema è Mehdi Hasan, giornalista di Al Jazeera, con uno straordinario video, tanto breve quanto efficace nel cogliere il succo della vicenda attuale.

Sciiti e sunniti: la causa della crisi attuale non è Maometto

In poco meno di 200 secondi, Hasan spiega che il vero punto di frattura che ha portato alla situazione odierna va ricondotto alla fine degli anni ’70, con la rivoluzione khomeinista in Iran e l’ascesa della petromonarchia saudita. Una tensione a cui, nel nuovo secolo, si è aggiunto il caos provocato dall’intervento statunitense in Iraq e dalla guerra civile in Siria.

Come evidenziato da Hasan, i quattro cardini della tensione attuale in Medio Oriente hanno in realtà motivazioni prettamente politiche, riducendo la grande frattura teologica seguita alla morte di Maometto (nel 632 d.C.) a poco più di un “mito”.

A corroborare il concetto di una concezione “semplicistica” della crisi mediorientale vi sono anche altri esempi, a partire dall’intervento della Russia e di Vladimir Putin a sostegno di Assad – per motivazioni prettamente economiche e geopolitiche – per non parlare della situazione della Libia, che vede attualmente uno scontro tutto interno al mondo sunnita. Tra le citazioni c’è anche lo Yemen, la cui tradizionale concezione della crisi – forze di governo sunnite contro milizie ribelli sciite houthi – è messa in discussione dalla presenza nel Paese di una componente sciita (Zaydi) che in realtà non è considerata molto dissimile dalle concezioni religiose sunnite.

In sostanza, per Hasan l’insistenza nella banalizzazione del tutto in una lotta tra sciiti e sunniti è da ricercare nell’incapacità da parte dell’Occidente – e degli USA in primis – di assumersi la piena responsabilità del fallimento di strategie militari come quelle portate avanti in Iraq da George W. Bush. Esaltando un conflitto – quello teologico – che in realtà, ai giorni d’oggi, sembra essere molto meno importante delle tensioni economiche e geopolitiche che stanno lacerando l’intero Medio Oriente.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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