Tandem D’Alema-Bersani: la ditta ora vuole rottamare il Pd

Pubblicato il 11 Marzo 2016 alle 14:05 Autore: Giuseppe Spadaro
Partito Democratico, Matteo Renzi Pierluigi, Bersani e D'Alema seduti affianco in Parlamento

Se non è proprio una benedizione poco ci manca. Parliamo di una sempre più probabile scissione nel Pd. Dopo l’intervento di Pierluigi Bersani pubblicato ieri dal Corriere ecco le parole di un altro big democratico, Massimo D’Alema, da cui emerge la sempre più difficile convivenza di due gruppi dirigenti sempre più distanti. Da una parte ci sono Bersani, D’Alema, Bassolino ed il gruppo dirigente della trafila PCI, PDS, DS, PD. E dall’altra parte c’è il segretario-premier Renzi ed i suoi uomini fidati di cui molti ex Margherita ma soprattutto molto più giovani.

Lo scontro si è acceso intorno ai candidati alle prossime elezioni. Napoli e Roma sono diventati due casus belli. Sulla candidatura di Roberto Giachetti, dopo la vittoria di domenica alle primarie macchiate dal caso del numero di schede bianche gonfiate, hanno speso parole poco lusinghiere sia l’ex segretario Bersani che l’ex premier D’Alema. Per entrambi non è la persona giusta per rappresentare il centrosinistra: tra le righe hanno lasciato intendere che alla fine sarebbero più in linea con l’eventuale candidatura di Massimo Bray. E’ la prima volta da quando esiste il centrosinistra che personaggi di peso, noti per il loro attaccamento alla ‘ditta’, all’indomani delle primarie esternano pubblicamente le loro riserve. Diverso è il caso di chi, come Cofferati, ha sbattuto la porta subito dopo le primarie.

Massimo D’Alema demolisce il gruppo dirigente

Nella intervista a Massimo D’Alema firmata da Aldo Cazzullo il presidente della fondazione Italianieuropei non perde occasione per criticare la gestione del Pd da parte di Renzi e dei suoi. “La cultura di questo Pd è totalmente estranea a quella originaria”. E continua: “Molti elettori ci stanno abbandonando”. “Non so quanto resteranno in stato di abbandono. Nessuno può escludere che, alla fine, qualcun altro riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito”. Massimo D’Alema non nasconde affatto la sua delusione: “Ai capi del Pd non è passato per l’anticamera del cervello di consultarci una volta, in un momento così difficile. Io cosa dovrei fare? Cospargermi il capo di cenere e presentarmi al Nazareno in ginocchio a chiedere udienza a Guerini?”.

Partito Democratico, Matteo Renzi, Bersani e D'Alema seduti affianco durante un convegno

Caso Roma, Giachetti vs Bray

Per capire invece cosa pensano di Roma basta rileggere le risposte date sulla candidatura di Massimo Bray. Bersani: “Scorrettezza? Ma chi è che può dare patenti di correttezza o di scorrettezza? Io non critico nessuno. Se Bray prendesse questa decisione, e non ho notizie al riguardo, sarebbe una sua scelta legittima”. D’Alema: “Massimo Bray è un mio carissimo amico, ma è un uomo libero e indipendente. È anche una delle persone più testarde che ho conosciuto in vita mia. Non sente nessuno; decide, e va rispettato nella sua decisione. E non è neppure iscritto al Pd. Basta consultare la Rete per vedere quanti cittadini e associazioni si stanno rivolgendo a lui; anche se io non figuro, non faccio parte di questa comunità”. Quindi lei vota Giachetti? “Non so ancora chi siano i candidati. Li valuterò liberamente da cittadino romano. Non so cosa farà Bray. Certo non ho il minimo dubbio che la sua candidatura sarebbe quella di maggior prestigio per la Capitale”.

Scenario inedito e guai in vista per Renzi

Lo scenario che si prospetta di qui alle amministrative è del tutto inedito. Forse per la prima volta i vincitori delle primarie si trovano davanti una strada tutta in salita. A Roma come a Napoli e forse anche a Milano le primarie non sono state in grado di consegnare un quadro chiaro. Il tripartitismo delle ultime elezioni politiche 2013 rischia di dividersi ancora. Alla fine gli elettori potrebbero ritrovarsi ben quattro blocchi politici ai nastri di partenza. Il Pd oltre al M5S ed ai candidati del centrodestra (Lega+Forza Italia+Fratelli d’Italia) dovrà fare i conti con la sinistra. Prendiamo il caso Napoli: con la candidatura del sindaco uscente De Magistris il Pd, come attestato da alcuni ultimi sondaggi, rischia di non arrivare neanche al ballottaggio.

C’è poi da chiedersi cosa succederebbe in una qualsiasi sfida nei Comuni più grandi in caso di ballottaggio tra il candidato del Pd ed il candidato del M5S.  Chi voterebbero gli elettori di sinistra? E gli elettori della Lega? E in caso di ballottaggio tra Pd e candidato del M5S gli elettori di centrodestra come si comporterebbero?

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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