Le primarie USA servono a scegliere il candidato migliore? Solo per i supporters di Trump

Pubblicato il 6 Aprile 2016 alle 12:46 Autore: Emanuele Vena
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Le primarie USA servono a scegliere il candidato migliore? Solo per i supporters di Trump

Il compito delle primarie USA è quello di scegliere il miglior candidato per la corsa alla Casa Bianca? Dovrebbe essere scontato, ed invece non lo è. A credere in questa logica è solo poco più di un terzo degli elettori, secondo un sondaggio condotto dal Pew Research Center. Un dato che varia – e presenta risvolti ancor più interessanti – se si analizza l’appartenenza politica (e le preferenze tra i candidati alle primarie) del campione intervistato.

Come emerge dalla rilevazione, a credere in misura maggiore nell’importanza del meccanismo delle primarie quale scelta del candidato migliore sono i elettori repubblicani: a pensarla in questa maniera è infatti il 42% di elettori e simpatizzanti GOP. Un dato decisamente superiore rispetto al 30% riscontrato nella fetta di campione vicina al Partito Democratico.

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A spiegare ulteriormente il gap tra elettori dem e GOP è l’analisi delle simpatie degli americani per i vari candidati. Ad avere un’opinione “virtuosa” – se così si può dire – del meccanismo delle primarie è il 60% dei supporters di Donald Trump. Un dato notevole, se paragonato al 40% dei simpatizzanti di Ted Cruz e, addirittura, al 17% di quelli del governatore dell’Ohio, John Kasich.

Tra gli elettori dem sono invece i supporters di Hillary Clinton coloro che prevalgono nella visione delle primarie quale meccanismo per scegliere il candidato migliore. A pensarla così è il 37% di loro, +12 rispetto al 25% dei simpatizzandi di Bernie Sanders. A credere maggiormente nelle primarie sono dunque i supporters di coloro che, al momento, risultano in testa alle primarie nei rispettivi partiti: Trump tra i repubblicani, Clinton in campo dem.

Le primarie USA: tra scelte e insulti

Il Pew Research Center ha anche chiesto agli americani un giudizio in merito all’utilizzo degli insulti personali durante le campagne elettorali. A ritenerlo un “gioco scorretto sempre e comunque” è il 68% degli intervistati, mentre un altro 30% lo ritiene, in alcuni casi, una tattica lecita.

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Analizzando l’affiliazione ai candidati, non sorprende che a ritenerlo un gioco lecito siano soprattutto i simpatizzanti di Trump, autore di una campagna elettorale aggressiva e dai toni particolarmente forti. Ad approvare una tale durezza è quasi la metà dei suoi supporters: 47%, contro un 51% che la pensa in maniera contraria. Decisamente più critici i fan di Cruz (il 66% lo ritiene un gioco scorretto) e Kasich (72%), ma ancor di più i supporters dei due candidati dem (74% sia per Clinton che per Sanders).

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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