Elezioni Repubblica Dominicana: facile riconferma per Medina

Pubblicato il 7 Maggio 2016 alle 15:18 Autore: Redazione
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Elezioni Repubblica Dominicana: quelle del prossimo 15 maggio saranno le prime elezioni congiunte che si celebreranno in Repubblica Dominicana dal 1994. In quell’anno infatti le elezioni, che videro nuovamente vincitore Joaquin Balaguer, al potere in forma quasi continuativa dal 1966, vennero contestate per brogli e ciò portò alla ripetizione delle stesse nel 1996, creando, così, una sfasatura con le legislative e le amministrative. Nel 2010 si decise di ricomporre le elezioni prolungando il mandato di parlamentari e sindaci fino al 2016.

In un solo giorno i cittadini dominicani voteranno per presidente, vicepresidente, 32 senatori, 190 deputati, 20 rappresentanti al Parlamento Centroamericano, 158 sindaci e vicesindaci e 1.164 consiglieri comunali, oltre a direttori e sindaci dei distretti comunali e delle sezioni rurali.

Tutto ciò porta a un sovrannumero di candidati se si pensa che i partiti riconosciuti e presenti sulla scheda elettorale sono 26.

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Elezioni Repubblica Dominicana: facile riconferma per Medina

I candidati alla Presidenza della Repubblica sono 8. Il presidente uscente, Danilo Medina, appare in 15 spazi sulla scheda elettorale, mentre il suo principale oppositore, Luis Abinader, in 5.

Danilo Medina (PLD) è stato eletto per la prima volta presidente 4 anni fa, nel 2012, dopo aver sconfitto il candidato del PRD Hipolito Medina, che, a sua volta, lo aveva battuto alle elezioni del 2000.

La candidatura di Medina è stata tutt’altro che scontata, infatti, il presidente precedente Leonel Fernandez (PLD), dopo aver governato per tre mandati 1996-2000, 2004-8 e 2008-12 aveva modificato la costituzione per impedire la rielezione consecutiva e preparare così una nuova candidatura. Durante lo scorso anno, dopo una forte discussione all’interno del PLD, il partito che ha espresso gli ultimi due presidenti e che ha la maggioranza assoluta in Senato e quella relativa alla Camera, il Parlamento ha approvato un nuovo cambio alla Costituzione introducendo la possibilità della rielezione consecutiva e il limite di due mandati, sul modello del sistema statunitense. Queste modifiche sono state spinte dal PLD alla luce dei sondaggi che davano l’indice di gradimento verso il Governo di Danilo Medina tra i più alti in America Latina, secondo solo a Pepe Mujica (Uruguay).

La politica dominicana è stata tradizionalmente dominata da tre partiti:

  • il PRSC (Partido reformista social cristiano), il partito di Joaquin Balaguer che raccolse l’eredità del regime di Leonida Trujillo di cui Balaguer era stato primo ministro.
  • Il PRD (Partido Revolucionario Dominicano), partito fondato da Juan Bosh, vincitore delle elezioni successiva alla fine della dittatura, ma che potè governare solo sette mesi prima del colpo di stato e dell’invasione statunitense. Negli anni successivi vinse tre volte la corsa per la presidenza, l’ultima con Hipolito Mejia nel 2000.
  • Il PLD (Partido de la Liberacion Dominicana), fondato anche questo da Juan Bosh dopo il suo abbandono al PRD, nel 1996 guadagnò la presidenza con Leonel Fernandez grazie ad una alleanza con il PRSC

In questi ultimi mesi tutti e tre questi partiti hanno subito una scissione al proprio interno.

Il PRSC, alleato del PLD in forma più o meno stabile dal 1996, è andato via via perdendo consenso elettorale e l’anno scorso ha visto l’uscita del suo rappresentate più significativo, e unico senatore, Amable Aristy Castro che ha fondato il Partito Reformista Liberal. Il PRSC ha quindi scelto di allearsi con il candidato dell’opposizione Luis Abinader.

Il PRD ha sofferto una storia ancora più travagliata negli ultimi quattro anni. Dopo che il suo candidato Hipolito Mejia è risultato sconfitto alle elezioni presidenziali, il partito si è diviso un due tra i sostenitori di Mejia e quelli del presidente Miguel Vargas fino ad arrivare alla scissione dei primi che hanno fondato il Partido Revolucionario Moderno (PRD). All’interno del PRD si sono svolte primarie per la candidatura alla presidenza dove Hipolito Mejia ha perso, alcuni dicono in forma pianificata, contro il più giovane Luis Abinader. La maggioranza di notabili del PRD è emigrata nel PRM, che, seppur non abbia ancora affrontato nessuna prova elettorale, viene considerato il principale partito di opposizione. Il PRD ha appoggiato le aspirazioni di rielezione del presidente Medina votando a favore della modifica della Costituzione arrivando a segnare, per la prima volta nella storia dei due partiti, un accordo elettorale.

Il PLD ha visto una scissione molto meno significativa portata avanti dalla deputata Minuo Tavarez Mirabal, figlia dei fondatori del Movimento 14 de Junio, Manolo Tavarez e Minerva Mirabal, che si oppose alla dittatura di Trujillo e all’invasione americana del 1965. Minuo, dopo anni di militanza nel partito, ha deciso di provare la strada personale che l’ha portata a fondare il movimento Opción Democrática e a candidarsi alla presidenza con il partito Alianza para la Democracia, in passato alleato del PLD.

Si configurano quindi due grandi blocchi elettorali:

  • il Bloque Progresista: guidato dal PLD e dal PRD con altri 13 partiti alleati
  • l’alleanza PRM e PRSC con altri tre partiti

Tra gli altri candidati spiccano Guillermo Moreno, di Alianza Pais, movimento di sinistra, che si presenta per la terza volta, Pelegrin Castillo, di Fuerza Nacional Progresista, un movimento di destra anti-haitiano, e la già citata Minuo Tavarez. Nessuno di questi ha speranze di superare la percentuale del 5%.

Queste elezioni, almeno sul versante presidenziale, non sembrano lasciare molto spazio a sorprese. La popolarità di Danilo Medina, e le risorse investite in questa campagna elettorale, sono tali da lasciare credere che la vittoria arriverà facilmente al primo turno. Il presidente uscente aspira a ricevere un grande appoggio popolare puntando alla quota del 60% dei voti. La sua campagna è stata incentrata sui grandi investimenti effettuati nell’ambito dell’educazione (il primo atto di governo fu quello di duplicare il budget di quel ministero), sui programmi di microcredito e sulla realizzazione di importanti infrastrutture. Luis Abinader non è riuscito, nei mesi di campagna elettorale a mostrarsi come valida alternativa e sconta anche il ricordo non proprio positivo del quadriennio 2000-2004 quando, sotto la guida di Hipolito Mejia, la Repubblica Dominicana ha sofferto una grande crisi economica.

Stessa sorte dovrebbe toccare anche alle elezioni legislative, in particolare quelle del Senato dove ogni provincia elegge un solo senatore e non vi è ballottaggio. La divisione dei partiti di opposizione non lascia molte speranze di eleggere alcun rappresentate. Già nel 2010 il PLD e alleati conquistarono 32 senatori su 32.

Roberto Codazzi

www.robertocodazzi.it

Educatore, cooperante, fondatore di ColorEsperanza e curatore del libro “Haiti: l’isola che non c’era”, edizioni IBIS

L'autore: Redazione

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