Scajola ai magistrati “Dissi io alla Rizzo che il marito doveva tornare”

Pubblicato il 12 Giugno 2014 alle 11:47 Autore: Giuseppe Spadaro

“In questa telefonata io fui molto duro nel dirle quale era secondo me la via che avrebbe dovuto scegliere e cioè il marito sarebbe dovuto venire qua. Avrebbe sofferto ma comunque il marito latitante è peggio che in prigione”. Queste le dichiarazioni rese da Claudio Scajola ai pm in riferimento alla telefonata con Chiara Rizzo in cui le dice di fare una scelta. “Lei – prosegue Scajola – avrebbe potuto andare a visitarlo una volta la settimana. Lei avrebbe potuto cercarsi un lavoro, è una bella donna faceva la modella poteva trovare la possibilità di fare qualcosa. Io l’avrei aiutata come l’ho aiutata facendole dare una collaborazione”.

“Quello che mi fece scattare e lo feci sempre cercando di capirla, in qualche modo di assecondarla perchè capivo che era sola, turbatissima, che si era trovata in un mondo opposto a quello che sapeva. Diventò un po’ diverso (l’atteggiamento, ndr) da parte mia dall’episodio scatenante della macchina perché non mi tornava e dicevo non voglio sapere”. Il riferimento è alla Porsche Cayenne che aveva la Rizzo – sulla targa della quale Scajola fece fare accertamenti dalla sua scorta – e che lei, nel suo interrogatorio, ha detto che le era stata regalata da Francesco Caltagirone Bellavista.

scajola

Scajola poi prosegue riferendo dei suoi discorsi alla Rizzo: “non ti voglio chiedere niente sei liberissima. Io ti dico che il modello di vita che devi scegliere può essere questo. Se ti vuoi scegliere un altro motivo di vita devi sapere a cosa vai incontro. A fine gennaio le dico in maniera chiara hai già scelto ed il discorso lo faccio quando ho colto questa vicenda della macchina che mi ha dato la sensazione ..”. Quindi i pm chiedono a Scajola se dall’episodio avesse cominciato ad avere dubbi sulle reali difficoltà economiche della donna. Domanda alla quale Scajola non risponde direttamente ma il senso del discorso lascia intendere di sì.

chiara rizzo moglie matacena caso scajola

Nel prosieguo dell’interrogatorio – che era stato secretato – Scajola dice ai magistrati: “Non ho mai fatto affari con nessuno perché non ne sono capace. L’ultima volta che ho comprato una casa ho fatto un casino. E poi vado a fare affari con loro ..”. L’audio è stato depositato al Tribunale del riesame di Reggio Calabria. “La mia preoccupazione – spiega Scajola – era sempre quella la grandissima difficoltà economica che mi pareva di arguire” avesse Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena, a Dubai senza passaporto dopo la condanna a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola parla poi della sua esclusione dalle liste di Forza Italia per le europee: “Sulla vicenda della casa (con vista al Colosseo) io sono politicamente morto. A Berlusconi chiesi la candidatura alle Europee. Mi disse di si, ma non sono stato inserito in lista”.

SCAJOLA, SPEZIALI MI DISSE DI INCONTRI CON DELL’UTRI – “Speziali mi disse che aveva incontrato diverse volte Dell’Utri. Io ho sempre arguito che lui (Speziali, ndr) per la sua candidatura dovesse cercare gli sponsor che poteva quindi anche Dell’Utri poteva essere utile. Forse dopo il casino di Dell’Utri, lui dice è tantissimo tempo che non lo vedevo”. Lo dice Claudio Scajola ai pm. Vincenzo Speziali, nipote omonimo dell’ex senatore del Pdl, è l’imprenditore catanzarese che vive in Libano che, secondo l’accusa, si sarebbe mosso per far spostare Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova, a Beirut e fargli avere l’asilo politico per sottrarlo all’estradizione.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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