Brexit: il Parlamento britannico è spaccato sulla votazione

Pubblicato il 4 Febbraio 2017 alle 12:48 Autore: Alessandro Faggiano
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Brexit: il Parlamento britannico è spaccato sulla votazione

Il processo che porterà all’attivazione dell’art.50 del Trattato di Lisbona da parte del Regno Unito continua. Dopo l’approvazione del testo basico proposto mercoledì dal primo ministro, Theresa May, si passerà agli emendamenti sui singoli articoli. Qui, la situazione diventa decisamente più complessa, con spaccature sia all’interno del partito laborista di Jeremy Corbyn, sia dal lato conservatore della stessa May.

Brexit: maggioranza concorda su stretta immigrazione ma c’è discrepanza percettiva

La maggioranza dei membri del Parlamento concorda che la stretta sull’immigrazione e l’uscita dal budget comunitario rappresentino due cambi imprescinidibili per onorare la volontà popolare. Quasi i 3/4 del Parlamento (il 72%) concorda, indipendentemente dal colore politico. Le maggiori discrepanze tra i due bandi risultano dalla percezione che si ha delle prospettive future.

Brexit: chi ha optato per il ‘leave’ è maggiormente ottimista su futuro UK

Prevedibilmente, coloro che hanno optato per la scelta di lasciare l’Unione sono maggiormente ottimisti sugli scenari futuri rispetto a chi ha messo una croce sul ‘remain’. Infatti, stando all’inchiesta condotta dal The Mile End Institute,  tutti i parlamentari che hanno appoggiato la causa dell’uscita dall’UE si considerano ottimisti riguardo a nuovi trattati commerciali con grandi potenze come la Cina. Questa percentuale del 100% (tra molto ottimista e abbastanza ottimista) scende al 24% tra i seguaci del remain.

E ancora, la gran maggioranza dei leavers ritiene che il Regno Unito ne guadagnerà in termini economici rispetto a una permanenza nell’Unione. La percentuale di consenso su questa affermazione raggiunge l’86%. Al contrario, il 71% dei remainers non la ritengono una manovra positiva sotto il punto di vista economico. Infine, il 55% dei sostenitori dell’idea di Farage crede che nel giro di un anno l’economia britannica tornerà a decollare. La quasi totalità di questi – il 97% – crede che, in ogni caso, sia una scommessa vincente sul lungo periodo. Risultato ben diverso per i partitari del leave: solo l’8% di questi crede in una crescita rapida dal primo anno di Brexit, e poco più di uno su tre la considera positiva nel lungo periodo (10 anni).

Brexit: sintonia sul non celebrare un altro referendum

Nonostante le differenze tra laburisti e conservatori, partitari del remain e del leave, spicca un elemento in cui vi è la massima sintonia tra le parti: l’inneccessarietà di celebrare un secondo referendum (come proposero molti partitari del remain a caldo, dopo la sorprendente vittoria del leave). Solo il 13% dei parlamentari britannici vorrebbe un ritorno alle urne. Una percentuale che si è abbassata drasticamente, specialmente tra i labour, con oltre il 70% di questi che non vedono la necessità di celebrare un nuovo referendum.

 

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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