Elezioni Francia: Macron, voglia di normalità in un contesto anomalo

Pubblicato il 25 Marzo 2017 alle 00:25 Autore: Livio Ricciardelli
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Elezioni Francia: Macron, voglia di normalità in un contesto anomalo

Molto spesso si parla della Francia con la definizione “l’impossibilità di essere come tutti gli altri”. La Republique, infatti, si considera portavoce di un messaggio universale. Allo stesso tempo, il paese agisce in un limbo difficilmente classificabile con le categorie politiche prettamente europee.

Non è stata soltanto la grande instabilità politico-costituzionale del paese a causare tutto ciò. Ma anche il fatto di essere uno dei primi stati del mondo. Oltre a quello di provenire da un background di tipo giuridico ben diverso rispetto alla potenza anglosassone (idealmente ereditato dalla potenza statunitense, istituto monarchico a parte).

Elezioni Francia: identità e universalità

Non è un caso che nel 2006, all’inaugurazione del canale all news France24, il Presidente della Repubblica Jacques Chirac abbia parlato espressamente di una missione da assegnare al nuovo network. Ovvero, diffondere il pensiero ed il modo di intendere il mondo secondo la francofonia. Contro il “pensiero dominante” dei vari canali all news in lingua inglese.

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In un contesto così peculiare è difficile trovare nella storia della Francia politici capaci di rifarsi a tendenze politiche dominanti europee e mondiali. Ci provò (udite udite) Jean-Marie Le Pen con Reagan negli anni ’80. Ma non è un caso che si sia trattato di una forza politica (allora) residuale.

Simultaneamente, questo contesto particolare ha sempre portato i politici francesi ad avere atteggiamenti molto sovranisti, patriottici e di conseguenza ostili al progetto di integrazione europea. Almeno in un’ipotetica forma compiuta, come ben testimonia il dibattito sulla difesa europea negli anni ’50.

Elezioni Francia: l’ancora di salvezza

Tra i politici “europei” francesi si possono ricordare Giscard o addirittura Manuel Valls, che con tutti i suoi limiti si rifaceva a tendenze del progressismo globale (basti pensare a Tony Blair) capaci, o quasi, di renderlo un politico “normale”!

Da questo punto di vista appare particolarmente significativo il successo (almeno secondo i sondaggi di questo periodo e secondo il dibattito televisivo di lunedì 20 marzo) di un esponente politico come Emmanuel Macron. Per la maggioranza degli istituti demoscopici l’ex ministro dell’economia è in testa nei sondaggi del primo turno. Ed ha ottime chance di battere Marine Le Pen in un ipotetico ballottaggio.

Macron pur essendo consapevole delle forti ondate di populismo in giro per il mondo, parla molto spesso dell’Europa come vera e propria ancora di salvezza per la Francia. Un aspetto non solo anomalo considerando il 2017, ma anche considerando la storia politica francese. Da sempre timorosa di annacquare la sua millenaria identità in una nuova ed ipotetica Comunità Europea.

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In un periodo in cui si parla molto spesso di democrazia autoritaria e “democratura” (meglio “democrazia formale”) Macron non nasconde di considerare Trump e Putin come dei destabilizzatori del progetto comunitario. E ricorda come non bastino le singole patrie nazionali per contare in un mondo abitato da un numero crescente di “giganti”.

Elezioni Francia: una situazione storica

Politicamente non si è sforzato di mutare il baricentro del suo schieramento politico (come tentato invano da Valls) ma si pone come un nuova area che proprio per questo può definirsi “centrista” (non alla Herve Morin). Equidistante dai due schieramenti principali.

La campagna elettorale è ancora lunga. Gli imprevisti sono dietro l’angolo e non sono nemmeno escluse informali ingerenze da parte di altri stati. Ma ad oggi possiamo dire che si prospetta una situazione storica per la Quinta Repubblica, con effetti ancor più dirompenti di quelli del 1974: un ballottaggio che escluda del tutto socialisti e neo-gollisti di centrodestra.

In cui la dialettica politica non è dunque tanto tra destra e sinistra delle forze politiche tradizionali. Ma per l’Europa o contro l’Europa, per la chiusura o per l’apertura. In questo senso può piacere o non piacere. Può anche insospettire. Ma di una cosa siamo tutti certi: Emmanuel Macron è un fenomeno anomalo del sistema politico francese. Una via di mezzo tra il cavallo di razza e la gemma rara. Che magari può pure non piacere. Ma sempre rara è.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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