La Gran Bretagna si spacca sull’Unione europea

Pubblicato il 30 Giugno 2014 alle 10:56 Autore: Antonio Scafati

Gli imprenditori vogliono rimanere. La gente vuole andarsene. In mezzo c’è Cameron con la sua promessa di indire un referendum sull’argomento. Dopo la nomina di Juncker alla Commissione europea, per la Gran Bretagna si spalanca un bivio: rimanere o non rimanere all’interno dell’Unione europea.

Ieri David Cameron ha telefonato a Juncker per complimentarsi con lui. Downing Street ha informato che i due “hanno discusso di come possono lavorare insieme per rendere l’Ue più competitiva e flessibile”. Stamattina il Telegraph ha scritto che Cameron è ancora convinto di poter concludere buoni accordi con l’Europa, ottenendo le riforme che auspica. Ma tra Londra e Bruxelles i rapporti restano freddi.

Un sondaggi condotto subito dopo la nomina di Juncker ha mostrato come in Gran Bretagna sia in aumento la voglia di lasciare l’Unione europea: il 47 per cento voterebbe per abbandonare l’Ue, mentre il 39 sceglierebbe di rimanere. Juncker condiziona le scelte dei britannici: appena il 13 per cento dice di sostenere il lussemburghese.

David Cameron

David Cameron

Cameron ha annunciato da tempo che in caso di vittoria alle elezioni dell’anno prossimo si impegnerà per indire un referendum nel 2017: in quella sede, ai britannici sarà chiesto se rimanere o meno nell’Unione europea. Il premier ha sempre sostenuto di voler convincere i suoi concittadini sull’opportunità di restare nell’Ue, ma le vicende delle ultime settimane potrebbero innescare una catena di eventi.

Le pressioni anti-Bruxelles dell’Ukip euroscettico di Farage e quelle che arrivano dall’interno del suo stesso partito, i Conservatori, mettono Cameron in una posizione scomoda. La sconfitta subita sulla nomina di Juncker brucia e continuerà a bruciare. La maggioranza dei britannici ha dimostrato di pensarla come lui sia sulla scelta del lussemburghese sia rotta presa da Bruxelles. Cameron stesso ha detto che a questo punto potrebbe essere più difficile convincere gli elettori a votare a favore dell’Unione europea.

Chi invece non ha dubbi e tifa Europa è la Cbi, la Confederation of business industry. Per le aziende britanniche, Londra deve rimanere nell’Unione europea. “L’Ue è il nostro principale mercato per le esportazioni e rimane fondamentale per il nostro futuro economico” ha dichiarato ieri all’Observer John Cridland, a capo della Cbi.

Per la Cbi tutto il dibattito intorno alla permanenza nell’Unione europea rischia solo di danneggiare gli interessi del paese: “Un’alternativa alla piena appartenenza semplicemente non funzionerebbe, lasciandoci soggetti alle sue regole senza essere in grado di influenzarle. Noi continueremo a premere affinché il Regno Unito rimanga in una riformata Unione europea” ha concluso Cridland.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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