Pagamento sacchetti frutta: normativa europea 2018 in dettaglio e quanto costano

Pubblicato il 3 Gennaio 2018 alle 16:16 Autore: Massimo Borrelli
pagamento sacchetti di plastica

Pagamento sacchetti frutta: normativa europea 2018 in dettaglio e quanto costano

I sacchetti della frutta che troviamo normalmente al supermercato – come anche tutti i sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri utilizzati dalla maggior parte delle attività commerciali – sono banditi dal 1 gennaio 2018. Al loro posto dovranno essere utilizzate buste shopper biodegradabili e compostabili, che però saranno a pagamento. A prevederlo è la direttiva europea 2015/720, che tratta appunto la riduzione dell’utilizzo delle borse di plastica e che l’Italia ha ora recepito tramite l’inserimento di un emendamento specifico al Dl Mezzogiorno.

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Pagamento sacchetti frutta, ecco cosa prevede l’emendamento

Naturalmente questa novità non è stata ben accolta dai consumatori, i quali hanno visto il conto della spesa alzarsi a fronte del nuovo obbligo; e, nel giro di poco, soprattutto sui social si è alzata una vera e propria rivolta. Di fatto, però, il provvedimento nasce con lo scopo di una maggiore tutela ambientale, quindi non sembra corretto – almeno per Legambiente – parlare di caro-spesa.

“L’innovazione ha un prezzo” ha infatti commentato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente. “E’ giusto – ha proseguito Ciafani – che i bioshopper siano a pagamentopurché sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa. In questi anni gli italiani hanno apprezzato molto il bando dei sacchetti non biodegradabili, siamo sicuri che accoglieranno bene questa importante novità riguardante gli shopper leggeri e ultraleggeri finalmente compostabili. Occorre affrontare con efficacia il problema dell’usa e getta e allo stesso tempo contrastare il problema dei sacchetti illegali, ancora troppo diffusi, e promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente”, ha poi concluso il dg.

Pagamento sacchetti frutta, la denuncia di Codacons

A supportare le proteste dei consumatori è subito intervenuta la Codacons; il suo presidente Carlo Rienzi ha infatti spiegato che l’imposizione del pagamento dei sacchetti porterà ad un “aggravio di spesa a carico dei consumatori” dai 20 ai 50 euro all’anno.

Secondo Rienzi si tratta quindi di una “tassa occulta a danno dei cittadini italiani”; che – prosegue sempre il presidente Codacons – “non ha nulla a che vedere con la giusta battaglia a favore dell’ambiente”. La promessa dell’associazione di categoria è quindi quella di impugnare “nelle sedi competenti un provvedimento ingiusto che finisce solo per introdurre aggravi di spesa sulle spalle dei consumatori”.

Pagamento sacchetti frutta, cosa è vero e cosa è falso

A fornire chiarimenti circa la nuova – e già detestata – normativa a tutela dell’ambiente è intervenuta Stella Bianchi, la prima firmataria dell’emendamento al Dl Mezzogiorno che la ha introdotta.

“Abbiamo recepito la direttiva europea 2015/720 sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, che l’Italia era obbligata a recepire. All’inizio del 2017 si è aperta una procedura di infrazione europea nei confronti del nostro Paese perché non avevamo ancora recepito questa direttiva” – ha chiarito la deputata Pd. A quel punto il ministero dell’Ambiente, per evitare le multe dell’Ue, aveva iniziato a predisporre le norme necessarie a recepire la normativa, attivando le Commissioni competenti di Camera e Senato. Essendo poi andate a confliggere due procedure diverse sull’argomento è stata presentato dal Pd un emendamento alla legge europea; ma quel percorso “è lungo – sostiene la deputata Pd – per cui in quel modo non saremmo riusciti a evitare che partissero le multe della procedura di infrazione. Per cui il governo introduce questo emendamento, che è esattamente il decreto predisposto dal ministero dell’Ambiente”.

Per quanto riguarda invece la polemica sul prezzo dei sacchetti, la Bianchi ha spiegato che non è possibile fissare il prezzo di un prodotto; ma che, comunque, se si trovano in giro sacchetti dai 5 ai 10 centesimi “si tratta di speculazione”.

Ed in merito alle accuse di far guadagnare la Novamont – azienda che produce sacchetti compostabili – la Bianchi smentisce categoricamente. La “Novamont non è l’unica impresa italiana che realizza sacchetti prodotti da materie prime naturali anziché da petrolio. In tutta Italia sono oltre 150 le aziende di questo settore con circa 4mila dipendenti e 350 milioni di fatturato”.

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L'autore: Massimo Borrelli

Nato a Salerno, laureato in Giurisprudenza, ho frequentato il Master in Diritto delle Telecomunicazioni a Madrid. Da sempre appassionato di Politica e Web, sono riuscito a conciliare queste due passioni dedicando il mio tempo libero al Termometro Politico, testata online indipendente e senza bandiere. Seguilo su Twitter @borrellimassimo e su G+ Massimo Borrelli
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