Stalking Whatsapp e Facebook: limite messaggi e cosa si rischia

Pubblicato il 30 Gennaio 2019 alle 14:23 Autore: Claudio Garau

Il reato di stalking o atti persecutori con riferimento all’utilizzo di strumenti informatici per attuarlo. Cosa dice la giurisprudenza in proposito.

Stalking Whatsapp e Facebook: limite messaggi e cosa si rischia
Stalking Whatsapp e Facebook: limite messaggi e cosa si rischia

I fatti di cronaca degli ultimi anni spesso raccontano di episodi di stalking, un tipo di comportamento mirato a perseguitare la vittima e ad alterarne l’equilibrio psicofisico. Nel Codice Penale italiano tale condotta è punita in quanto integrante i cosiddetti “atti persecutori”, che sono quindi differenziati dal reato di minaccia. Vediamo di seguito qual è il prevalente orientamento giurisprudenziale in caso di stalking attraverso strumenti informatici o elettronici.

Stalking: quando si verifica secondo la legge e quale pena è prevista

La legge penale italiana configura in modo tassativo gli eventi che conducono al reato di stalking. Essi sono: un continuo e grave stato di ansia o di timore; paura per la propria incolumità; l’alterazione, indotta dall’autore del reato, delle proprie abitudini e stili di vita. È sufficiente che si produca uno solo di questi eventi per la configurazione del reato di stalking.

La normativa penale, invece, non elenca tassativamente i tipi di condotte che causano uno di questi 3 eventi. Ciò significa che la giurisprudenza è assolutamente libera di riconoscere la sussistenza di questo reato nelle situazioni concrete più svariate. Appare opportuno ricordare che la pena per questo reato va da 6 mesi a 5 anni.

Stalking Whatsapp e Facebook: cosa dice la giurisprudenza

Le sentenze della Corte di Cassazione degli ultimi anni appaiono tutte dello stesso orientamento. E cioè affermano la sussistenza dello stalking anche in caso di ripetute molestie o minacce virtuali, effettuate tramite dispositivi elettronici come pc o smartphone, oppure attraverso ripetute telefonate. Per la Cassazione, infatti è sufficiente che questa condotta, pur non avendo avuto la caratteristica ulteriore del contatto ravvicinato con la vittima, sia comunque stata idonea a generare un turbamento psicofisico, riconducibile ad uno dei 3 eventi suddetti.

Stalking: la recentissima sentenza n. 61 del 2019 della Cassazione che rafforza la tutela della vittima

Appare opportuno menzionare il principio giurisprudenziale affermato dalla Cassazione nella recentissima sentenza del gennaio 2019, avente ad oggetto il reato di atti persecutori. Con tale provvedimento, la Cassazione ha confermato la linea del suo orientamento; soprattutto, ha inquadrato questo reato anche in una sola conversazione telefonica minacciosa e in 12 messaggi whatsapp; ciò perché essi sono sufficienti, seppur in un limitato arco temporale, a cagionare nella persona offesa un turbamento psichico considerevole e quindi ad essere inquadrati come atti persecutori.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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