Come abbinare le fantasie da uomo (nei vestiti, dico)

Come abbinare le fantasie da uomo (nei vestiti, dico)

La prima cosa da fare per capire come funzionano le fantasie (o pattern, se siete moderni) è guardarle come elementi geometrici apposti su carta millimetrata. Togli la “sensazione” che ti trasmette, togli i colori, limitati a guardarle come se fossero linee nere su un foglio; contano solo dimensione e densità.

All’occhio umano risulta formale una serie di figure geometriche dense, mentre gli risultano svaccate quelle rade. Gli risulta formale un pattern piccolo, e svaccato un pattern grande. In caso di incroci tipo pattern grandi molto vicini, o pattern piccoli molto distanti, percepisce tutto come informale.

Sottili e vicine, formale
Larghe e distanti, informale

Quando si parla di fantasie si parla di situazioni sportive, informali o di tempo libero. Matrimonio, laurea, funerale, cerimonia, cena elegante? Tinta unita, non si discute.

Chiarito questo: a cosa servono gli abbinamenti?

A interessare l’occhio di chi guarda; stesso motivo per cui la tinta unita lo disincentiva. L’occhio umano è alla continua ricerca di stimoli e trova nelle fantasie una replica di quel che trova in natura; livelli di varie forme, colori e materiali che trasmettono profondità, quindi sicurezza. Un uomo che indossa delle fantasie può sembrare sofisticato, carismatico, intellettuale, eccentrico, ma anche pretenzioso, arrogante, egocentrico o ridicolo.

Però non preoccuparti; a differenza dei fashion blogger sono qui per insegnarti a pescare, non per dimostrarti quanti nomi di pesci conosco. So che ti hanno spaventato, in questi anni. Hai sentito migliaia di dogmi senza spiegazione, tipo che “non si abbinano quadretti e righe”. No, eh? Va bene, partiamo dalla maestra suprema di eleganza:

L’occhio vede i dettagli in primo piano, i colori di quella in secondo piano e le forme sfocate in fondo. Ecco, le fantasie si abbinano allo stesso modo, cioè in proporzione: l’unica cosa che conta è che siano SEMPRE di dimensioni molto differenti. Stiamo parlando di forme, non di colori. Quelli arrivano dopo.

Provo a fare qualche esempio, così capisci meglio.

Camicia a righe medie, cravatta paisley, giacca a tinta unita. Sono forme diverse e di dimensioni diverse, quindi funzionano.

Stessa cosa con cravatta a quadri (Gingham), perché ha dimensioni diverse.
E questo vale anche con le stesse forme, purché abbiano una evidente e indiscutibile differenza.
Stesso discorso se metti una giacca sportiva. Contano. Solo. Le. Dimensioni.

Se invece mettiamo cravatta e camicia con le stesse dimensioni, l’occhio si infastidisce e l’effetto è disastroso, con buona pace di chi ti ha detto che “righe vanno solo con le righe”.

E difatti, se proviamo ad applicare lo stesso errore con i quadri, la situazione non cambia. Anzi.

Appurato il principio, prendiamo una cravatta chiaramente gigioneggiante da non prendere come esempio pratico (a patto tu non abbia 12 anni, ok) ma che serve a dimostrarti come la formula funzioni con qualsiasi cosa: stormtroopers, quadri e tinta unita.

Adesso proviamo ad aggiungere alla giacca una fantasia densa, che secondo il principio detto sopra, è formale. Funziona?

Sì, perché rispetta le diverse proporzioni.

Tuttavia, oltre a punti d’interesse, l’occhio umano abbiamo visto che cerca la coerenza. Quindi, siccome questo outfit (CHE È UN ESEMPIO IPERBOLICO) è scazzato, proviamo a mettere una giacca con la stessa fantasia però con dimensioni grandi, quindi scazzate E coerenti.

Funziona meglio, perché oltre a essere diverso nelle forme, è coerente nel messaggio.

Messaggio che non so né voglio sapere quale sia, ma il punto è che non esistono fantasie o vestiti sbagliati, solo modi sbagliati di metterli. Ecco perché certe volte quando guardi una pubblicità – specie le donne – tutto sembra una figata e poi addosso ti sta male: perché contano tutti gli elementi che circondano il capo che ti piace, sfondo incluso.

E a questo riguardo, oggi pomeriggio parleremo di come abbinare i colori.

Nelle puntate precedenti:
TEORIA – – – – –

PRATICA –
– – – – – – – – – – – – – – – –