Come scegliere la cravatta (e quando metterla)

Pubblicato il 28 Agosto 2019 alle 18:24 Autore: Nicolò Zuliani
Come scegliere la cravatta (e quando metterla)

La cravatta è relativamente giovane. La sua bisnonna era uno striscia di stoffa più o meno pregiata che i soldati romani nelle retrovie si tenevano sul viso per ripararsi dalla polvere durante le marce. Si diffuse in tutto l’impero romano; secoli dopo, durante la guerra dei trent’anni, Luigi XIII assoldò dei mercenari croati la cui uniforme comprendeva quella striscia di stoffa, resa più raffinata e funzionale. La trovò molto elegante e la rese obbligatoria nelle le occasioni formali. Da lì viene il nome “la cravate”.

Negli anni quella strisciolina di stoffa si è allargata, ristretta, raffinata nei materiali, nella costruzione e nel modo di annodarla. Gli anni ’80 sono un abominio a parte e cercheremo di dimenticarli.

Anche se certe cose non si possono dimenticare

Perché mette tanto a disagio?

Fino agli anni ’70 la cravatta era un simbolo di virilità e maturità. Oggi, grazie alle generazioni iconoclaste, è il capo d’abbigliamento che più terrorizza uomini e donne per la sua formalità. Una donna non vuole l’uomo in cravatta perché ha paura la faccia sembrare sciatta; un uomo non vuole la cravatta perché ha paura di sembrare ingessato o “vecchio”. Aggiungo una diapositiva di un vecchio vero.

Il fatto è che ci sono quelle formali e quelle informali. Escludendo le prime da ufficio e cerimonia, mettere una cravatta nel tempo libero è come farsi la barba col rasoio a mano libera o giocare a carte. Scomodo, sì. Obsoleto, forse. Però è anche stranamente figo. Esiste il papillon, il cache col – che ha il pregio di proteggere il collo della camicia, ma fa assai cumenda – e un gozziliardo di cravatte che possono essere messe ovunque.

Basta capire che è solo una striscia di stoffa
Che sta bene a tutti
Ed è assai più versatile di quanto si crede

Vediamo come farlo.

In linea di principio, la cravatta dovrebbe amalgamare il colore della giacca/maglione con quello della camicia (risulta coerente, quindi gradevole agli occhi) oppure rappresentare il tuo bel 10% di colore in mezzo al neutro. La prima è la linea di pensiero più business, la seconda quella più creativa, e quando parleremo di fantasie e colori scoprirai che si possono intersecare.

Quattro regole da rispettare:

A. La dimensione della cravatta dev’essere proporzionata alla tua corporatura. Se sei largo, scegli cravatte larghe e viceversa.

Non riesco a trovare una immagine appropriata, ma questa lo spiega bene

B. Il nodo dev’essere proporzionato al colletto. Non fare nodi che sembrano mandarini su una camicia col colletto piccolo. Viceversa, il nodo piccolo su colletto largo ti farà sembrare un po’ trasandato – cosa che a volte è un bene. Non devi impazzirci, solo tenerlo a mente come principio.

Revere della giacca piccoli, colletto piccolo, nodo piccolo

C. La punta della cravatta deve toccare -circa- la parte superiore della fibbia dei pantaloni. Stai tranquillo che manco qui qualcuno verrà a misurare uno o due centimetri di scarto col righello; basta che la cravatta si colleghi alla cintura senza superarla.

A sinistra, Mr.Bean. A destra, Mr.Trump

D. La cravatta deve essere più scura – o al massimo uguale – alla camicia. So che anni di truzzi e fumetti ci hanno fatto credere che la cravatta bianca su camicia nera sia il massimo dello stile e della trasgressione, ma non è così. Per un semplice effetto ottico la cravatta chiara appiattisce il petto e stringe le spalle, oltre a farci sembrare degli idioti. La camicia nera ha una sola cravatta disponibile: quella nera.

Che fa un gran effetto
Elegante e semplice
Questa foto la metto perché è di una prestigiosa rivista di moda maschile, e contiene un outfit dove è tutto sbagliato. TUTTO.

E. MAI FARSI REGALARE CRAVATTE DA UNA DONNA. Mogli, fidanzate, amanti, sorelle, madri, è uguale. Le donne comprano le cose col gusto estetico femminile, cioè di chi fin da piccola ha imparato che colori accesi e fantasie pazzerelle le stanno comunque bene. Di conseguenza portano in regalo elefantini rosa, scoiattoli blu elettrico, righe che manco negli anni ’70, polka dot grandi come il calibro di un Barrett, macedonie di frutta, disegni acquarello. Vanno fermate PRIMA perché se quella roba ti entra in armadio, lei si aspetterà che tu la indossi.

“TI PIACCIONO, AMORE?!”

Il tessuto

La cravatta più formale in assoluto è il plastron, che oggi è obsoleta e si usa solamente il giorno del proprio matrimonio. Ma si può evitare, perché rischia di essere pretenziosa.

Quella subito sotto, formale e mettibile, è a tinta unita in raso di seta – che fa quell’effetto “lucido” – o con fantasie minuscole. Va bene per matrimoni propri o altrui, ricevimenti diurni, cene aziendali, cresime, uffici grossi, funerali. È anche quella meno versatile, quindi fossi in te preferirei quelle di seta semplice, che riflettono meno ma fanno comunque il loro lavoro.

Tutte le altre cravatte sono informali.

Si va da quelle estive e rilassate in lino o cotone a quelle invernali in lana pettinata, cachemere, tweed o misti.

Cravatta di lana
Un mio momento di pornografia personale

In estate invece ci sono quelle di lino o di cotone, oggi rare da trovare ma che ai matrimoni di giugno possono risparmiarti la tintoria del colletto. Alla fine della scala gerarchica trovi le cravatte a maglia (o grenadine) di lana o seta. Sono quelle più sportive, che stanno da Dio nel tempo libero e possono stemperare ogni outfit senza rischiare di sembrare “serie”.

Notare che se avesse messo i calzini, questo era perfetto vero.

Per esempio le grenadine stanno una meraviglia sulle camicie Oxford, anche se sulle camicie button down non si dovrebbero mettere cravatte. Il motivo è che danno un senso di buttalà, e soprattutto evitano di farci sembrare quelli col vestito buono alla prima comunione del fio del sior Giuseppe.

Pulito, semplice, efficace.

Nodi

Per dare al nodo la giusta dimensione ti basta saperne fare tre: piccolo, four in hand. Medio, half Windsor. Grosso, full Windsor. Se la cravatta non ha la fodera interna e risulta sempre piccola, per ingrossare il nodo fai il doppio Windsor. I tutorial che ho linkato possono molto, ma il metodo migliore è quello di farci pratica finché non ti verrà automatico.

Quello che rende un nodo davvero bello, però, è la fossetta. Gli dà profondità, toglie il senso di finto e migliora la simmetria. È una pigna da imparare, ma vale la pena.

La prossima settimana faremo il fazzoletto, poi dovremo affrontare la temuta teoria di fantasie e colori. Cercherò di non annoiarti, e se non altro può tornare utile anche quando la tua ragazza ti chiederà consigli nei camerini.

La definizione di impeccabile.

Nelle puntate precedenti:
TEORIA – – – – –

PRATICA –
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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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