Come scegliere i jeans (e quali)

Pubblicato il 3 Luglio 2019 alle 18:21 Autore: Nicolò Zuliani
Come scegliere i jeans (e quali)

I jeans, croce e delizia dell’uomo moderno. Non importa se ci fanno gelare i testicoli d’inverno o se d’estate diventano bagnati da tanto sudore producono: nell’immaginario umano, un uomo con un paio di jeans va sempre bene, è “normale”. Fino agli anni ’60 non era così, poi il ’68 ha bombardato tutto ciò che c’è di esteticamente bello nel mondo. Come dicono i figli hippie di Verdone su Vacanze Intelligenti, “mettiti un po’ più sciolto, oggi la gente va in giro scalza”. I jeans erano il simbolo del proletariato, adottati dagli studenti di sinistra come simbolo di svecchiamento; poi sono diventati adulti e se li sono portati in politica.

Bettino qui ha sbagliato un sacco di roba, ma probabilmente aveva altro a cui pensare.

Ai loro figli non hanno insegnato nulla di borghese, solo i jeans. Le case di moda ci hanno messo poco a capire che si poteva lucrare sull’ignoranza, ed eccoci qui. Ti risparmio la menata su cosa sia, come sia fatto il tessuto, le differenze di cotone e come si distingue da uno costoso; sappi che è uno dei capi d’abbigliamento più versatili del nostro guardaroba e possono essere estremamente eleganti, basta saperli scegliere e portare.
Quindi sì, qui ti conviene investirci.

Che tipi di jeans scegliere

Quello che noi chiamiamo “jeans” in realtà è un tipo di tessitura di cotone (denim) che poi viene tinta nel suo colore tipico, detto blu Indigo. I jeans che un uomo adulto può permettersi di indossare hanno la gamba a sigaretta, con l’orlo all’altezza giusta e integro, la stoffa senza sbiaditure, tagli, macchie, scritte. Il colore più chiaro è, più informale è. Quindi se dovessi scegliere un solo paio di jeans da tenere in armadio scegli un dark indigo. Sta bene sia con una giacca che con un maglione. Basta che sia SEMPLICE.

Il colore e la forma giusta. Non guardare i risvoltini.

Come portarli

Sai già che le scarpe saranno marroni – quelle che più ti piacciono – e i calzini blu. I jeans sono pantaloni informalissimi; per evitare l’effetto svacco devi bilanciarli sopra la cintura. Se è estate ti direi di lasciar perdere perché muori di caldo, ma se è primavera e proprio ci tieni mettici una camicia di cotone e arrotolati le maniche. Dico cotone perché lino e jeans insieme stonano, hanno un peso troppo diverso. In qualsiasi altra stagione, oltre alla camicia puoi mettere sia giacca che maglione.

Quali e come, ci arriveremo con gli abbinamenti.

Quando e dove metterli

Ogni volta che si sente dire “smart casual“, si intende questo: mettere un paio di jeans scuri, ben tenuti, sopra una camicia e una giacca o un maglione a tinta unita. La cravatta è opzionale e, comunque, informale.

Ecco un ottimo esempio.

Lasciate stare il fazzoletto finto, arriveremo anche lì.

Al signore nella foto interessa molto la discrezione, caratteristica tipica di adulti e moderati. Sceglie una cravatta che richiama il colore dei jeans, alleggerisce il peso visivo con una giacca grigio polvere e una camicia bianca che sarebbe formale, ma viene stemperata dalla cravatta grenadine e dal taglio moderno della giacca.

Anche grazie alle proporzioni perfette di nodo, colletto e revere, questa è una splendida dimostrazione di equilibrio e stile, anche se informali. Non va bene su un red carpet o a un matrimonio, ma nella vita di tutti i giorni è ottimo. E ti permette di essere meglio vestito di tutti, senza esagerare.

Solo una cosa non devi fare mai

QUESTO.

Giacca blu e jeans è la divisa ufficiale di giornalisti ricchi di famiglia, di politici che credono di capire i poveri e via dicendo. Non lo fare. Non mettere lo stesso colore sopra e sotto, non mettere le scarpe nere coi jeans e soprattutto, se hai passato i 25 anni, non mettere jeans usurati. Stai dicendo di essere qualcosa che non sei, e se ne accorgono tutti.

Per commentare su questo argomento clicca qui!

L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
Tutti gli articoli di Nicolò Zuliani →