Come scegliere e mettere il fazzoletto da taschino

Pubblicato il 4 Settembre 2019 alle 17:07 Autore: Nicolò Zuliani
Come scegliere e mettere il fazzoletto da taschino

Mercoledì scorso ci siamo fermati alle cravatte, oggetto che tutti conoscono e temono. Oggi parliamo del suo equivalente che pochi conoscono, ma che ha un enorme potenziale: il fazzoletto da taschino. Gli ex sessantottini lo detestano perché è “un vezzo borghese”, definizione che si può adattare a pressoché qualsiasi cosa sia bella e buona nella vita.

Secondo alcuni, il fazzoletto viene addirittura dai greci.

I cittadini più ricchi, come segno di distinzione, usavano fazzoletti di lino bianco per soffiarsi il naso. Restavano puliti molto poco, e poi li buttavano via. Era un messaggio stronzo quanto efficace: con la stoffa che tu non ti puoi permettere, io mi ci soffio il naso. La cosa durò fino al medioevo quando venne sostituita con la seta, dato che il lino se lo potevano permettere più persone. Lo imbevevano di profumo per tenerselo sul naso mentre camminavano per le strade che puzzavano orrendamente.

Se solo i dipinti dell’epoca fossero in odorama, quante meraviglie scopriremmo.

Fino agli anni ’50, per un uomo era normale girare con due fazzoletti

Uno nel taschino interno per la sua funzione primaria, e uno esterno con la sua colonia. I sarti intuiscono subito il potenziale e si affrettano a fornire, nelle loro boutique, quadrati di seta coi bordi ricamati a mano che hanno svariate fantasie e colori. Poi sono arrivati i movimenti studenteschi e sapete com’è andata a finire.

Giorgio Armani a Saint Tropez. Sul serio.

Oggi, nelle situazioni informali o rilassate, il fazzoletto può sostituire la cravatta. Io lo chiamo la cravatta del weekend. Abbinarlo alla cravatta è bellissimo, ma rischia di essere molto formale e aumenta il rischio di sembrare ingessato. Senza cravatta, invece, è un grande alleato che rende eleganti con naturalezza. Ne vedi svariati esempi addosso a Will Smith su “Focus”.

C’è anche un lato personale

A differenza di ogni altro capo d’abbigliamento, il fazzoletto da taschino è il posto dove puoi esprimere tutta la tua personalità senza fare danni. Se non c’è la cravatta, allora l’unica regola da rispettare è che non sia un fazzoletto da naso. Per il resto è un semplice quadratino di stoffa – seta, poliestere, lino, cotone – che puoi prendere ovunque ti pare. Io ne ho fatti un paio da vecchie camicie di Leonora, altri scucendo cravatte obsolete o importabili di mio nonno e di mio padre, uno di cui vado molto fiero viene da un tessuto che m’è rimasto dalla scuola nautica.

Se c’è la cravatta, invece, esiste una regola sola: cravatta e fazzoletto devono essere simili, non uguali. Per esempio, restando sulla tinta unita, se hai una cravatta viola il fazzoletto sarà lilla. Se sarà blu, il fazzoletto sarà blu chiaro. Se la cravatta ha delle fantasie viola, il fazzoletto avrà altri colori, ma con dentro un elemento di viola.

Cravatta verde chiaro, fazzoletto verde scuro
Stessi colori, fantasie diverse
Qui il fazzoletto prende un solo colore della cravatta

È una cosa talmente libera che elencare le combinazioni è impossibile, senza prima aver spiegato il principio degli abbinamenti. Il jolly, nel caso volessi comprare un solo fazzoletto in tutta la vita, è quello bianco. Puoi metterlo in qualsiasi caso, da quello formale all’informale, e sarà sempre una figata elegante senza dare nell’occhio.

In rete ci sono innumerevoli tutorial sui modi di piegarlo, e se hai voglia di divertirtici ce n’è. Ma se posso darti un consiglio, lascia perdere. Infilalo dentro alla bruttodio e non dargli peso. Il bello del fazzoletto da taschino è proprio la sua libertà, quel centimetro che sporge dal taschino e sussurra chi sei, come sei, quello che ti piace essere.

È il posto dove puoi mettere fazzoletti di Batman, di Guerre stellari, di Daitarn e saranno sempre eleganti.

«Ma gli abbinamenti, i colori?! Come si fa?»
Abbi pazienza. E soprattutto, non comprare niente.

Nelle puntate precedenti:
TEORIA – – – – –

PRATICA –
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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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