Euro 2016: quel miracolo dell’Islanda targato Lagerback

Pubblicato il 7 Settembre 2015 alle 15:03 Autore: Stelio Pagnotta

E’ bastato uno 0-0 contro il modesto Kazakistan per coronare il sogno di un’intera nazione: l’Islanda per la prima volta nella sua storia stacca – addirittura in anticipo – il biglietto per gli Europei di calcio. Al fischio finale il Laugardalsvöllur di Reykjavik gremito per l’occasione è esploso e per le strade della capitale è iniziata la festa che non ha risparmiato nessuno. “Ora mi pento di non aver pensato prima a dichiarare festa nazionale(..)alla squadra, dopo la partita, ho detto che ristoranti e locali sarebbero stati aperti per loro tutta la notte. Anche senza provvedimento non credo che nessuno li manderà a letto” ha scritto su Facebook primo ministro islandese Sigmundur David Gunnlaugsson.

islandaUn vero e proprio “miracolo sportivo“, impensabile fino a qualche tempo per una nazione che conta solo 330.000 abitanti e le cui condizioni – soprattutto climatiche – sono tutt’altro che favorevoli al calcio.

Un miracolo targato innanzitutto Lars Lagerback, carismatico tecnico dal palmares non ricchissimo ma che allena dal lontanissimo 1977 e che deve le sue fortune soprattutto alla Svezia guidata dal 2000 al 2009 e condotta a due Europei e due Mondiali, anche da protagonista. Si affida ad un 4-4-2 organizzato fondato su un gruppo rodato con una difesa particolarmente solida: solo tre gol subiti in queste qualificazioni. Accanto a lui poi una Federazione che negli ultimi anni ha investito tanto nel calcio lavorando con saggezza soprattutto sui giovani e sulle strutture. Nel 2002 sull’isola c’era un solo campo coperto, oggi il numero è salito a 11. I ragazzi quindi in Islanda possono – finalmente – esprimere il loro talento; al momento giusto poi “vengono spediti” nei più importanti campioislandanati del vecchio continente a farsi le ossa.

A guidare un gruppo – cresciuto giorno dopo giorno –  il “vecchio” Eidur Gudjonshen, 36 anni, oltre 80 presenze con la maglia della Nazionale e un esordio passato alla storia del calcio: il 24 aprile 1996 sostituì il padre Arnór nel secondo tempo di un’amichevole tra Islanda ed Estonia.

Accanto a lui la stella: Sigthórsson, attaccante del Nantes ma  cresciuto nell’Ajax e ricoperto di fischi nella partita contro l’Olanda all’Amsterdam Arena e gli “italiani” Bjarnason e Hallfredsson. Veri e propri ambasciatori in patria che hanno permesso all’intero movimento di crescere e di fare un passo decisivo verso il calcio che conta. Un passo verso la storia di questo sport.

L'autore: Stelio Pagnotta

Classe 1988, laureato in giurisprudenza ho frequentato un master in management della comunicazione pubblica. Scrivo per diletto,amo lo sport, concilio queste due passioni collaborando con la sezione sportiva del termometro politico.
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