Passaporto vaccinale: per il Garante per la privacy serve una legge ad hoc

Pubblicato il 2 Marzo 2021 alle 13:32 Autore: Claudio Garau
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Passaporto vaccinale: per il Garante per la privacy serve una legge ad hoc

La vaccinazione anti-covid 19 sta ponendo delicate questioni di ordine pratico. Si ipotizzano soluzioni innovative, anche in formato digitale, con delle possibili app per smarphone, mirate a distinguere chi sono i cittadini già vaccinati da coloro che non lo sono ancora. Infatti, un po’ in tutta Europa sta prendendo piede l’idea di istituire una sorta di passaporto vaccinale per l’accesso ad alcuni locali pubblici o per usufruire di palestre, hotel ecc.

In questo contesto, appaiono di particolare interesse le parole del Garante per la Privacy, il quale ha recentemente rilevato che occorre pur sempre rispettare le regole in materia di tutela dei dati personali, anche laddove si intenda intervenire con regole ad hoc in tema di passaporto vaccinale. Vediamo più da vicino.

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Il passaporto vaccinale va regolato da una norma di legge nazionale

Assai significative le parole usate dal Garante per la privacy, il quale sottolinea che il trattamento dei dati collegati allo stato vaccinale dei cittadini, allo scopo di accedere a determinati locali pubblici o per fruire di determinati servizi, deve essere oggetto di una norma di legge nazionale.

Ecco quanto precisato: “I dati relativi allo stato vaccinale, infatti, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali“.

Non deve stupire dunque che il Garante ritenga che la complessa materia del passaporto vaccinale e del trattamento dei dati personali correlato, deve essere regolato da un provvedimento ad hoc del legislatore “conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza“.

Anzi, il Garante per la privacy sottolinea l’illegittimità di un eventuale passaporto vaccinale o comunque di un sistema che distingue cittadini vaccinati da cittadini non vaccinati, che non rispetti quanto sopra enunciato. Detta figura di garanzia ha altresì aggiunto che “In assenza di tale eventuale base giuridica normativa – sulla cui compatibilità con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi – l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo“.

Il progetto Green Digital Pass della UE

Se è da rimarcare che l’intervento del Garante ha ad oggetto la sola dimensione nazionale, va altresì ricordato che – parallelamente – la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha comunicato su Twitter che entro questo mese, sarà presentata una proposta di legge per il cosiddetto Green Digital Pass. Con esso, abbiamo di fronte un documento attraverso cui un cittadino potrà attestare di aver ricevuto il vaccino o di aver conseguito un risultato negativo ai test: la sua validità sarà estesa a tutta l’area dei paesi membri UE.

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Secondo i promotori dell’iniziativa, il passaporto vaccinale europeo garantirà la tutela della privacy, permettendo una più ampia libertà di circolazione nell’area UE, sia per ragioni lavorative che per motivi di turismo. Il vice Presidente della Commissione UE, Margaritis Schinas, ha inoltre confermato che la proposta di legge in oggetto, sarà ufficialmente presentata il prossimo 17 marzo.

Concludendo, lo stesso Commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha espresso il suo favore per un progetto come quello del Green Digital Pass, trattandosi di un certificato valido in tutta Europa, che impedisce soluzioni differenti da paese a paese, in ambito pubblico o privato, e che quindi evita il rischio di differenziazioni o discriminazioni illegittime.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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