Termometro Finanziario: l’Europa si prepara a salvare anche la Spagna

Pubblicato il 3 Giugno 2012 alle 22:27 Autore: Giovanni De Mizio
sondaggi politici protezionismo finanza europa

Termometro Finanziario: l’Europa si prepara a salvare anche la Spagna

 

Torna la paura sui mercati finanziari nell’ottava terminata venerdì. L’indice italiano FTSE-MIB, dopo aver perso quota 13000 punti giovedì ha accentuato il ribasso nella disastrosa giornata di venerdì: in tale giornata l’indice, a livello percentuale, ha perso l’1,04%, circa un terzo delle perdite accusate dal DAX tedesco, ma va considerato che il mercato italiano si trova sui minimi dal 2009, mentre quello tedesco si è “limitato” a perdere i guadagni di quest’anno e, a quota 6000 punti, è ancora ben lontano dai minimi del 2009, verso i 4000.

La Germania, dunque, è considerata ancora relativamente più forte, e continua a macinare record positivi (non ultima la disoccupazione, ancora clamorosamente in calo), rispetto ai Paesi periferici, che invece ne macinano negativi (la disoccupazione italiana è ai massimi dal 2000), ma la situazione, secondo gli investitori, potrebbe drammaticamente cambiare se gli scenari di evoluzione della crisi europea più probabili si confermeranno essere quelli più tetri.

finanza europaSi può dire oggi che la Grecia non fa più paura, per altre due settimane almeno (fino alle elezioni del 17) e l’attenzione degli osservatori si è spostata sul prossimo candidato al “salvataggio” (che, considerando come è stato affrontato il caso greco, si traduce in “tracollo”), ovvero la Spagna. La quarta economia dell’Eurozona si trova in una crisi da far impallidire quella greca, che al confronto non riguarda che pochi spiccioli. Solo per fare un esempio, l’esposizione delle banche europee verso Atene è di 250 miliardi, mentre nel caso di Madrid tre sole banche tedesche sono esposte per oltre 100 miliardi. La situazione deteriora velocemente, e questo fa pensare che le cancellerie europee si stiano muovendo per “salvare” il Paese iberico.

Le virgolette sono d’obbligo: è plausibile che l’intervento, specie tedesco, sarà molto più incisivo, visto che, come specificato sopra, le banche teutoniche sono grosse creditrici verso la Spagna, e il suo collasso sarebbe dolorosissimo per Berlino (come per altri Paesi, non ultimo l’Italia). Inoltre, mentre la crisi greca era causata principalmente da comportamenti criminali attuati a praticamente tutti i livelli (dal contribuente evasore al politico corrotto), quella spagnola è una crisi di deleveraging, legata al collasso del mercato immobiliare, ancora in caduta libera, dunque non dovrebbero esservi salvataggi “punitivi”. Al contrario della Grecia e di altri Paesi europei (fra cui l’Italia), infatti, la Spagna è riuscita ad approfittare dell’euro per spingere la crescita economica sotto i governi Zapatero senza far esplodere il proprio debito pubblico (nonostante tutto, questo è oggi ancora al di sotto dell’80% sul PIL). Questa crescita, però, si è basata sul pericoloso matrimonio fra banche e costruttori, il cui settore è stato investito dalla crisi subprime degli anni scorsi.

germania e spagna

Berlino e Madrid legati da 100 Mld di buoni motivi

(per continuare la lettura cliccare su “2”)