L’America merita di meglio. Perché Romney farebbe bene da presidente

Pubblicato il 6 Novembre 2012 alle 18:43 Autore: Daniele Curcio

Quattro anni fa Barack Obama veniva eletto trionfalmente come 44° presidente degli Stati Uniti. Nel suo discorso al Grant Park di Chicago e in quello dell’inaugurazione a Washington prometteva per l’ennesima volta “Hope and Change”, e giurava che l’America sarebbe presto cambiata, in meglio.

Quattro anni dopo siamo tutti attaccati alle televisioni e a internet per capire se stasera l’America confermerà la sua fiducia al 44esimo o preferirà eleggere un 45esimo Presidente.

Ma guardiamo al “record” di Barack Obama. Ed è pessimo.

Quattro anno dopo dicevamo il debito pubblico statunitense è quasi triplicato, soprattutto grazie a soldi pubblici investiti nel fallimentare stimulus dell’economia (da quando è lo Stato a creare economia e posti di lavoro?) e nel “takeover” governativo della sanità; il prezzo della benzina è salito alle stelle e la disoccupazione è rimasta per lunghi mesi sopra l’8% per poi scendere, pochi giorni prima di queste elezioni, al 7,9%.

Barack Obama promise quattro anni fa che laddove non fosse riuscito a dimezzare il debito pubblico e a portare la disoccupazione sotto il 5% nel suo primo mandato, non si sarebbe ricandidato. L’ennesima promessa mancata?

Il Presidente giustifica la sua ricandidatura dicendo che no, non è colpa sua se non è riuscito a realizzare quanto aveva promesso quel giorno a Grant Park. Afferma invece che la colpa sia del Congresso, e in particolare di John Boenher e della maggioranza repubblicana che ostacolerebbe qualsiasi “cambiamento”. Quando dice questo, lo fa sapendo di mentire.

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Mentre è chiaro agli occhi di tutti come il “gridlock” e le forti divisioni a Washington non siano positive per il Paese, è altrettanto vero come questa “contrapposizione” ideologica fra partiti sia stata causata principalmente dall’atteggiamento tenuto dal Presidente e dalla sua maggioranza nei primi due anni di mandato. Sì perché per quanto Obama sia bravo a ricordare agli elettori dell’eredità lasciatagli da Bush o del fatto che i repubblicani controllano ora la camera bassa del Congresso, dimentica che per i primi due anni di mandato ha avuto una super-maggioranza sia al Senato (con 60 voti) che alla Camera dove leader di maggioranza era l’italo-Americana Nancy Pelosi.

Per quale motivo il Presidente ora predica la necessità di essere “bipartisan” se lui per primo ha rifiutato qualsiasi dialogo con l’opposizione sulla riforma sanitaria, sul “debt ceiling”, sulle tasse al tempo della sua super maggioranza?

Mitt Romney non è a mio parere il miglior candidato per la Presidenza ma è sicuramente una persona capace e preparata. Soprattutto ha ben chiaro il senso morale del libero mercatoQuando un’impresa stava per fallire con Bain Capital la prendeva, la risanava con modi coriacei e dimostrava concretamente più pietà nel salvare un’azienda nel lungo termine piuttosto che trascinarla agonizzante per salvaguardare per qualche mese alcuni posto di lavoro.

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L'autore: Daniele Curcio

Studente in Economia e Business Internazionale alla Università Bocconi di Milano, è appassionato di politica Americana sin da giovane. Durante i suoi numerosi viaggi negli Stati Uniti ha avuto modo di approfondire i suoi studi nel settore. Consigliere di Municipio nel Comune di Brescia dal 2008. Caporedattore della sezione Esteri di Termometro Politico, sezione americhe e english version
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