Elezioni in Tanzania, Magufuli verso la riconferma

Pubblicato il 28 Ottobre 2020 alle 11:01 Autore: Tommaso Rossotti

Il 28 ottobre si terranno le elezioni presidenziali e parlamentari in Tanzania: si tratta della settima tornata elettorale dal ritorno al multipartitismo nel 1993. Il grande paese dell’Africa orientale si avvia alle urne in un clima teso, dopo una campagna elettorale poco trasparente. Di fatto, le opposizioni sono state spesso silenziate, e il partito di governo (Chama Cha Mapinduzi – CCM, di centro-sinistra) si appresta a dominare anche queste elezioni.

 

Il panorama politico

La storia politica della Tanzania è segnata dal dominio del CCM fin dall’indipendenza del Paese. Il CCM è stato fondato da Julius Nyerere, padre della Tanzania indipendente e capo del governo dal 1961 al 1985. L’attuale leader del partito è John Magufuli, che nel 2015 è stato eletto Presidente del Paese. L’elezione di Magufuli è avvenuta in un momento di crisi per il CCM, accusato di corruzione e di tendenze sempre più autoritarie. La scelta di candidare Magufuli fu determinata proprio per le sue posizioni contro la corruzione e a favore di maggiori investimenti in welfare e industrie nazionali. Magufuli oggi corre per il suo secondo mandato, e la sua elezioni non sembra particolarmente minacciata. Infatti, negli ultimi mesi, il governo ha cercato di limitare la campagna elettorale delle opposizioni: ha introdotto una tassa sui volantini e i poster elettorali, ha attaccato fisicamente i comizi degli altri candidati, ha arrestato membri dell’opposizione.

 

Chi sono gli altri candidati?

Oltre a Magufuli, il principale candidato alla presidenza è Tundu Lissu, esponente di CHADEMA (Partito per la Democrazia e il Progresso, centro-destra). Lissu è un grande critico dell’attuale presidente: da avvocato, fu il responsabile di un’azione legale che rese pubblici numerosi casi di corruzione nel governo; fu arrestato almeno sei volte solo nel 2017, in particolare dopo aver accusato Magulufi di essere un “meschino dittatore”; nel 2018, dopo essere stato colpito in un attentato, lasciò il Paese cercando rifugio in Belgio, dove è rimasto fino ad Agosto. Lissu ha ricevuto il supporto anche degli altri partiti di opposizione (in particolare, l’Alleanza per il Cambiamento e la Trasparenza e la Convenzione Nazionale per la Costruzione e le Riforme), ma nonostante la sua popolarità, ha poche chance di vincere la presidenza. Le misure governative infatti non gli hanno permesso di stampare poster o volantini, e ad ottobre la Commissione Elettorale gli ha impedito di fare campagna elettorale per una settimana poiché aveva dichiarato che le elezioni non erano libere.

 

Il sistema elettorale

Le elezioni presidenziali della Tanzania sono a turno unico: vince chi ottiene più voti. La Costituzione prevede che i candidati alla presidenza debbano avere almeno 40 anni, essere tanzaniani alla nascita, non essere stati colpevoli di evasione fiscale ed essere nominati da un partito politico.

Oltre alle elezioni presidenziali si terranno anche quelle legislative. Il sistema elettorale per gli attuali 393 seggi dell’Assemblea Nazionale è misto. 264 membri sono eletti in circoscrizioni uninominali a turno unico, di cui 50 a Zanzibar e il resto nell’entroterra. 5 sono nominati dal Parlamento regionale di Zanzibar, uno è il Procuratore Generale della Tanzania e 10 sono nominati dal Presidente. A questi si aggiungono un numero variabile di seggi riservati alle donne, in misura tale da rendere la loro proporzione almeno il 20% del totale: nell’attuale legislatura, si tratta di 113 seggi. Questi sono distribuiti in modo proporzionale tra i partiti che hanno vinto almeno un seggio nell’uninominale, e sono nominati dai partiti stessi.