USA, giustizia divisa sul programma NSA

Pubblicato il 27 Dicembre 2013 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

Il programma di sorveglianza della National Security Agency (NSA) “rappresenta un pilastro della lotta ad Al Qaeda” e, soprattutto, è legale, secondo quanto stabilito da William H. Pauley III, giudice federale presso il Southern District of New York. La sentenza, espressa in occasione del ricorso dell’American Civil Liberties Union, organizzazione no profit che si batte in difesa dei diritti civili e delle libertà individuali, diverge in maniera radicale da quella pronunciata di recente.

Lo scorso 16 dicembre, il giudice federale del District of Columbia Richard J. Leon aveva dichiarato l’incostituzionalità del programma di sorveglianza della NSA poiché violerebbe il Quarto Emendamento della costituzione degli Stati Uniti. Il giudice Pauley, invece, ha sottolineato che la raccolta dei dati da parte dell’agenzia di intelligence statunitense è stata utile per la lotta contro il terrorismo.

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Nelle sue motivazioni, Pauley ha affermato che tale raccolta avrebbe permesso l’ottenimento di informazioni necessarie a sventare attentati terroristici. Il giudice ha puntualizzato che il programma di controllo della NSA si presterebbe comunque ad abusi, poiché “mette in pericolo le libertà civili di ogni cittadino”. Ma, come fatto notare dallo stesso Pauley, esistono delle misure di sicurezza che limitano il programma, come l’impossibilità di indagare sui database raccolti senza alcuna giustificazione legale.

In conclusione, Pauley cha considerato essenziale lo svolgimento del programma della NSA, che ha aumentato significativamente le possibilità di individuare eventuali individui legati a gruppi terroristici internazionali. Infatti, grazie a quei dati l’agenzia di intelligence statunitense può “eseguire collegamenti che altrimenti non sarebbe mai stata in grado di scovare”. Riguardo, invece, la questione se il programma possa essere svolto, il giudice ha rinviato la decisione alle “branche legislativa ed esecutiva del governo”, al contrario del parere espresso giorni fa dal giudice Leon. Insomma, pareri nettamente differenti che al momento compromettono soltanto l’immagine della giustizia degli Stati Uniti, soprattutto all’estero.