Scontro tra attori e INPS, chiesti agli artisti soldi già percepiti: “Paradossale”
Oltre 80 volti noti del cinema e della televisione denunciano un caso che rischia di colpire migliaia di pensionati dello spettacolo: “Ci chiedono di restituire somme già tassate”.
Il mondo dello spettacolo italiano in questi giorni sta vivendo una tempesta che mette al centro una parte di cui non si parla mai ma che riguarda tutte le persone che lavorano su un palcoscenico o davanti una telecamera. Dopo una vita trascorsa tra set e tournée, tra viaggi e applausi, molti attori e lavoratori del settore si trovano oggi a dover fare i conti con un inatteso conto da pagare. E non è una metafora.
L’INPS, in seguito a un cambio di orientamento giuridico, ha iniziato a chiedere la restituzione di somme già erogate e tassate in passato, generando sconcerto e indignazione tra i pensionati del comparto.
Oltre ottanta artisti, tra cui volti noti come Luca Ward, Massimo Boldi, Jerry Calà, Stefania Sandrelli e Simona Izzo, hanno firmato una lettera aperta per denunciare quella che definiscono una situazione “paradossale e ingiusta”. Il documento, rivolto alle istituzioni e all’opinione pubblica, racconta la storia di uomini e donne che, dopo decenni di contributi e lavoro precario, si vedono ora recapitare richieste di rimborso da parte dell’ente previdenziale.
Il nodo tecnico e l’appello degli artisti
Per comprendere la vicenda bisogna risalire alla cosiddetta Quota B, una parte del calcolo delle pensioni della vecchia gestione Enpals (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo), confluita nell’INPS nel 2011. Questa componente serviva a determinare l’importo della pensione sulla base della media dei redditi percepiti negli ultimi anni di carriera, con un meccanismo più favorevole rispetto ad altri comparti.
Per anni, numerosi lavoratori del settore avevano ottenuto in tribunale il riconoscimento di ricalcoli e maggiorazioni, ritenendo di aver diritto a un trattamento più equo. Tuttavia, una sentenza della Corte di Cassazione del 29 dicembre 2022 ha completamente ribaltato l’orientamento precedente, stabilendo che alcune somme, già liquidate negli anni, sarebbero in realtà state indebitamente corrisposte.
Il risultato? L’INPS ha avviato una serie di verifiche e, in molti casi, ha chiesto la restituzione di cifre già percepite e tassate. Alcuni pensionati hanno visto l’assegno mensile ridursi, altri hanno ricevuto vere e proprie richieste di rimborso per importi accumulati negli anni.
“Stanno colpendo persone che non lavorano più, che vivono con pensioni modeste e spesso contano solo su quelle per andare avanti”, ha spiegato Luca Ward, tra i portavoce della protesta. “Devono recuperare ‘quattro spicci’, ma intanto ci mettono in ginocchio. Oggi tocca a noi, domani potrebbe toccare a chiunque”.
Gli attori chiedono ora un intervento legislativo urgente per fermare quella che definiscono una “ingiustizia burocratica”. Una proposta di legge per correggere il metodo di calcolo della Quota B era già stata depositata nel 2023, ma è rimasta ferma in Commissione Lavoro. Senza un chiarimento normativo, l’INPS è tenuto ad applicare la sentenza, aggravando una situazione già drammatica per molti ex lavoratori dello spettacolo.