Fino a 11mila euro per cambiare auto, ma c’è un problema: il 44% degli italiani è escluso

Pubblicato il 15 Ottobre 2025 alle 11:23 Autore: Alessandro Faggiano
Fino a 11mila euro per cambiare auto, ma c'è un problema: il 44% degli italiani è escluso
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Fino a 11mila euro per cambiare auto, ma c’è un problema: il 44% degli italiani è escluso

Il governo riapre i rubinetti degli incentivi per le auto elettriche con una dotazione di 597 milioni di euro dal PNRR. Sulla carta, un’occasione d’oro: fino a 11mila euro di sconto immediato per i privati, fino a 20mila per le microimprese. Nella pratica, una corsa a ostacoli che esclude automaticamente il 44,2% della popolazione italiana.

Il 22 ottobre si apre finalmente la piattaforma Sogei dove cittadini e microimprese potranno prenotare gli incentivi. Una data che arriva dopo l’ennesimo rinvio – era prevista per il 15 ottobre – e dopo mesi di gestazione travagliata che hanno visto il decreto approvato ad agosto, pubblicato a settembre, e poi bloccato in attesa che l’Istat aggiornasse le mappe delle “aree urbane funzionali” ferme al 2011.

Ma il vero problema non è il calendario. È scoprire che questi incentivi, presentati come misura universale per la transizione ecologica, sono in realtà destinati a una fetta molto specifica di popolazione. E tutti gli altri? Restano a guardare.

I paletti che tagliano fuori metà Italia

Il primo requisito esclude immediatamente milioni di persone: gli incentivi sono riservati solo a chi vive nelle “aree urbane funzionali”, ovvero città sopra i 50mila abitanti e relative zone di pendolarismo. Secondo i dati del Codacons, parliamo di 83 aree che comprendono 1.892 comuni con meno di 33 milioni di abitanti totali – il 55,8% della popolazione.

Traduzione: se vivi in provincia, in montagna, in un borgo, in una cittadina sotto i 50mila abitanti, puoi anche avere un ISEE da 10mila euro e un’auto da rottamare del 1995. Non hai diritto a nulla.

Il secondo paletto è il reddito: ISEE massimo di 40mila euro. Chi supera questa soglia – anche di un solo euro – viene escluso totalmente. Non importa se ha una famiglia numerosa, rate da pagare, spese mediche. La linea è tracciata e non si discute.

Gli incentivi per le auto elettriche ripartono il 22 ottobre con bonus fino a 11mila euro. Ma i paletti sono tanti.

Il terzo requisito è la rottamazione obbligatoria di un veicolo termico fino a Euro 5. Significa che devi già possedere un’auto intestata a tuo nome da almeno sei mesi. Una norma “antifurbi” che però colpisce anche i giovani alla prima auto, le famiglie monoreddito che non hanno un secondo veicolo da sacrificare, chi usa mezzi pubblici e vorrebbe passare all’elettrico proprio grazie all’incentivo.

Come funzionano concretamente i bonus

Per chi rientra nei parametri, il meccanismo è relativamente semplice. Non si tratta di rimborsi o crediti d’imposta da attendere: il concessionario applica direttamente lo sconto sul prezzo di vendita e poi recupera l’importo dallo Stato attraverso la piattaforma.

Gli importi variano in base al reddito ISEE:

  • Fino a 30mila euro di ISEE: incentivo massimo di 11mila euro
  • Tra 30mila e 40mila euro di ISEE: incentivo massimo di 9mila euro
  • Microimprese (meno di 10 addetti, fatturato sotto i 2 milioni): fino a 20mila euro per veicoli commerciali elettrici

In tutti i casi è necessario rottamare un veicolo vecchio. Il concessionario si occupa della pratica, il cittadino deve portare ISEE aggiornato, documenti del veicolo da rottamare, identità e codice fiscale.

Dal 15 ottobre il Ministero dell’Ambiente pubblicherà un tutorial con le istruzioni dettagliate. Dal 22 ottobre si potranno effettivamente prenotare gli incentivi, compatibilmente con la disponibilità dei fondi che, storicamente, si esauriscono in tempi rapidissimi.

La genesi travagliata di un decreto contestato

Il decreto 2025 del Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica ha avuto una gestazione complicata. Approvato l’8 agosto, pubblicato in Gazzetta a settembre, avrebbe dovuto partire già a fine settembre. Invece si è incagliato su un dettaglio tecnico apparentemente banale ma determinante: quali mappe utilizzare per identificare le aree urbane funzionali?

Quelle del 2011 erano obsolete. L’Istat stava lavorando a un aggiornamento. Bisognava aspettare? Usare le vecchie? Il ministro Gilberto Pichetto Fratin parlava di transizione “sostenibile anche dal punto di vista economico”, ma i tempi tecnici si allungavano mentre il settore automotive continuava a soffrire e le famiglie a rimandare l’acquisto.

A metà settembre è arrivato l’annuncio dell’apertura per il 15 ottobre. Poi, nuovo slittamento al 22. Nel frattempo, il 23 settembre era già partito il portale per i concessionari con l’elenco dei veicoli incentivabili e dei punti vendita aderenti. Consumatori e microimprese hanno dovuto aspettare ancora.

Perché concessionari e consumatori protestano

Al di là dei ritardi burocratici, il vero nodo è la percezione che questo decreto rappresenti più un contentino politico che una strategia industriale seria. I numeri lo confermano: 597 milioni di euro suddivisi tra decine di migliaia di potenziali richiedenti si traducono in fondi che storicamente si esauriscono in giorni, lasciando la maggioranza degli interessati a bocca asciutta.

Il Codacons ha definito il provvedimento “una toppa marginale al problema sempre più drammatico della transizione del settore”. Le associazioni dei concessionari sottolineano l’assurdità di escludere territori dove l’auto privata è indispensabile proprio perché mancano alternative di trasporto pubblico.

Le microimprese, teoricamente beneficiate con incentivi fino a 20mila euro, si scontrano con una realtà dove i veicoli commerciali elettrici sono ancora pochi sul mercato, costosi, e con autonomie che in molti casi non soddisfano le esigenze operative.

C’è poi il paradosso geografico: le grandi città hanno già infrastrutture di ricarica e mobilità alternativa. I piccoli centri – esclusi dagli incentivi – sono proprio quelli dove l’elettrico faticherebbe di più a causa della mancanza di colonnine, ma dove un sostegno economico sarebbe più determinante per convincere le famiglie a provare.

Il mercato elettrico che non decolla

Gli incentivi arrivano in un momento critico per il settore. Il mercato delle auto elettriche in Italia continua a faticare: le immatricolazioni crescono, ma restano marginali rispetto al totale. I prezzi di listino rimangono proibitivi per la maggior parte delle famiglie, anche con gli incentivi.

L’industria automotive europea – e italiana in particolare – sta attraversando una crisi profonda legata proprio alla transizione elettrica. Fabbriche a rischio, cassa integrazione, incertezza sui tempi di conversione delle linee produttive. La Cina domina il mercato globale delle auto elettriche con prezzi aggressivi che rendono ancora più difficile la competizione.

In questo contesto, i 597 milioni del governo appaiono più come un gesto simbolico che come un’iniezione di liquidità capace di invertire la rotta. Per dare un’idea: secondo le stime del settore, questa cifra potrebbe coprire l’acquisto di circa 50-60mila vetture, a fronte di un parco circolante italiano di oltre 40 milioni di veicoli.

Chi può davvero approfittarne (e come)

Nonostante i limiti, per chi rientra nei requisiti l’opportunità rimane concreta. Un incentivo di 11mila euro abbatte significativamente il costo di un’auto elettrica, portando alcuni modelli in una fascia di prezzo accessibile per famiglie con redditi medio-bassi.

La strategia vincente sarà agire rapidamente: dal 22 ottobre, quando si aprirà la piattaforma, sarà corsa contro il tempo. Le esperienze passate insegnano che gli incentivi auto si esauriscono in pochi giorni, a volte in ore. Chi temporeggia rischia di trovarsi davanti alla scritta “fondi esauriti” prima ancora di aver completato la pratica.

Il consiglio degli esperti è prepararsi per tempo:

  • Verificare di rientrare nei requisiti (residenza in area urbana funzionale, ISEE sotto i 40mila euro, auto da rottamare)
  • Farsi fare preventivi dai concessionari aderenti già ora
  • Avere tutta la documentazione pronta (ISEE aggiornato, carta di circolazione del veicolo da rottamare)
  • Il 22 ottobre essere pronti a inserire la prenotazione appena la piattaforma apre

Una transizione a due velocità

Il decreto sugli incentivi elettrici fotografa impietosamente lo stato della transizione ecologica italiana: frammentata, selettiva, squilibrata territorialmente. Chi vive nelle grandi aree urbane, ha un reddito medio-basso ma sufficiente per permettersi comunque un’auto nuova, e possiede già un veicolo da rottamare, può accedere a un bonus significativo.

Tutti gli altri – piccoli centri, redditi troppo alti o troppo bassi, chi non ha auto da rottamare – restano spettatori di una transizione che li esclude per decreto.

Il governo parla di “mobilità accessibile a tutte le fasce di reddito”, ma i numeri raccontano una storia diversa: una transizione pensata per una minoranza della popolazione, mentre la maggioranza continua a guidare auto a benzina non per scelta ideologica, ma perché le alternative rimangono economicamente o geograficamente fuori portata.

I 597 milioni del PNRR finiranno rapidamente, le statistiche sull’elettrico miglioreranno marginalmente, e il grande tema della decarbonizzazione dei trasporti resterà sostanzialmente irrisolto. Con il 44% degli italiani che non può nemmeno provare a partecipare.

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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