Francia, Sarkozy: “Nuova formazione per riunire i francesi”

Pubblicato il 22 Settembre 2014 alle 10:23 Autore: Niccolò Inches

Da Parigi – Per Nicolas Sarkozy, il tanto atteso ritorno sulla scena politica francese è ormai cosa fatta. L’ex Presidente della Repubblica ha sugellato la (ri)discesa in campo partecipando al telegiornale domenicale delle 20 su France 2, durante il quale ha proferito a mò di mantra le parole d’ordine di “progetto collettivo” e “nuova formazione che aggreghi i francesi”.

Sarkozy sembra voler smentire la sua proverbiale attitudine da uomo solo al comando, quel “ghe pensi mi” alla transalpina che si è rivelato croce e delizia nel corso del suo quinquennato. L’intervista comincia infatti con un flashback e un bilancio dei suoi cinque anni all’Eliseo, tra il 2007 e il 2012. L’uomo di Neully non nasconde una certa autocritica: “Ho molto riflettuto su questa esperienza. Se ho perso, la responsabilità è mia. Non esistono successi individuali, l’errore che ho commesso è che avevo la tentazione di voler fare tutto da solo (…) di fronte alla difficoltà, poi, ho usato delle espressioni che hanno ingigantito i problemi anziché risolverli”.

Quanto alla sua scelta di tornare nell’agone politico, Sarkozy parla di una “decisione matura. Non ho mai creduto all’uomo della Provvidenza, ma da due anni guardo il mio Paese dall’esterno, il paese che amo, e non ha mai visto una tale collera e una tale mancanza di prospettive (…) Le persone non credono più nella politica. Cosa dovrei fare, restare a casa? Abbandonare le persone? Non pretendo di essere il Salvatore della Patria, ma non voglio che la quinta potenza mondiale sia condannata all’umiliazione o alla prospettiva del Front National. Non ho scelta. Ho voglia di partecipare al risollevamento della Francia”.

Le indagini giudiziarie a suo carico, tuttavia, rischiano di rivelarsi un handicap non di poco conto per la sua seconda vita in politica. Sarko replica ostentando sicurezza: “Se avessi qualcosa da rimproverarmi, non tornerei ad espormi in questo modo. Non ho paura. Non sono un cittadino al di sopra degli altri, ma nemmeno al di sotto”.

Il 59enne avvocato del 16° arrondissement parigino enumera i casi in cui è stato coinvolto, senza rinunciare a qualche stilettata nei confronti dei magistrati: “Affaire Bettencourt (relativo a finanziamenti illeciti al partito, ndr): due anni di accuse su una presunta frode ad una vecchia e ricca signora, con il risultato che il fatto non sussiste. Chi mi ridarà l’onore perduto? Affaire Karachi (ipotizzata vendita di armamenti al Pakistan in cambio di finanziamenti per la campagna elettorale di Edouard Balladur nel 1995, ndr): 10 anni di indagini e ne sono uscito pulito. Non credete che tutto questo serva ad un certo disegno? Francamente, quando tutto sarà finito sarò l’uomo politico della Quinta Repubblica che è stato esaminato da più angolazioni”, afferma l’ex capo di Stato, quasi ‘parafrasando’ il suo vecchio omologo italiano Silvio Berlusconi. La questione giustizia è una ferita aperta per l’intervistato: “Ho fiducia nell’istituzione, ma quando vedo un sindacato della magistratura mettermi alla testa di un “Muro dei cretini”…”. Poi la stoccata sulle intercettazioni: “In che paese viviamo? Inammissibile che un ex capo di stato venga ascoltato nelle sue conversazioni più intime”.

Malgrado manchino 32 mesi alle prossime elezioni presidenziali, Nicolas Sarkozy si sente già in campagna elettorale. Nel mirino c’è soprattutto il suo successore socialista François Hollande, sceso di nuovo ai minimi di popolarità secondo l’ultimo sondaggio IPOF-Journal du Dimanche (13 per cento): “Io non ho mai mentito ai francesi. Cosa resta invece della lunga serie dei “Moi Président…” di Hollande (la celebre anafora utilizzata dall’allora candidato PS nel corso di un dibattito televisivo contro Sarko, ndr)? Una lista di bugie (…) Due anni passati a demolire quello che avevamo fatto, perché ero io ad averlo fatto (…) Da quando Hollande è al potere, c’è un milione di disoccupati in più. Alla fine del mio mandato nel 2011 la crescita era all’1,7 per cento”.

Sarkozy 2

Photo by European People’s PartyCC BY 2.0

Proprio il capitolo politica economica rappresenta il nodo centrale della rinnovata proposta politica sarkozysta, sebbene sia ancora in fase embrionale. La direzione è però chiarissima: “Il dibattito sulla fiscalità va deideologizzato. Oggi l’Europa non è in crisi, solo la Francia vive nella stagnazione. Il nostro modello deve essere rifondato completamente: non si può creare sviluppo aumentando la spesa pubblica”.

Sarkozy afferma di “Non voler polemizzare con Hollande”, ma lo stato attuale dell’Esagono diventa puntualmente lo spunto per delle frecciate al suo avversario del 2012: “La Francia è in collera. Mi metto nei panni degli elettori che avevano riposto fiducia in Hollande: aveva fatto campagna elettorale contro la finanza e ha nominato un banchiere al ministero dell’Economia. Dopo la nostra riforma che portò l’età pensionabile da 60 a 62 anni, i socialisti promisero solennemente di rimettere mano alla legge. Altra promessa non mantenuta”. Un tackle temperato qua e là da alcune frasi da ‘uomo di Stato’: “Spero comunque che Hollande arrivi a fine mandato. Grave anche solo il fatto di evocare una fine anticipata della sua Presidenza”.

François Hollande, però, non è il solo soggetto dal futuro politico compromesso. E’ il destino della sua stessa ‘Famiglia’ dell’Ump a turbare il sonno di M.Sarkozy. Già nell’ambito delle confidenze concesse al ‘Journal du Dimanche’, Nicolas aveva preconizzato un superamento del movimento di centrodestra nato nel 2002, a partire dal nome stesso. Una prospettiva accarezzata anche durante il colloquio con l’anchorman Laurent Delahousse: “Non sono venuto per annunciare la mia candidatura alle presidenziali 2017. Sono qui per creare le condizioni di un raggruppamento che vada al di là delle fratture classiche, destra-sinistra, ecologisti-liberisti”.

La questione di un ‘rassemblement’ del popolo che non si riconosce nella sinistra socialista tiene banco ormai da tempo in casa Ump, in preda alla balcanizzazione per via della moltitudine di pretendenti alla leadership. Sarkozy usa dei torni apparentemente concilianti all’indirizzo dei suoi rivali al vertice del partito: “Fillon e Juppé? Abbiamo lavorato insieme e li conosco da anni. Avrò bisogno di loro”, ma Sarko è già proiettato al post-voto per la presidenza della destra moderata (previsto per il prossimo 29 novembre): “Tre mesi per gettare le basi per un nuovo progetto. Se non lo faccio io, chi potrà riuscirvi?”, è la replica alle perplessità evocate dell’ex Première Dame Bernadette Chirac.

Allargando lo spettro del dibattito, impossibile eludere il discorso relativo al successo del Front National e della sua guida Marine Le Pen: “Non mi sorprende che molti francesi credano in quello che dice. Non possiamo rimproverare a questa gente la paura e la sofferenza”, riconosce Sarkozy, “Ma ognuno si assuma le sue responsabilità. Valls e Hollande sono ben felici dell’atteggiamento di Marine Le Pen tra il primo e il secondo turno delle Presidenziali. Lei gli ha dato una grossa mano chiamando al voto contro di me”.

A proposito di FN, il Nicolas Sarkozy della campagna elettorale 2012 (orchestrata dal suo ex consigliere Patrick Buisson) presentava toni e contenuti decisamente ammiccanti nei confronti dell’elettorato lepenista. Sarkozy non sembra voler fare marcia indietro, pur smussando gli angoli: “La questione non è adottare una linea di destra o di estrema destra. La mia visione è pragmatica, in primis sull’immigrazione. Gli abitanti dell’Africa saranno due miliardi tra 30 anni. Ho creduto tutta la mia vita nell’ideale europeo, ma Schengen non è più sostenibile”. Non manca qualche tratto di stampo più marcatamente populista nella sua tribuna televisiva: “Bisogna modificare il funzionamento delle Istituzioni rimettendo al centro il referendum. Ci sono diverse élites francesi che bloccano il dibattito su molti temi specifici”. Infine, la conferma dell’orientamento espresso nei giorni scorsi sul fronte Mariage pour Tous: “Se tornerò al potere, non rimetterò mano al matrimonio gay, anche la famiglia è stata umiliata dal governo socialista e costretta a radicalizzarsi”.

Il faccia a faccia si chiude con un sorriso del protagonista: “Mi sento sollevato. In fondo, è stata la decisione giusta”.

La (vera) ultima parola spetta comunque agli elettori, che alla luce dei sondaggi sembrano salutare con sfavore il revival sarkozysta, che vede contrari tra il 55 e il 61% degli intervistati. Il primo banco di prova per Sarko sarà dunque la consultazione per la presidenza Ump, che coinvolgerà oltre 26mila militanti e che conta (per ora) i due soli competitor Bruno Le Maire e Hervé Mariton. Un Sarkozy di nuovo a pieno regime, come dimostrato dalla sua triplice offensiva mediatica (post Facebook, intervista cartacea al JDD e presenza da star nel prime time televisivo), non avrà difficoltà a calamitare le attenzioni dei simpatizzanti Ump, ma l’incognita maggiore gravita sul suo ruolo di federatore dell’area alternativa al Partito Socialista. Con i centristi attratti dalle sirene di Juppé (“Sostengo Alain” è stato il commento laconico del MoDem François Bayrou al Sarko 2) e un clan Le Pen quasi galvanizzato dal suo ritorno (“Per Marine è la ciliegina sulla torta”, parola di Jean-Marie), il percorso di Nicolas sembra già tutto in salita.

Immagine in evidenza: photo by European People’s PartyCC BY 2.0

Niccolò Inches
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L'autore: Niccolò Inches

Laureato in Scienze Politiche, ho frequentato il Master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la S.I.O.I di Roma. Scrivo per Termometro Politico da Parigi, con un occhio (e anche l'altro) sulla politica dei cugini d'Oltralpe. Su Twitter sono @niccolink
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