Pil ancora giù, record disoccupazione giovanile pari al 44%

Pubblicato il 30 Settembre 2014 alle 10:42 Autore: Redazione
giovani

Tutti i dati economici e sociali segnano una crisi profonda del nostro Paese da ormai qualche anno ma il più drammatico resta quella della disoccupazione giovanile. Dai dati Istat arriva un nuovo record: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ad agosto in Italia è stato del 44,2%, in aumento di un punto rispetto al mese precedente e di 3,6 punti nei dodici mesi. Nel calcolo non rientrano i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro perché magari ancora studenti.

Nel mese di agosto il tasso di disoccupazione in Italia è del 12,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti nei dodici mesi. La fonte è l’Istat.

disoccupazione

Gli occupati sono 22 milioni 380 mila, in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente (+32 mila) e sostanzialmente invariati su base annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cresce di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 134 mila, diminuisce del 2,6% rispetto al mese precedente (-82 mila) e dello 0,9% su base annua (-28 mila).

Brutte notizie anche per quanto riguarda il PIL, sempre più in caduta libera: anche nel terzo periodo dell’anno, quello da luglio a settembre, l’economia italiana ha continuato a perdere colpi. “L’indicatore composito anticipatore, aggiornato a luglio e costruito a partire da un insieme di variabili (qualitative e quantitative) selezionate in base alla capacità di anticipare le fasi del ciclo economico, è in rallentamento, suggerendo una nuova flessione del Pil nel terzo trimestre dell’anno“, dice l’Istat. 

Secondo gli economisti, “il deterioramento dei ritmi produttivi riflette la carenza di domanda interna che colpisce soprattutto gli investimenti”. Nel rapporto si evidenzia che “negli ultimi due mesi, la fiducia delle imprese italiane è arretrata sui valori di inizio anno, con perdite più marcate nei settori dei servizi”.

L'autore: Redazione

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