Offese alla Kyenge, Il Pd ci ripensa: “Voteremo contro Calderoli”

Pubblicato il 7 Febbraio 2015 alle 11:42 Autore: Ludovico Martocchia

Mercoledì la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato aveva deciso: l’autorizzazione a procedere contro il leghista Roberto Calderoli non poteva essere concessa. Le parole pronunciate nel 2013 dal vicepresidente di Palazzo Madama – “quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango” – non sono razziste, così era stato stabilito dalla maggioranza Pd, Ncd, Forza Italia e Lega. Ora però il partito di Matteo Renzi, dopo esser stato colpito da una rapida successione di polemiche, sia interne sia esterne, ha fatto marcia indietro. I vertici del gruppo probabilmente cercheranno di rovesciare il voto in Aula, da discutere nelle prossime settimane.

La delusione per la gestione del caso proveniva soprattutto dalla diretta interessata, l’ex ministro per l’integrazione del governo Letta Cécile Kyenge: “Sono stata sorpresa. Poi triste. Non per me. Vorrei uscire da questa logica perché non stiamo valutando Calderoli come persona. Io lui l’ho perdonato. Quello che bisogna capire è se queste parole possano essere usate in un dibattito politico normale o se siano semplicemente espressioni razziste”. Riguardo ai parlamentari dem che avevano votato contro, la Kyenge aveva aggiunto: “se poi l’abbiano fatto con calcoli elettorali troverei la cosa ancora più grave”.

kyenge

Le motivazioni del voto contrario

Le giustificazioni della votazioni sono state innanzitutto giuridiche. Per la giunta del Senato il pensiero e le opinioni di un parlamentare, secondo l’art. 68 della Costituzione, sono insindacabili. Non la pensava in questa maniera Vito Crimi del M5s, per lui l’articolo non può essere valido di fronte a frasi offensive e razziste. Invece il senatore democratico Giuseppe Cucca ha difeso a spada tratta l’operato della giunta, perché le “parole del senatore Calderoli vanno valutate nell’ambito del particolare contesto di critica politica” visto che “spesso nella satira si paragonano persone ad animali, senza che tali circostanze diano luogo a fattispecie criminose”. Anche per il senatore berlusconiano Lucio Malan il leghista avrebbe rivolto “talune battute a scopo satirico” in un comizio politico.

L’ex capogruppo 5 stelle Crimi ribadisce che al momento delle offese all’allora ministro dell’integrazione “le critiche erano state unanimi”. Infatti dopo questo episodio il Pd, probabilmente per evitare ulteriori polveroni, si stringerà di nuovo intorno a Cécile Kyenge, la quale in meno di un anno di governo ha subito una serie infinita insulti e improperi che ancora oggi vengono a galla.

L'autore: Ludovico Martocchia

Nato e cresciuto nella periferia romana. Ha frequentato il Liceo Scientifico Francesco D'Assisi, ora studia Scienze Politiche alla Luiss. Da sempre appassionato di politica, scrive anche su Europinione.it. Ma prima di ogni cosa, libero pensatore.
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